“Il vino è la poesia della terra” recita una delle tante frasi che lo scrittore Mario Soldati ci ha lasciato e di cui dobbiamo fare tesoro. Una frase breve, semplice, sincera che in pochissime parole racchiude un significato enorme, grandioso e una moltitudine di valori.
Rappresenta il legame stretto tra l’uomo e la terra, tra la fatica e la passione dell’uomo e il meraviglioso risultato di tutto questo.
IL RACCONTO DI DAVIDE PONTE E I VIGNETI
Una frase che mi ha accompagnato per tutto il tempo della visita lungo i filari pendenti di alcune vigne della Tenuta CARLINdePAOLO, a Gorzegno, una borgata ricca di biodiversità a San Damiano d’Asti, sulle suggestive Colline Alfieri che guardano il Roero.
Ma non ero io a riflettere e sognare così, senza motivo, in quell’ultimo pomeriggio di questa primavera; era tutta “colpa” di quelle terre che andavano su e giù avvicinandosi o allontanandosi dalle nuvole sparse.
Tra peschi, mandorli, fichi, erbe aromatiche, il bosco, campi di grano e noccioli, la terra profumava di vigna, era bellissima, si faceva corteggiare come una donna irraggiungibile.
Erano le parole del giovane Davide Ponte, uno dei quattro rampolli di famiglia (la quinta, fa l’infermiera in ospedale) che accompagnava un gruppo di giornalisti, che mi facevano fantasticare.
Un racconto a puntate, da un vigneto all’altro, che parlava di amore per quella terra, di fatica e di dedizione. Suggeriva riflessioni, ti faceva capire come e perché tutto nasce da una forte volontà interiore, che ogni cosa parte dal cuore di ciascuno in quell’azienda.
Quella terra splendida, lì tra quei bricchi, fa miracoli: il racconto di Davide è trascinante, ti porta all’emozione, ti fa vivere ogni momento di lavoro come un dovere, un senso di responsabilità e di rispetto per ogni pugno di quella terra.
Tra un filare e l’altro ecco il Pilone dell’Ascensione, costruito come ex voto per uno scampato pericolo e poi utilizzato come luogo di aggregazione dalla comunità cristiana per riunirsi in preghiera. Pilone ristrutturato nel 2011 dall’azienda CARLINdePAOLO, che sosteneva il Progetto “Valorizziamo il territorio delle Colline Alfieri”, con l’aiuto e il consenso della fam. Barolo, proprietaria del terreno a inizio ‘900.
E poi la cantina su in cima alla collina, sul bricco più alto dove è nato tutto, in Borgata Ronchesio… dove è iniziata la storia fantastica… un racconto di parole ed immagini entusiasmante. È stato emozionante vedere il cappello di paglia di papà Franco, scomparso da poco, appeso sopra un macchinario, a testimoniare il duro lavoro della vigna, la fatica di ogni giorno. A lui è stata dedicata una vigna che guarda il mondo, lì sotto.
UNA FAMIGLIA DI VIGNAIOLI
Ma veniamo ai quattro fratelli di questa famiglia fantastica: partiamo da Giancarlo è il decano, enotecnico e responsabile marketing per l’Italia; Davide segue la parte agronomica ed enologica, quindi dalla vigna alla cantina; Paolo è addetto all’imbottigliamento e al confezionamento nonché alla parte commerciale, prevalentemente per Torino e provincia ed infine Lorenzo, cuoco, o meglio agri-cuoco come ama definirsi nonché sommelier, porta avanti la Merenderia, il locale dove si abbinano i vini di CARLINdePAOLO con la cucina del territorio.
NONNO CARLIN
Ma le prime pagine di questa storia sono dedicate, doverosamente, a nonno Carlin, figlio del bisnonno Paolo: Paolo Ponte aveva mosso i primi passi per creare il podere. Come da tradizione, un tempo ci si chiamava tutti per nome, specificando magari il padre o il nome del luogo di provenienza per non creare confusione. E così il figlio di Paolo, Carlo, detto Carlin, diventa Carlin de Paolo per identificarne l’ascendenza.
E da lì, da quell’uomo caparbio e deciso, dal passo lungo, con la schiena curva che ci racconta le fatiche della vigna che inizia la bellissima storia d’amore tra la terra e questa famiglia instancabile, generosa, determinata.
L’ALTA LANGA DOCG CARLINdePAOLO
Sì, determinata, perché oggi questa azienda fa festa in onore di una nuova etichetta che entra in scena e si aggiunge a una sequenza già collaudata di vini, entusiasmante, che si presenta agli occhi e al palato di chi è qui per questa anteprima. Sto parlando dell’Alta Langa Docg, che si presenta elegante, fresca, avvolgente, invitante. Si fa amare!. Lo spumante Pas Dosé piemontese targato CARLINdePAOLO nasce da una collaborazione, da uve condivise nel territorio di Vesime (Asti), da un incontro tra i fratelli Ponte e i fratelli Carlo e Marco Dagelle, proprietari dei filari di Pinot Nero, coltivatori, allevatori di bestiame, proprietari di vigneti ma non vinificatori. “È bello raccontare questo filone che si apre tra l’Alta Langa e questo nostro territorio, Terre Alfieri. Crediamo molto in questo progetto, nel territorio, nelle persone e in quello che facciamo tutti i giorni”. Sono le parole di ringraziamento di Davide, prima di dare inizio alle danze, una serata dedicata all’Alta Langa Docg 2020 Pas Dosé, che accompagna, assieme ad altri vini dell’azienda, una cena sotto le stelle tra una moltitudine di invitati, attorniati da quel mondo che fa parte, da sempre, del cuore di questi fratelli: sono i filari che fanno da scenario meraviglioso accompagnati dal chiaro della luna.
Giancarlo Ponte conclude la serata con un ricordo di papà, scomparso il 22 giugno 2019 : “Il primo grazie in questa occasione lo voglio dire al nostro papà, mancato purtroppo in 22 giugno 2019. Papà è in cielo ma è sempre qua in mezzo a noi. Oggi si è acceso un piccolo faro, una luce bellissima su questo territorio che fino a qualche tempo fa era ancora dimenticato. Si parlava di Langhe e di Roero, ma non di queste nostre colline. Oggi, anche grazie all’Alta Langa, si parla anche di Terre Alfieri “.
ALTA LANGA DOCG 2020 Pas Dosé
SCHEDA TECNICA
Spumante Metodo Classico
Vitigno: 100% Pinot nero.
Affinamento: 36 mesi sui lieviti.
Spuma: color avorio, tersa ed evanescente, corona assente.
Perlage: catenelle numerose, ascesa rapida, grana fine, persistente.
Vista: brillante, giallo dorato.
Naso: intenso e complesso. Subito, si rilevano sentori di camomilla, baccello di vaniglia e note marcate di frutta esotica: mango e papaia ma anche di albicocca. Emergono poi note speziate di zafferano e di pasticceria. In particolare per quest’ultima, si pensa a una frolla ripiena di crema pasticcera aromatizzata al limone, con richiami pertanto agli agrumi (buccia di cedro e lime). Il retro-olfatto evidenzia sensazioni agrumate e nocciola appena sgusciata che tende poi anche al caramello.
Bocca: pieno, avvolgente, cremoso; la freschezza e la sapidità ne allungano il sorso.
Abbinamenti: ideale in aperitivo, si accompagna egregiamente a fiori di zucca fritti, tonno di coniglio, polpo scottato su spuma di patate e lime, milanese di tonno, ravioli d crostacei.
Temperatura di servizio: 7/8 ° C