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robabilmente nessuna località al mondo viene ricordata nel dire comune come Canossa, piccola località dell’appennino reggiano, in Emilia-Romagna, di nemmeno quattromila abitanti, sulla sponda destra del fiume Enza.
Canossa è un tipico “comune sparso” formato da più frazioni; la sede comunale è a Ciano d’Enza.
Un po’ di storia
La sua origine è antica, fondata probabilmente dai Liguri; in epoca romana era un importante centro commerciale e di scambi mentre l’epoca medioevale è caratterizzata dalle costruzioni delle roccaforti collinari a difesa delle popolazioni in fuga dal fondovalle dell’Enza.
La storia di Canossa è indissolubilmente collegata all’umiliazione subita dall’imperatore Enrico IV di fronte a papa Gregorio VII, favorita dalla contessa Matilde, signora del locale castello, da cui è appunto mutuato il detto popolare “andare a Canossa”.
Il castello di Canossa ha un altro indubbio merito; da qui, infatti, partì lo studioso Irnerio con l’incarico di fondare lo Studium di Bologna, l’Università più antica del mondo.
Anche il poeta Francesco Petrarca è stato ospite di Canossa, e precisamente della frazione di Selvapiana, dove trovò l’ispirazione per portare a termine il suo poema “Africa”; in suo onore è stato eretto nel borgo il Tempietto del Petrarca con una statua dell’illustre ospite trecentesco.
Il sistema difensivo canossiano
Nelle colline di Canossa sono ben visibili i ruderi del Castello Matildeo, costruito probabilmente nel IX secolo sulla sommità di una guglia d’arenaria, in mezzo ai calanchi di Rivezzana.
L’edificio originario ha subito, nel corso dei secoli, numerosi assalti che minato l’impianto architettonico; i resti delle mura attualmente visibili, risalgono al tardo medioevo, quando il forte fu ricostruito adattandolo a dimora signorile.
Adiacente ai ruderi del castello, in un locale appositamente costruito, è ospitato il Museo Nazionale, che contiene numerosi reperti recuperati in occasione delle campagne di scavo effettuate nella seconda metà del XIX secolo, tra cui un grande fonte battesimale romanico, ornato da intrecci, raffigurazioni simboliche, fasce ed altri elementi tipici delle sculture medievali.
Poco distante in linea d’aria dal poggio di Canossa c’è il borgo di Rossena, col suo possente castello, il più bello e meglio conservato dell’intera area matildica.
Il borgo fortificato è caratterizzato dalle sue tre cinte murarie: quella del mastio vero e proprio, quella per la difesa a piombo sul territorio sottostante e quella dei bastioni, costruiti dopo l’avvento delle artiglierie.
Nella parte alta del castello ci sono la “sala d’Armi”, le prigioni, il refettorio e la cisterna, collegati tra loro da scalini in pietra e laterizio.
Sul poggio prospicente il castello di Rossena c’è la Torre quadrangolare di Rossenella, a completare il sistema difensivo canossiano, tutt’ora ben conservato e rimasto pressochè inalterato nel corso dei secoli, con il borgo adiacente che ha mantenuto molte tracce delle antiche costruzioni medioevali.
Non distante, nella valle del rio Campola, c’è il piccolo borgo di Votigno, turisticamente rilevante per la presenza di una casa-torre medioevale e per la presenza della “Casa del Tibet”, Centro Culturale Internazionale, fondato oltre vent’anni fa sotto gli auspici del Dalai Lama.
Le Giornate Matildiche
Ogni anno Canossa organizza a settembre la rievocazione storica medioevale per rivivere l’episodio celebre del ”perdono”; nelle strade e nelle piazze sfilano centinaia di personaggi in costume, in rappresentanza di tutte le contrade di Canossa, che accompagnano la Gran Contessa Matilde, impersonata da nomi noti dello spettacolo, e il papa Gregorio VII all’incontro con l’imperatore Enrico IV penitente.
Durante le giornate matildiche si svolgono giochi, combattimenti, spettacoli di cavalli e di bandiere per le vie del paese, dove migliaia di visitatori si intrattengono nelle taverne per gustare i vini, i prodotti tipici dell’appennino reggiano ed i piatti locali, rivisitati secondo la tradizione di mille anni fa.