Sulle pendici orientali dell’Etna, in mezzo alle rocce laviche di antiche eruzioni, c’è Milo, un piccolo paese a 750 metri slm ricco di storia e tradizione, dalla quale si gode una splendida vista sul mare prospicente, da Catania a Taormina alle coste calabre.
Borgo di origini medioevali, Milo si sviluppò nel trecento attorno alla chiesetta di Sant’Andrea Apostolo fondata dagli aragonesi.
Il territorio circostante è ricco di vigneti e di boschi, grazie al terreno fertile e ricco d’acqua mineralizzata che, però, ogni tanto viene “avvicinato” dalla lava del vulcano, quando l’Etna decide di far sentire la sua possente e calda voce.
Grazie alla sua posizione, il paese, che è sempre stato essenzialmente un centro agricolo, ha avuto fin da metà del secolo scorso anche uno sviluppo turistico, essendo uno dei punti più alti per l’accesso alla montagna, meta di villeggiatura estiva, per il clima mite e fresco, nonché invernale in quanto ammantato di neve, fino a primavera inoltrata.
Terremoti ed eruzioni periodiche hanno sempre segnato la vita della comunità, causando sempre anche fenomeni di emigrazione, in particolare tra fine ottocento e inizio novecento verso le Americhe e quella del dopoguerra verso la Germania, la Svizzera e l’Australia, dove si sono stabilite grosse colonie di persone provenienti da queste zone.
Il comune è formato da diversi nuclei abitati, uniti tra loro da strade e stradine che si inerpicano sul versante della montagna; uno di questi è Fornazzo, poco più in alto, di Milo, con la piazza, la chiesa e il campanile, le segherie che lo caratterizzano, le case dal cortile interno e dall’immancabile anello in pietra lavica nella facciata per attaccarvi asini e muli, fino a non moltissimi anni fa gli unici mezzi di trasporto della zona.
L’intero territorio è infatti caratterizzato fin dai tempi antichi dal lavoro dei taglialegna e dei carbonai che caratterizza ancora oggi la vita soprattutto di Fornazzo, classificato tra l’altro qualche anno fa un “villaggio ideale d’Italia” dalla rivista Airone.
Milo, che ha visto crescere negli ultimi decenni un certo benessere dovuto al turismo, ha un centro storico fatto di belle case dalle facciate rosse, azzurre, verdi di tonachina e dai decori piacevoli ai cornicioni, con architravi e cimase; nei suoi borghi esterni vi sono anche alcune case padronali, ricordo dei feudi di un tempo.
Dalla sua piazzetta si gode il panorama mozzafiato sulle nevi dell’Etna da una parte, con i boschi di lecci, i pascoli, i vigneti e sul mare dall’altra.
Praino, uno dei borghetti del territorio di Milo, zona di produzione di vini forti, aria fina e massima tranquillità, è stato nel recente passato anche il buen retiro e luogo d’ispirazione per le loro canzoni, di Lucio Dalla e Franco Battiato. Nel suo territorio c’è inoltre un’ilice secolare, il più grande e antico leccio di tutto il territorio etneo, alto 25 metri, con un diametro delle fronde di circa 30 metri ed una circonferenza alla base di 5 metri; con un’età presunta di circa 700 anni, è, assieme al Castagno dei cento cavalli ed al Castagno della nave, fra i più antichi e maestosi alberi dell’Etna.
Milo è spesso assurta all’onore delle cronache soprattutto per le periodiche eruzioni del vulcano, in particolare da quando è arrivata la televisione a colori, che permette di ammirare in tutto il mondo l’incredibile spettacolo offerto dal vulcano e dalla lava che scende sul fianco della montagna.
Spettacoli che in più occasioni sono stati fonte d’ispirazione anche per artisti di vario genere, pittori e scultori che ne hanno rappresentato la drammatica bellezza o registi anche molto noti che vi hanno ambientato più di un film.
Tra le attività tutt’ora molto in voga, c’è la lavorazione della pietra lavica dalla quale si ricavano basole e bolognini per pavimentazione, stipiti, arcate, muri di contenimento e piccola oggettistica da regalo.
Molte le manifestazioni che vengono organizzate a Milo e nelle sue frazioni, per lo più collegate alle ricorrenze religiose, con canti e processioni varie, ma resiste anche la tradizione dei festeggiamenti per la vendemmia, la “Vinimilo”, mentre è divenuta una tradizione la “Cantata” un coro di voci che intonano un inno al santo protettore al quale più volte i milesi hanno affidato le sorti del paese minacciato dall’attività dell’Etna.