Cascina Grampa, una cascina cinquecentesca in provincia di Novara fa da sfondo per un evento che celebra l’epopea delle mondine
“Le ragazze sbucarono una a una, con capelli di paglia dalle grandi tese. Le mondine, in fila indiana, reduci dal pomeriggio in risaia, sono accaldate e qualcuna canta. Sono a piedi nudi, con camicette celesti o così rosse da far impazzire un torello. Sembrano stanche ma non esauste; hanno i piedi sporchi di terra e ai polpacci è segnato il livello della melma”.
Le fatiche delle mondine nelle risaie piemontesi sono così descritte da Carlo Emilio Gadda, inserite nel libro In risaia (1877) della Marchesa Colombi, scrittrice e prima giornalista del Corriere della Sera.
Curve l’una a fianco all’altra, sotto la morsa del sole e coi piedi nell’acqua, le mondine lavoravano anche 10 ore al giorno, sin dall’alba. Calcavano larghi cappelli di paglia, portavano manichette per proteggere le braccia dal filo tagliente del riso, e la gonna arrotolata sopra i ginocchi; indossavano mutandoni e alte calze per proteggere la gambe dalle punture di insetti che infestavano le risaie.
Per arrotondare il magro guadagno, si lasciavano mordere le gambe dalle sanguisughe così da poterle catturare e rivenderle, la domenica, nelle farmacie di Novara.
Solo al tramonto le mondine potevano finalmente lavarsi; consumavano il loro frugale pasto all’interno del refettorio o all’aperto.
A partire dagli anni Sessanta, sono state sostituite da diserbanti, disinfestanti chimici e macchine agricole sempre più sofisticate. Di loro, oggi, rimane qualche testimonianza cinematografica, come Riso amaro girato nel 1949 nella Tenuta Veneria di Lignana alle porte di Vercelli.
E proprio la proiezione di un cortometraggio e di alcuni filmati in chiave neorealista mi hanno portato oggi, 1 luglio, alla Cascina Grampa di San Pietro Mosezzo, a pochi chilometri da Novara e a pochissima distanza dal Canale Cavour, nelle terre del riso del Piemonte.
Presso la cinquecentesca storica cascina, alla presenza di alcuni organi istituzionali e dei giornalisti, si presenta in anteprima “Dove c’erano una volta le mondine”, la prima parte di un cortometraggio che verrà presentato ufficialmente a Novara, a settembre.
Il corto, ideato da Andrea Capone, professore dell’Istituto Omar di Novara e Giulia Varetti, giornalista e guida turistica esperta di risaie, con la regia di Gabriele Giannini, è stato realizzato nell’ambito del Progetto Edu-larp “Riso amaro”, Educational Live Action Role-playing (giochi di ruolo educativi), finanziato dal Ministero dell’Istruzione.
Il corto, messo in scena fra le risaie di Cascina Grampa è ispirato al film Riso Amaro e ha visto il coinvolgimento di 80 studenti in costume, con la partecipazione di quattro scuole.
“C’ERANO UNA VOLTA LE MONDINE”
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“Abbiamo deciso di muovere la nostra riflessione volgendo lo sguardo al passato – spiega l’ideatore del progetto, Andrea Capone – affinché fosse possibile comprendere l’importanza delle lotte per l’emancipazione e la presa di coscienza di genere da parte delle donne e, nello stesso tempo, approfondire le tematiche legate ai diritti dei lavoratori: sfruttamento, caporalato, condizioni e orari”.
Attorno alla cascina, distese d’acqua che riflettono come specchi il cielo della bassa pianura tra il Ticino e il Sesia. Un paesaggio vario nella sua apparente monotonia, dove le coltivazioni sono interrotte unicamente da alti, lunghi e ordinati filari di pioppi, cascinali e poderi sparsi in una campagna sorvolata da aironi e solcata da corsi d’acqua necessari.
Cascina Grampa-Riso Testa
La scelta dell’ambientazione a Cascina Grampa non è stata casuale. Da anni proprietà della famiglia Testa, l’azienda coltiva le sue risaie secondo tradizioni e scelte oggi portate avanti da Giovanni Testa che ne ha assunto le redini nel 1998. Un set ideale per ricostruire una civiltà agricola fondamentale per queste terre, ma non molto valorizzata.
Grampà, che in dialetto significa “manciata”, richiama il tipico gesto della semina a mano delle risaie. La presenza di un insediamento denominato “la Grampa” è già attestato in documenti d’archivio del 1572, quando la cascina fu acquistata dal nobile casato novarese dei Conti Tornielli.
Un fascino antico quello di Cascina Grampa, testimone di un mondo passato, spazzato via. Una corte a pianta quadrata con una sola porta verso l’esterno, l’antica stalla e il sovrastante fienile, la casa dei salariati, i locali dormitorio e refettorio delle mondine e la casa padronale. Un impianto architettonico originale della prima metà del 1800 tipico della pianura risicola piemontese e novarese.
