Nella Valle del Belice, nel trapanese, in cima ad una collina di poco meno di 400 metri slm, troviamo Salaparuta, piccola cittadina di nemmeno 2000 abitanti, nota in tutto il mondo grazie al suo prodotto di punta, il vino Corvo di Salaparuta Doc.
Il piccolo paese della Sicilia occidentale è probabilmente di origine araba, la “Menzil Salah” che divenne poi un feudo della potente famiglia Paruta; i terremoti che hanno colpito in diverse occasioni questo territorio instabile non hanno lasciato che le tracce perimetrali dell’antico complesso.
Ai saraceni subentrarono i normanni che vi portarono il feudalesimo e sull’altura ben difesa dalla natura, costruirono il loro castello e realizzarono il borgo dove si istallarono le famiglie di contadini per coltivare il terreno e per la difesa della rocca. Qui la popolazione visse per secoli in un completo isolamento dagli altri centri abitati limitrofi, conservando intatte forme fonetiche e modi di dire, gli usi e costumi, le tradizioni religiose e folcloristiche che si “affievolirono” solamente a partire dal secondo dopoguerra.
Prima del disastroso terremoto di quasi 60 anni fa, Salaparuta era un piccolo centro agricolo con una forte corrente migratoria; le case del paese erano abbarbicate sullo scosceso pendio di Monte Porcello fin sotto le mura del Castello normanno. Il principale monumento della città è la settecentesca Chiesa Madre che raccoglie la quattrocentesca statua rappresentante Santa Caterina. Le scosse del terremoto del ’68 hanno fatto cadere parte della sua facciata, con la sua bella gradinata pentagonale e la torre del Castello che si trova di fronte ad essa.
Oggi la bella facciata barocca della Chiesa Madre, ricostruita a tempo di record, si eleva maestosa su tutto il paese, dove comunque sono ancora ben visibili nonostante il mezzo secolo trascorso, i resti lasciati dallo scisma.
Per salire al paese, appoggiato sulla cima del colle, si arriva da tre strade che salgono il poggio offrendo un panorama bellissimo della vallata del Belice, fino all’azzurro mare prospicente Selinunte.
Come da tanti secoli a questa parte, l’attività principale è rappresentata dall’agricoltura; il territorio di Salaparuta è infatti cosparso di vigneti che danno lavoro a molte persone e rappresentano una delle principali fonti di reddito della popolazione.
Il Corvo di Salaparuta, Doc da alcuni anni, prodotto dalle cantine sociali e private, vino di alta qualità, prende da tempo la via per molti paesi esteri, sia in Europa che negli altri paesi extraeuropei dove questo vino è conosciuto ed apprezzato.
Non è solo il vino il fiore all’occhiello di Salaparuta; anche l’olivicoltura e la produzione di un grande olio extravergine d’oliva sono una parte rilevante di un’economia che, dopo secoli di emigrazione, sta cercando lentamente ed a fatica invertendo la rotta.