La Sardegna, è sicuramente uno dei posti più belli al mondo, con un mare che non ha nulla da invidiare a quelli tropicali, ma soprattutto perché ad ogni curva delle sue strade presenta all’occhio del “viaggiatore” qualcosa di sempre diverso ed affascinante ed uno di questi è Argentiera, sulla costa a metà strada tra Porto Torres ed Alghero, in provincia di Sassari.
Quando arrivai in questa località l’estate era già passata, non c’era anima viva e pareva di trovarsi in un villaggio fantasma; tutto era in stato di abbandono.
Sì, perché Argentiera era una vecchia miniera d’argento abbandonata fin dal 1963: edifici, baracche, fabbricati, gallerie erano stati lasciati a se stessi, alla furia del vento e dell’incombente natura che stava avanzando su di essa.
Era comunque in progetto il recupero ad uso turistico di qualche sua parte, che ho saputo essere andato a buon fine, con la costruzione o ristrutturazione di un albergo-residence perfettamente integrato con l’ambiente circostante, qualche bed & breakfast, alcune delle case meno diroccate e poco altro, mantenendo così inalterato lo stesso fascino che suscitò allora in me quell’unica visita.
Anche in piena estate, pur essendo una località di mare, non brulica mai di turisti; in genere vi si viene dai centri vacanzieri vicini per una passeggiata e per soddisfare una curiosità.
Argentiera, solo il fruscio del vento
Ancora oggi, a quanto mi è stato detto, il silenzio e la tranquillità regnano sovrani, “disturbati” per lo più dal fruscio del vento o dallo schiamazzo di qualche uccello marino.
Ci sono ancora diverse abitazioni diroccate, ma si respira nell’aria ancora la percezione del difficile e faticoso lavoro dei minatori nelle viscere della montagna o nella “Laveria” ormai in disuso.
Il paesaggio tutto intorno è di una suggestione e varietà incredibili, con montagnole di pietra argentata che arrivano a lambire la costa.
L’altopiano per arrivare ad Argentiera dal nord, la Nurra, è brullo e selvaggio, praticamente disabitato anche perché scarsissimo d’acqua; è però ricco di minerali ferrosi, in particolare limonite e siderite, e le carcasse di qualche attrezzatura rimasta ad arrugginire sotto il sole e la salsedine marina si vedono ancora.
Nella zona in basso dell’Argentiera, nel fondo della valletta, di fronte alla spiaggia ghiaiosa e grigia di S. Nicola, c’è ancora l’edificio più rappresentativo, la “laveria”, dove il minerale passava attraverso i frantoi e le successive lavorazioni al setaccio, tra la polvere ed un frastuono assordante.
Attorno alla miniera si era venuto a creare da fine ottocento, anno dopo anno, un borgo, con le poche stradine che si intersecavano in un continuo saliscendi, le case per gli operai ed i tecnici, la chiesa di San Nicola, la scuola ed un piccolo ospedale, i magazzini, la cantina, l’odierno bar, che era anche l’unico negozietto di generi alimentari, la piazzetta attorno cui si svolgeva la vita dei pochi abitanti, gente di Sassari, di Alghero, di Sorso, di Porto Torres, del nuorese, del cagliaritano, ma anche veneti, toscani, siciliani, milanesi e pure francesi e belgi che lavoravano per la compagnia mineraria.
L’attività estrattiva dell’argento è cessata nel 1963 ed oggi il sito riveste importanza comunitaria e soggetto ad un imponente progetto di recupero e ristrutturazione, sia in quanto esempio di archeologia industriale, sia perché estremamente vocato per le attività naturalistiche.
Argentiera; scenografia da film
Il posto è talmente particolare che è stato scelto anche quale scenografia di film, tra i quali “La scogliera dei desideri” con Elizabeth Taylor e Richard Burton e “Chiedo asilo” di Marco Ferreri, con Roberto Benigni.
Il piccolo borgo, con le coste di sabbia e roccia, anfratti e calette seminascoste, acqua limpida e colori unici, è una meta per gli appassionati del mare e della pesca, ai subacquei, agli sportivi che amano percorrere sentieri naturalistici in bicicletta o a piedi e a tutti coloro che apprezzano allontanarsi dalle località turistiche più caotiche per rilassarsi.
Da una decina d’anni la zona è anche diventata Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, con rocce sedimentarie, vulcaniche e metamorfiche dell’epoca paleozoica e quaternaria.
L’Argentiera a fine luglio si anima anche di personaggi noti, quando vi viene organizzato dall’Amministrazione comunale di Sassari, assieme alla Cooperativa Le Ragazze Terribili e all’Associazione Culturale Camera a Sud, un festival di letteratura, musica, giornalismo, danza.
Qui, nella piazzetta in riva al mare, tra le rovine della miniera, alle spalle di una campagna bellissima e infinita, agli antipodi della costa dei “billionari”, in mezzo al silenzio, a paesaggi mozzafiato e senza uno yacht in rada, si ritrovano da qualche anno scrittori, attori, giornalisti, autori e sceneggiatori i quali, a volte, nemmeno ne conoscevano l’esistenza, rimanendo poi affascinati una volta vista l’Argentiera coi loro occhi.
Argentiera, una “miniera” di gusto
Turisti, curiosi, viaggiatori che si trovano sulla costa sarda nord-occidentale potranno trovare una gastronomia raffinata, ma semplice ed anche piuttosto varia e con moltissimi prodotti tipici.
Tra questi la bottarga, il “caviale dei sardi”, ottenuta dalle uova essiccate dei muggini, servita come antipasto, condita con un genuino olio extravergine della zona, o grattugiata secca sulla pasta.
Oppure la “sa merca”, altro piatto tipico che si prepara con il muggine lessato e servito freddo in un cartoccio di erbe palustri.
Poi le minestre a base di pesce, le zuppe di cozze e arselle o il “polpo con patate”, gli spaghetti “alla catalana” con i ricci di mare; per coloro cui non piace il pesce, paste come le “lorighittas al sugo di cinghiale” e le carni di manzo della razza sardo-modicana.
Una specialità è anche lo “zimino“, interiora di agnello o di vitello arrosto, come anche la “fainè“, una schiacciata di farina di ceci.
Tra i dolci, degni di nota i “sospiri“, con pasta di mandorle, aromatizzata all’acqua di fiori d’arancio.
I vini locali che accompagnano una cucina così saporita e spesso un po’ speziata sono tanti e tutti ottimi; tra i bianchi troviamo il Torbato, un vitigno antico di provenienza greca, il dolce Moscato, la “vitis apiana” dei romani, ma anche Malvasia, Vernaccia, Nasco, Nuragus, Vermentino.
Tra i vini rossi, corposi e pieni, vi sono il Girò, il Cannonau, il Monica, il Bovale ed il Cagnulari, anch’esso un antico vitigno si trova propro in una ristretta area del Nord-Ovest della provincia di Sassari.