Fra le aziende risicole che popolano la Bassa Novarese, Cascina Grampa di Riso Testa è speciale e diversa, unica. Ha a disposizione un canale ad uso esclusivo, la Roggia Crosa e perché qui è stato recuperato e attivato per la produzione il sistema meccanizzato azionato da un mulino ad acqua, che dal 1600 fino e alla seconda metà dell’800 costituiva il solo tipo di impianto per la pulitura del riso.
Lo storico mulino ad acqua
Uno storico mulino, singolare esemplare al coperto perfettamente funzionante, è alimentato dal ramo principale della roggia Crosa, il canale d’irrigazione che già nel ‘600 scorreva attorno alla cascina. L’imponente ruota idraulica muove ancora oggi la vecchia pileria, l’impianto per la pilatura del riso.
Compongono il tipico macchinario la storica pista da riso, in pietra e legno, la sbiancatrice ad elica, il puddy per separare riso diventato integrale (lolla asportata) da quello rimasto ancora da sbramare, la molazza, macina in pietra originale, vari crivelli separatori e calibratori. La pista è stata recentemente riscoperta, recuperata e rimessa in funzione dopo un complesso lavoro di restauro e parziale ricostruzione delle parti meccaniche.
Un esempio di macchina ancora funzionante unico nel Nord Italia. Posto all’interno di una azienda risicola in attività, l’impianto tornerà presto alle origini, grazie alla realizzazione di un impianto ad energia ibrida (idraulica ed elettrica). Scelte ecosostenibili che l’ingegnere Giovanni Testa gestisce in prima persona, recuperando vecchi metodi di lavorazione per restituire ai chicchi proprietà organolettiche migliori e tenuta in cottura superiore.
Visite ed acquisti
Cascina Grampa è aperta a visite in data fisse o su appuntamento. C’è anche un punto vendita con il riso nelle varietà prodotte: Baldo, Carnaroli, entrambi anche in versione Riserva e Apollo, brillato o integrale. Il Riso Testa è in vendita anche on line sul sito dell’azienda, nella sezione “il mio negozio”.
La visita del mulino e della cascina è puro sentimento, un percorso che rispecchia il pensiero di Giovanni Testa: “Il fascino della Cascina Grampa fa vivere l’esperienza di un mondo ormai dimenticato con la sua corte chiusa, con l’antica stalla e il sovrastante fienile, la casa dei salariati, i locali dormitorio e refettorio delle mondine e la stessa casa padronale in cui viviamo”.
Il racconto di Giovanni Testa
Ecco un’interessante video, un racconto pieno di suggestioni della Cascina Grampa e del mondo del Riso. Un’intervista che è uno sguardo sul nostro passato, che affonda le radici sul mondo contadino. Fa parte del Progetto “I granai della memoria” che l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo ha sviluppato, sin dal 2004, con Slow Food.
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Il pranzo: i prodotti e le aziende coinvolte
A conclusione dell’iniziativa, la corte della cascina ha ospitato il pranzo a base di piatti tipici e tradizionali con i vini del territorio.
Una menzione particolare e un ringraziamento va alle Aziende della Bassa Novarese che hanno permesso la realizzazione dell’evento.
Hanno imbandito le tavole:
- Salam d’la duja, Salame cotto e Fideghin dell’Azienda Agricola Valsesia
- La toma di Piode della Cooperativa Agricola Allafonte
- Paniscia novarese, a base di Baldo Riserva Riso Testa, opera della chef Monica Ruspa, che gestisce attualmente un home restaurant a Novara in una fantastica Villa ottocentesca con giardino.
- Biscotti con farina di Riso Testa del Laboratorio di Pasticceria di Carpignano Sesia
- I vini: Colline Novaresi Vespolina Doc 2019 e Colline Novaresi Nebbiolo Rosato Poderi di Sopra Doc 2020, prodotti e imbottigliati da Vigneti Valle Roncati in Briona (Novara)
Lascio la cascina felice ma mi porto dentro lo stato d’animo di chi “ha visto una cosa che non rivedrà più”, di “aver vissuto un tempo che non tornerà mai”: davanti agli occhi, come in un film, immagini di un passato ormai cancellato per sempre, momenti di vita agricola di grande fatica e sofferenza, di condizioni di lavoro al limite della dignità.
I titoli di coda di questa giornata mi lasciano un po’ di malinconia.
“Alle quattro, quando uscì dall’acqua dopo tante ore di quella fatica, non poteva reggere al riflesso abbagliante del vasto piano bianco dardeggiato dal sole. Al lungo guardare nell’acqua, lucente come uno specchio, gli occhi si erano spossati e non resistevano più alla luce”. Così la Marchesa Colombi descriveva le fatiche delle mondine.
Oggi non abitano più là.