All’estremità occidentale dell’Emilia-Romagna, nell’area dell’alta Val Trebbia, c’è il piccolissimo comune di Zerba, un centinaio di abitanti che vivono sul fianco meridionale del monte Lesima, a 900 metri slm.
L’intera zona è impervia, circondata dai monti, piena di vegetazione alberata verdissima in estate e coperta di neve per molti mesi in inverno, anche se i monti formano uno scudo dai venti del nord rendendo il clima di Zerba eccezionalmente mite malgrado l’altitudine
La Val Boreca, dove si trova questo piccolissimo borgo, come del resto la val Trebbia, ha visto i suoi sentieri e le sue mulattiere percorse da eserciti, da viandanti, da pellegrini, contadini e commercianti nelle varie epoche.
La sua storia è quella tipica di molti altri posti: prima romana, poi longobarda, quindi sotto la potente Abbazia di San Colombano di Bobbio, passando successivamente di mano in mano dei diversi potentati locali fino alla fine del feudalesimo ed al regno d’Italia, divenendo nel frattempo anche parte del territorio ligure, prima di essere accorpato a Piacenza.
Poche le vestigia del passato, tra cui il rudere di un torrione duecentesco; un’antica mulattiera chiamata “strada di Annibale” che leggenda vuole sia stata percorsa dall’esercito cartaginese in marcia per Roma; la millenaria chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo ed i resti dell’antico castello Malaspina, del quale rimangono alcuni tratti di mura e la torre cilindrica.
L’intero territorio, povero e impervio, non offriva sufficienti mezzi di sussistenza ed è stato poco alla volta abbandonato, lasciando gli allevamenti, i campi ed i boschi incolti ed in abbandono, alla mercè della natura. Solo in epoca recente la zona è stata riscoperta ed è iniziata un’imponente opera di valorizzazione a fini turistici.
L’ambiente che circonda il paese è di rara bellezza, incontaminato, con una grande ricchezza di flora e fauna, che è diventato possibile ammirare grazie al ripristino della sentieristica che attraversa i prati ed i boschi arrivando fin quasi alle vette dei monti.
Il fenomeno turistico ha coinvolto Zerba e le sue frazioni, tanto da essere diventata una rinomata località con molte case di vacanza che porta in paese nei fine settimana ed in estate soprattutto moltissima gente; in una delle località vicine sono stati inoltre avviati anche degli impianti sciistici.
Zerba fa parte di un territorio culturalmente omogeneo chiamato “delle quattro province”, che sono quelle di Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza, caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi.
Strumento principale di questa zona è sempre stato il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica e un tempo dalla “Müsa”, la cornamusa appenninica, veniva suonato nelle feste private e nelle ricorrenze pubbliche.
Un’altra usanza ormai smarrita è quella del “michin” di Pasqua, un tipo di pane che ogni famiglia faceva nel forno a legna e che durava tutta la settimana, che all’interno aveva un uovo fresco, che durante la cottura diventava sodo ed i ragazzi lo mangiavano insieme, in casa dell’uno e dell’altro, ed era di buon augurio