Sensibilizzare ed educare ad un’alimentazione più consapevole e attenta alla salute di tutta la popolazione mondiale e del Pianeta. Questi gli obiettivi del Manifesto “Io Mangio il giusto” curato dall’organizzazione di cooperazione internazionale COSPE e dedicato all’impatto della nostra alimentazione sull’ambiente e, in particolare, sulla deforestazione in Amazzonia.
Il documento, presentato in occasione della sedicesima edizione del recente Festival della Biodiversità di Milano, comprende un decalogo di azioni concrete da mettere in pratica nella vita di ogni giorno e vuole essere un modo per sostenere in maniera consapevole e concreta la resistenza dei popoli custodi della foresta amazzonica.
«I dati parlano chiaro: il 90%[1] delle terre deforestate nelle aree tropicali diventano pascoli e piantagioni di soia, per garantire carne ai consumatori cinesi, europei, nordamericani e super-profitti a tutti gli attori di questa economia predatoria», ha affermato Eleonora Migno, vicepresidente di COSPE. «In Amazzonia, nella prima metà del 2022 sono stati perduti in questo modo 3.988 chilometri quadrati di foresta. Se ne sta andando così, verso il punto di non ritorno che ne farà una savana, la foresta pluviale più grande del mondo. Non c’è più tempo. Tutti siamo chiamati a fare qualcosa e a dare il nostro contributo con le scelte che facciamo a tavola. Cambiare i nostri stili di vita alimentare non è più solo possibile, è necessario».
Con il Manifesto si vuole promuovere stili di vita equi e sostenibili attraverso la scelta consapevole di ciò che mangiamo: dal minor consumo di carne al prediligere alimenti biologici e di stagione, dalla riduzione di cibi trasformati e imballati al consumo esclusivo di acqua del rubinetto, bandendo la plastica. Oltre ai comportamenti alimentari, anche ridurre i consumi di energia e gas ed evitare sprechi alimentari sono indispensabili per favorire la transizione ecologica, esercitando il proprio diritto ad un cambiamento ormai urgente e necessario.
Secondo la Fao, tra il 1990 e il 2020 sono andati persi a causa della deforestazione 420 milioni di ettari di foresta, un’area più grande dell’Unione europea. Si stima che i consumi dell’Ue rappresentino circa il 10% della deforestazione globale.
Un disastro annunciato che le istituzioni stanno cercando di arginare. Anche il Parlamento europeo ha, infatti, recentemente approvato la sua posizione sulla proposta della Commissione Europea di un regolamento sui prodotti privi di deforestazione per fermare la deforestazione globale guidata dall’Ue, evidenziando che per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità a livello globale devono essere ammessi sul mercato Ue solo i prodotti privi di deforestazione.
A ricordare che l’Amazzonia non è solo il “polmone verde” del mondo, patrimonio unico e insostituibile di diversità bio-culturale che ospita nei suoi sette milioni di chilometri cubi 350 popoli indigeni e una varietà infinta di specie, ma è anche la strenua lotta di resistenza dei popoli indigeni che la animano e la custodiscono, è stato Adriano Karipuna, attivista ambientale e leader indigeno del popolo Karipuna dello stato brasiliano della Rondonia.
Protagonista dell’incontro di presentazione del Manifesto e ospite d’onore dell’intero Festival della Biodiversità, che quest’anno aderisce alla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di COSPE AMAzzonia “Ama la terra, Ama te stesso”, Adriano Karipuna ha portato la sua testimonianza a difesa della lotta alle disuguaglianze sociali, ambientali ed economiche.
«La disuguaglianza razziale e ambientale che esiste in Amazzonia e che colpisce i popoli indigeni è frutto delle politiche di governo che stanno favorendo questa iniquità. Noi Karipuna stiamo proteggendo 153mila ettari di foresta amazzonica, che serve e servirà all’intera popolazione del Brasile e del mondo», dichiara il leader indigeno. «Recentemente la foresta di karipuna ha subito un altro attacco da parte di invasori, taglialegna illegali, garimpeiros, numerosi incendi sono stati appiccati. La distruzioni della nostra foresta proseguono senza sosta, molte specie di animali e uccelli e pesci stanno scomparendo (estinti) a causa di questa distruzione. Nel territorio Karipuna ci sono popolazioni indigene isolate che stanno correndo il rischio di essere sterminate. Di fronte a questi disastri, chiediamo attenzione e un sostegno economico per riuscire a proteggere ciò che ancora rimane nella biodiversità della foresta amazzonica».
«Difendere i diritti della natura e dei popoli della foresta significa, infatti, opporsi ad un modello economico e ad una globalizzazione senza regole e senza etica. Ricordando quale sia l’impatto che ha la nostra dieta europea sulla foresta tropicale e come, seguendo il decalogo del Manifesto e attraverso le nostre scelte, possiamo cambiare i nostri stili di vita alimentari per evitare di diventare corresponsabili della deforestazione», ha concluso Eleonora Migno.