La costiera amalfitana è uno dei vanti del nostro Paese, nota in tutto il mondo per le sue marine, le sue coste frastagliate, i suoi paesi bianchi e immacolati abbarbicati sui pendii scoscesi, appesi tra il cielo e il mare azzurro e limpido e, nascosta tra le montagne della costiera, lungo le pendici dei monti Lattari, c’è Furore.
Si tratta di un piccolissimo borgo di circa ottocentocinquanta abitanti che fa parte del Club dei borghi più belli d’Italia, un porticciolo naturale caratterizzato dalle case colorate dei pescatori, conosciutissimo per il suo fiordo e per i muri delle case dipinti da noti artisti di fama internazionale.
Furore, patrimonio Unesco assieme alla costiera amalfitana
Il piccolissimo borgo, patrimonio mondiale dell’Unesco assieme all’intera costiera amalfitana, è incassato nella montagna, con strette viuzze e scalinate che si inerpicano lungo il costone roccioso, contornate dalle case con le facciate coloratissime; la parte bassa del paese arriva fino al mare, al cosiddetto Fiordo di Furore.
Il Fiordo è una profonda fenditura nella roccia, formata, in origine, da un torrente quasi sempre secco, lo Schiato, che scende a picco dal bordo dell’altopiano di Agerola; le rocce a strapiombo, la vegetazione aggrappata nelle fenditure delle pareti, le piccole case, il rumore delle onde, il colore blu del mare ne fanno un luogo di grande fascino.
Un luogo talmente suggestivo che in un passato nemmeno tanto lontano è stato scelto come set cinematografico per diversi film, ospitando celebrità come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Anna Magnani, solo per citarne alcuni.
Furore, un borgo dalla storia antica
Furore è un borgo di origine romana, fondato alla fine dell’epoca imperiale dalla popolazione in fuga dalle orde barbariche; le case di “Terra Furoris”, come veniva chiamata per la potenza del mare all’interno del fiordo, grazie alla loro posizione, non furono mai espugnate nemmeno all’epoca delle incursioni saracene.
In epoca medioevale Furore vide la presenza, nelle grotte e negli anfratti naturali della zona, di un gruppo di eretici in fuga dall’Inquisizione; i secoli successivi hanno visto il borgo, appartenente alla nobile famiglia Summonte, proseguire nella sua vita caratterizzata dal lavoro in mare e dal silenzio del luogo, rotto soltanto dalla furia del mare.
I suoi abitanti erano dediti alla pastorizia, all’artigianato ed alla pesca; il fiordo ha rappresentato un porto naturale nel quale si svolsero fiorenti traffici e si svilupparono le più antiche forme di attività industriali: cartiere e mulini alimentati dalle acque del ruscello Schiatro che scendeva dai Monti Lattari.
Dal porticciolo naturale di Furore partivano le barche dei pescatori di tonno e corallo, di pesce azzurro e di totani, dei famosi “Gamberetti di nassa” e della preziosissima “Pezzogna”.
Gli edifici per piccole attività artigianali per la produzione di farina e la lavorazione della carta, nate nel ‘600 sono state recentemente restaurate; non distanti dal piccolo porticciolo si trovano ancora i “monazzeni”, antichi depositi di attrezzi dei pescatori locali di ogni epoca.
Quattro le chiese presenti nel piccolo borgo dipinto; S. Giacomo, la più importante e probabilmente la più antica, seppur restaurata centocinquant’anni fa, S. Elia, S. Michele e S. Maria, con i campanili caratterizzati dalle cupole in maiolica; interessante anche il piccolo museo dedicato ad Anna Magnani e Roberto Rossellini ospitato in una delle casette del borgo.
Furore, il “paese non paese”
L´ambiente circostante, comunque, rimane la principale attrattiva di questo “paese-non paese” caratterizzato dalle sue case con le facciate dipinte, i tetti rossi, il mare azzurro del fiordo, sormontato da un ardito ponte di oltre 30 metri, le barche tirate a secco, le pendici della montagna coperte di ulivi, le vigne terrazzate, i pergolati dei limoni.
Diversi i prodotti tipici che caratterizzano questo strano territorio sospeso tra mare e montagna; uno di questi è il pomodorino al filo, detto piennolo; l’altro è la vite che dà il vino Doc Costa d´Amalfi, sottozona Furore, coltivata a mezzacosta sui fianchi scoscesi e terrazzati della collina, dove sono presenti anche profumatissimi limoni.
La cucina di Furore è strettamente legata ai suoi prodotti di mare e di terra; il piatto tipico è “totani e patate”, derivato da una cultura antica dove il contadino ed il pescatore erano spesso alleati per sfamare le proprie famiglie, mescolando i sapori di terra e di mare; e poi ancora il migliaccio, la minestra maritata, la caponata, l’insalata di mare, cicinielli e frittelle di alghe, tubetti con coda di rospo o con pescatrice, grigliate di pesce e crostacei; scialatielli alla paranza sono altri piatti tradizionali sempre presenti nei ristoranti e trattorie di Furore.