Una brutta notizia per i consumatori e non è una bufala; sembra che i cambiamenti climatici di questi ultimi anni stiano mettendo a rischio, tra le tante specie animali e vegetali, anche le piante del cacao, tanto che alcuni esperti avrebbero indicato il 2050 come anno limite per l’ultimo raccolto.
Elemento basilare della produzione di cioccolata, il cacao proviene da piantagioni dell’area tropicale in terreni particolarmente bisognosi d’acqua; metà del cacao prodotto nel mondo arriva dal Ghana e dalla Costa d’Avorio, dove esistono molte colture intensive di qualità Forastero, minacciate dalle temperature sempre più calde e dalle condizioni atmosferiche sempre più secche a causa dei cambiamenti climatici e dall’effetto serra.
L’altra metà del cacao prodotto arriva invece dai paesi del Sud America: Venezuela, Colombia, Perù, e sono le varietà Criollo, quella più pregiata, e Trinitario, coltivato quest’ultimo anche in Madagascar e Tanzania, ma anche l’equadoriano Arriba National.
Per queste tipologie di cacao si tratta in molti casi del frutto del lavoro di micro piantagioni a conduzione familiare con filiera controllata e certificata, le cui produzioni sono comunque piuttosto limitate e che per il momento corrono molti meno rischi.
Cacao, l’industria dolciaria aiuta la ricerca
A queste realtà sta comunque guardando con interesse anche l’industria dolciaria, che sul futuro del cioccolato non vuole correre troppi rischi e quindi vedono nella bioingegneria genetica e nell’attenzione alla biodiversità dei piccoli produttori due risposte, diverse ma complementari, al problema.
Onde evitare la catastrofe della scomparsa della pianta di cacao e conseguentemente di quella del cioccolato, la scienza si è messa al lavoro, sostenuta dall’industria dolciaria.
È il caso dei ricercatori dell’Università della California, dove una fila di piantine verdi sono state modificate nel loro DNA e fortificate con l’immissione di geni CRISPR, perché possano resistere e adattarsi alle nuove sfide climatiche, e sono tenute in serre refrigerate in attesa di un brusco cambio di temperatura.
SI tratta di una tecnica collaudata; una tecnologia simile è già stata utilizzata dall’Innovative Genomics Institute della UC Berkeley University per rendere le colture della manioca, piuttosto comune nei paesi dell’emisfero meridionale, più economiche e affidabili.
Tecnologia che tra l’altro è anche molto apprezzata dai governi dei paesi in via di sviluppo, dove l’agricoltura è ancora fonte primaria di vita.
L’industria dolciaria sta fornendo investimenti notevolissimi, per questa nuova tecnologia genetica applicata alle colture di cacao; la Mars, solo per fare un esempio, ha investito un miliardo di dollari sul progetto “Sostenibilità in una generazione” il cui scopo è la riduzione di oltre il 60% entro il 2050 delle emissioni di carbonio in tutte le sue attività.