L’Appennino bolognese, versante Ovest, come nuova gourmet valley d’Italia? Se prima era un sospetto molto forte e radicato, ora anche Slow Food certifica l’eccellenza della ristorazione nella montagna alle spalle di Bologna e delle materie prime che vi vengono impiegate.
L’Appennino bolognese nuova food valley italiana? Sì sul versante Ovest
A ratificarlo interviene l’edizione 2025 della guida Osterie d’Italia, giunta alla 35esima edizione e che in virtù dell’ottimo lavoro svolto dalla Condotta Slow Food “Valli Reno Lavino Samoggia” a questo giro include ben dieci ristoranti del territorio di competenza, inclusi tre premiati con la mitica “chiocciola”.
Valsamoggia ma non solo: i tanti volti gourmet dell’Appennino
Non solo quindi la proverbiale Valsamoggia, zona nota da tempo per i propri tartufi, per le eccellenti produzioni di formaggi e insaccati e per la presenza di diverse aziende produttrici di vini dei Colli Bolognesi, ma anche le vicine valli del Lavino e del Reno, le zone di crinale che segnano il confine tra l’una e l’altra, tutte unite dal comune denominatore della genuinità e dell’adesione a tradizioni antiche, si pongono all’attenzione come polo di una ristorazione di qualità.
L’edizione 2025 della Guida Osterie d’Italia
Presentata a dicembre 2024, la Guida Osterie d’Italia offre diverse novità ma conferma che l’osteria italiana mantiene una forte identità pur evolvendosi al passo con i tempi. I criteri seguiti per la valutazione restano quelli della territorialità, della selezione degli ingredienti, della sostenibilità e dell’accoglienza genuina, tuttavia quest’anno è stata aggiunta una nuova tipologia di insegne.
Accanto a osterie, ristoranti, enoteche con cucina e agriturismi, è comparsa la sezione chiamata “Locali Quotidiani” che raggruppa tutti gli indirizzi alternativi come pastifici, pub, enoteche e gastronomie le cui caratteristiche aderiscono all’idea di una ristorazione autentica e di qualità.
I locali segnalati dalla Guida
Dieci, come detto, sono le insegne dell’Appennino bolognese – nelle tre valli indicate – a comparire nella nuova edizione della Guida su un totale di 1917 locali recensiti a livello nazionale: l’onore della chiocciola si conferma al Ristorante Amerigo dal 1934 di Savigno, alla Trattoria del Borgo di Monteveglio e va a insignire La Roverella di Zola Predosa.
Degni di menzione invece risultano a Monteveglio l’Agriturismo Gradizzolo e la Trattoria dei Mugnai, a Savigno l’Agriturismo Mastrosasso, a Bazzano La Zaira – Enoteca con cucina, a Montepastore l’Antica Trattoria Belletti, a Sasso Marconi l’Agriturismo Fattoria Zivieri e a Marzabotto l’Osteria di Sperticano.
Il lavoro della Condotta Slow Food “Valli Reno Lavino Samoggia”
Osterie d’Italia si è adattata ai tempi, si è allungata e sono cambiati alcuni criteri di valutazione, tuttavia ha preservato l’attitudine a dar voce al percorso degli osti e delle ostesse che, ogni giorno, si impegnano per creare un dialogo e valorizzare materie prime e territori.
Quando la ristorazione aiuta il territorio
Il loro lavoro ha effetti a cascata su quello di tantissimi agricoltori, allevatori e casari, che faticano moltissimo per creare prodotti di qualità e sostenibili e, nello stesso tempo, devono fronteggiare la concorrenza della grande distribuzione, un nemico non facile. Gli osti premiati hanno offerto una degustazione delle loro specialità, in abbinamento ai vini locali inseriti nella guida Slow Wine 2025 mentre l’Albero del Caffè di Alessio Baschieri ha offerto le sue miscele di caffè biologico di alta qualità.
Le specialità dell’Appennino nel piatto
Tra le specialità degustate i crostini di fegato secondo la ricetta dell’Artusi, il tortino di patate con crema di Parmigiano e funghi porcini, la vellutata di marrone biondo dell’Appennino con crostini di pane profumato, prosciutto croccante e marroni sbriciolati, la cipolla al forno ripiena di funghi, castagne e pinoli, il cotechino con purè di patate affumicato e il fiordilatte alla bolognese.
L’oste “fuori zona”
Alla presentazione è stato invitato Flavio Benassi, come oste “fuori zona”, a testimonianza del dialogo e della comunione di intenti che unisce i ristoratori di un territorio in piena continuità tra provincia e città. La sua “Trattoria di Via Serra” a Bologna si fregia della Chiocciola, proprio per la capacità di esaltare qualità e bellezza del convivio, secondo la filosofia Slow Food.