Faccia a faccia col direttore di CIA – Agricoltori delle Alpi, Luigi Andreis per parlare di agricoltura, guardare all’oggi e al domani. Affermazioni decise, richieste alla Politica, pochi sogni ma fiducia negli agricoltori e nel settore
Direttore, CIA – Agricoltori delle Alpi, è una delle organizzazioni agricole più grandi in Europa, con oltre 40 anni di storia alle spalle: come sono cambiati negli anni gli agricoltori, come si è modificato il loro lavoro, quali gli obiettivi di questa categoria di lavoratori coraggiosi
“Beh, la vecchia figura del contadino è cambiata, sicuramente. Un tempo legata alle tradizioni, forse oggi un po’ meno. Il contadino dell’era pre-industriale praticava un’agricoltura di sussistenza, caratterizzata da una bassa produttività, per il sostentamento alimentare delle proprie famiglie e non per praticare il commercio. Alla fine degli Anni ‘80 la Politica agricola è cambiata, il concetto proprio di agricoltura è cambiato: produrre sì, ma sostenere il reddito attraverso il mercato. Il nuovo agricoltore si è reso conto di non dovere solo più produrre ma di svolgere in contemporanea altre attività legate al mantenimento del territorio, all’ospitalità in azienda con la nascita degli agriturismi, ad entrare nell’orbita del turismo rurale. Il ruolo del vecchio contadino spariva ed entrava in scena una nuova figura, quella dell’imprenditore agricolo”.
“Oggi l’agricoltore deve avere capacità organizzative, competenze finanziarie, conoscenze digitali e tecnologiche, oltre a saper gestire la comunicazione della propria azienda.. Ha bisogno di una preparazione di base molto ampia, non solo prettamente agricola. Gli obiettivi sono molto ampi, ma tengo a precisare, soprattutto, che tra gli obiettivi metto al primo posto il fatto di rendere consapevoli i consumatori che l’agricoltura è già un’attività sostenibile; la stessa terra, gli animali, la natura sono al centro di tutto!”
Mi aggancio all’ultima risposta. Come vede il futuro immediato dell’agricoltura in Italia: ci sono molti temi importanti sul tavolo della discussione, molte sfide da intraprendere (il nuovo clima, la salvaguardia della biodiversità, la sostenibilità ambientale, etc.). Quale può essere il compito di CIA in questa situazione un po’ complicata e confusa?
“Senz’altro di accompagnamento e sostegno alle imprese. Voglio usare le parole del Presidente Mattarella pronunciate ultimamente ad un convegno: ‘È necessario rendere tutti consapevoli di quanto centrale sia oggi l’agricoltura’, per ribadire ancora una volta quanto importante sia per tutti importante e strategico il ruolo che riveste il settore agricolo nella vita di un Paese, del nostro Paese. Senza l’attività agricola scomparirebbe la bellezza del paesaggio, senza la mano dell’uomo non ci sarebbe il cibo. Gli agricoltori devono saper valorizzare le loro produzioni e far comprendere la qualità dei propri prodotti. Attraverso la nostra organizzazione, l’agricoltore riceve risposte, idee, conferme, percorsi da seguire per finalità aziendali, come l’ammodernamento delle attrezzature, l’utilizzo di tecnologie innovative da introdurre o usufruire di sostegni economici indispensabili per mandare avanti la propria attività”.
Ora, direttore, le chiedo di girare al Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida qualche domanda che le sta a cuore, in un momento in cui forse l’agricoltura sta attraversando un periodo travagliato, per colpa dell’andamento climatico se non delle guerre in atto
“Sembrerà scontato, ma la prima cosa che mi viene in mente, il primo impegno che chiederei al nostro Ministro riguarda il difficile equilibrio tra agricoltura e fauna selvatica. Un problema rilevante, che emerge ogni giorno in modo più consistente, è rappresentato dai danni provocati da talune specie animali selvatiche alle attività umane, la presenza di cinghiali se non di lupi che procurano danni alla zootecnia, danni alle coltivazioni, incidenti stradali. I danni provocati da alcuni animali selvatici al settore agricolo e forestale appaiono, negli ultimi anni, particolarmente rilevanti, destando gravi preoccupazioni sia dal punto di vista delle ripercussioni economiche nei confronti delle aziende agricole che nei confronti della salvaguardia e della tutela del patrimonio forestale e degli ecosistemi in generale. Il problema del danneggiamento delle colture da parte degli ungulati è particolarmente avvertito e innesca continui motivi di conflitto fra le diverse componenti sociali coinvolte nella gestione della fauna. Vogliamo leggi chiare, definitive, che affrontino questi gravi problemi. Si deve cambiare la Legge 157, dove ad esempio si parla di tutela degli ungulati. Invece trovo oggi più urgente parlare di gestione degli ungulati. Questo governo ha i numeri per predisporre strumenti normativi idonei a consentire una corretta ed efficace gestione delle popolazioni di ungulati selvatici”
“Un’altra richiesta che farei al Ministro riguarda il ‘consumo di suolo’. Ad esempio gli impianti fotovoltaici a terra, business per gli industriali non per le aziende agricole, sono un controsenso. Sottrarre terreno agricolo per quei fini non va bene. Ci vuole una legge che vieti questo procedimento ormai adottato da tempo. Un terzo quesito riguarda, invece, l’emergenza idrica, legata ai cambiamenti climatici. Necessitano impianti di irrigazione a basso consumo, per limitare gli sprechi, quindi invasi diffusi sul territorio destinati a raccogliere l’acqua piovana che ormai cade in modo dissennato sui nostri campi, non più regolarmente seguendo il flusso delle stagioni. Il Governo deve, secondo me, venire incontro alle aziende agricole che per raggiungere i loro obiettivi di produzione necessitano di strumenti innovativi come sistemi di irrigazione 4.0 abilitati da tecnologie digitali. Questi sistemi sono tra le priorità di investimento per gran parte delle aziende agricole, e recenti studi e ricerche vanno in questa direzione. Bisogna passare dalle parole ai fatti”.
