Intervista a Chiara Canali, curatrice artistica del Muraless Art Hotel di Verona, che racconta com’è nato l’hotel interamente dedicato alla Street Art, ai suoi principali protagonisti italiani e che ha come filo conduttore un viaggio tra le eccellenze ed il ‘genius loci’ italiano.
Chiara Canali è una critica d’arte e curatrice indipendente. Nel suo percorso di critica d’arte ha dedicato particolare attenzione alle nuove tendenze dell’arte contemporanea. In questi ultimi anni si è occupata di ricerche sulla Street Art, l’Urban Art e l’arte di strada, ideando progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana.
Dall’inizio della sua attività professionale, ha ricoperto incarichi di direzione e coordinamento, maturando una notevole esperienza nella ideazione e curatela di mostre e manifestazioni a carattere pubblico e istituzionale, collaborando con Musei, Fondazioni, Comuni, istituzioni pubbliche ed enti privati.
Nel 2021 le è stata affidata la curatela artistica del Muraless Art Hotel a Castel d’Azzano (Verona).
L’INTERVISTA
L’opera è compiuta. In qualità di curatrice del progetto, che giudizio si sente di esprimere di questo mondo che ha creato anche lei
Sono molto soddisfatta, perché sono riuscita a coinvolgere dei nomi di autori che sono storiche firme del writing e anche nomi illustri della Street Art contemporanea. Sono riuscita a mettere insieme un repertorio di firme che possono essere assolutamente rappresentative di quelle che sono le origini e l’evolversi di questo fenomeno che chiamiamo ‘writing’ e ‘street art’. La realizzazione di tutto il progetto, per me, è stata una sorta di sfida, in quanto dovevo applicare questo linguaggio a delle tematiche che mi erano state suggerite dalla committenza, e la cosa più interessante è stata, appunto, quella di richiedere agli artisti un lavoro che fosse espressione delle loro corde, in cui loro si riconoscessero. Non doveva essere soltanto lo svolgimento di un tema che era stato loro assegnato, quanto la rappresentazione di un loro stile, della loro anima. Ho lasciato, quindi, molta libertà di scelta di quello che poteva essere il soggetto, la tematica, il personaggio, l’episodio storico che hanno voluto rappresentare. Certe volte, addirittura, mi sono anche imposta, quando delle scelte, magari, non combaciavano, che sottolineassero la loro impronta affinché il risultato finale ne potesse giovare
Si può affermare, quindi, che c’è stato un interscambio di vedute, una sinergia tra le parti
Quando si fa un lavoro di committenza c’è sempre un rapporto di collaborazione, un’intesa; occorre trovare un equilibrio affinché fossero rispettate le esigenze del committente, è doveroso, perché è lui che ha avuto l’idea e si fa carico dei costi
Soggiornare al Muraless Art Hotel è come compiere un viaggio in un mondo immaginario, fantastico, quasi surreale. È un luogo particolare, dove per sognare occorre tenere gli occhi aperti. Lei è d’accordo?
È assolutamente così. Entrare in ogni stanza significa leggere una favola diversa, varcare le soglie di una realtà che cambia, perché si entra nello stile espressivo di ciascun autore che può essere più o meno realistico, visionario, che utilizza linguaggi diversi. Nello stesso tempo, vuol dire entrare in ognuna delle tematiche del ‘Made in Italy’, filo conduttore nonché viaggio tra le eccellenze e il genius loci italiano. Soggiornare, dormire in una di queste stanze va oltre i limiti di quella che può essere una fruizione ordinaria. Quando si entra in una galleria o in un museo, per quanto lunga sia la visita, questa si esaurisce nel giro di qualche ora. Qui, invece, si ha l’opportunità di vivere un’esperienza che si potrà portare con sé anche quando sei andato via.
Possiamo paragonare questo hotel a un museo?
Certamente si, il Muraless Art Hotel è un museo, perché c’è proprio sistematicità, filologicità, numero di artisti coinvolti: il tutto diventa una raccolta di opere d’arte. Questa struttura artistica, ci auguriamo, porterà turismo culturale in città. Abbiamo molti esempi nella nostra bell’Italia di interi paesi che si spopolavano, venivano abbandonati e che poi, grazie all’idea di portare l’arte sulle facciate, tornava la bellezza, venivano riqualificati e tornavano ad essere abitati. Portare l’arte sulle facciate è un gesto culturale.
Nella spettacolare facciata di Mr. Brainwash si legge, tra l’altro, ‘Art is not a crime’, ‘L’arte non è un crimine’. Un grande messaggio. Il Muraless è un omaggio a…
C’è da dire che Mr. Brainwash ha accolto l’invito a partecipare al progetto con grande entusiasmo. Verona è la città dell’amore, di Romeo e Giulietta e poiché nelle sue opere lui diffonde spesso questo concetto dell’Amore… come “Life is beautiful”, “Love is the Answer”, “Love is in the Air”, la parola amore connota il suo lavoro e lui l’ha riproposta in questa facciata declinando iconografie che sono quelle della storia dell’arte, da Marilyn Monroe a Monna Lisa, ai fumetti di Topolino, ad Einstein. Non ci sono confini, proprio come nel nome dell’hotel, Mura-less.
Le camere evidenziano luce, colore, esprimono la libertà di espressione artistica di ciascun autore. La Street Art si muove su tanti fronti, è un invito per l’ospite. Dove lo si vuole portare per mano?
Vogliamo condurre il cliente a conoscere meglio gli aspetti che connotano la storia della cultura, dell’arte, del patrimonio storico-artistico italiano e, in particolare, del Veneto, con l’opera lirica, con l’arte, col vino. Siamo partiti dalle radici della città di Verona per poi allargarci sui temi della cultura italiana, del ‘Made in Italy’ in particolare
E ora parliamo di regia di tutta l’opera
Beh, innanzitutto dobbiamo dare merito al signor Gianmaria Villa, il committente, e all’Art Advisor Luigi Leardini, suo amico, che si sono confrontati sugli aspetti tematici dell’opera e hanno concepito, insieme, il progetto. Successivamente mi hanno contattato e presentato il canovaccio. Io ho cercato di valorizzare il loro pensiero e di declinarlo il meglio possibile, apportando i miei suggerimenti. Valorizzare le eccellenze del ‘Made in Italy’ è stato un modo per creare uno storytelling, una narrazione che possa essere veicolata anche all’estero.
Il nome ‘Muraless’ evoca il concetto di libertà, senza confini, un’apertura al mondo, un’accoglienza globale. Vuole significare questo?
Assolutamente sì. Il nome va contro l’idea che l’opera sia circoscritta all’interno di mura, che è proprio l’opposto dell’essenza della street art, del writing. Nello stesso tempo, abbiamo voluto dare l’idea di varcare questa soglia, di rompere i confini, le barriere e di dare massima libertà nella fruizione che sarà permessa non soltanto agli ospiti ma anche a chi avrà l’opportunità, in un futuro prossimo, di fruire di un’opera espressione di linguaggi urbani.