Parliamo di CIA – Agricoltori delle Alpi di Torino e Aosta: perché insieme?
“In verità la CIA valdostana, pur avendo una propria autonomia statutaria, in passato, si avvaleva dei servizi offerti dalla sede torinese. Nel 2019, complice il commissariamento della CIA di Torino, c’è stata la fusione delle due realtà: è nata CIA Agricoltori delle Alpi. I soci attivi sono circa 1500, ma se consideriamo i pensionati che versano i loro contributi sindacali siamo oltre 4 mila, una bella famiglia”.
Desidero soffermarmi, ora, sui giovani agricoltori associati
“Si registra un incremento significativo di giovani, molti dei quali non provengono da realtà rurali. Questo ha significato apporto di nuove idee, progetti innovativi, attività meno legate al concetto tradizionale di agricoltura, come l’apertura di nuove strutture per l’accoglienza o il soggiorno, gli agriturismi, o fattorie didattiche e sociali, la trasformazione, se non la vendita diretta. È una bella realtà”.
Parlare di giovani mi porta a pensare all’innovazione tecnologica applicata al comparto agricolo: come sta reagendo la vostra platea al nuovo mondo digitale?
“Bene, direi che ci sono due aspetti da tenere in considerazione: da un lato l’età anagrafica dei soci e dall’altro la predisposizione mentale verso una nuova agricoltura che sfrutta le tecnologie più moderne applicate al settore. Devo, però, sottolineare che ci sono imprenditori agricoli, che non sono più giovanissimi, che guardano con molta attenzione il nuovo mondo digitale: l’agricoltura di precisione, l’utilizzo di droni, una gestione più moderna dei campi o delle stalle. Insomma anche in questo settore c’è fermento”.
Direttore, vorrei conoscere il suo punto di vista, a proposito di sostenibilità ambientale, sulle “produzioni bio”. Come la pensa?
“Io dico che la produzione biologica nel vero senso del termine fosse un tema in voga, forse, fino a qualche tempo fa. Io credo che oggi l’opinione pubblica inserisca il tema del biologico all’interno di una tematica più ampia, che riguarda il concetto di sostenibilità alimentare, di agricoltura sostenibile. Io sono d’accordo su questa visione dei consumatori, una prospettiva che vada oltre il biologico, verso una sostenibilità che sia anche economica, finalizzata a produrre reddito e lavoro in forma duratura e sociale, per garantire che condizioni di benessere umano siano equamente distribuite”.
La forbice tra prezzo pagato agli agricoltori e quelli pagati dai consumatori si allarga. È un annoso problema di dibattito. Lei ha una sua ricetta in proposito?
“Sì, il problema, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Nella filiera del cibo chi ci rimette sono sempre il produttore e il consumatore. Non dico che debbano piangere gli altri anelli della catena, ma che debbano ridere un po’ meno, quello sì. Cosa fare e come fare, questo è il problema vero. Schierarsi contro la grande distribuzione non ha prodotto risultati. Forse, penso sarebbe meglio pensare a forme associate, ad un associazionismo, a forme di cooperazione per trattenere una parte di valore aggiunto che oggi va alla trasformazione, va alla grande distribuzione. Più trattieni il prodotto maggiore sarà la redditività. Devo però far notare che nella nostra Regione, le forme associative sono viste con diffidenza, non sono molto considerate”.
Vorrei farla chiudere con un parola di augurio per le prossime feste di fine anno: cosa ti senti di dire ai tuoi agricoltori ai soci CIA – Agricoltori delle Alpi per l’anno che sta arrivando
“Mi viene da pensare agli anni difficili che abbiamo attraversato negli ultimi tempi, complice la pandemia. Anni complicati, di sofferenza per tutti. Però l’agricoltura ha giocato un ruolo importante, vitale, in quel contesto e anche successivamente. La parola che mi sento di pronunciare per il 2024 è ‘fiducia’. Gli agricoltori appartengono ad una categoria di lavoratori impegnata sotto il cielo, con tutte le insicurezze che intrinsecamente sono legate alle varie attività. Certo, sono donne e uomini coraggiosi, sono famiglie resilienti pronte ad affrontare qualsiasi situazione. Bisogna continuare a credere nel proprio lavoro, nella propria fatica, nella propria missione. È un settore sempre sospeso, i loro dubbi sono i miei… ma la mia parola d’ordine rimane sempre ‘forza e coraggio!’”.
AUGURI!