È stata avanzata qualche giorno fa in quel di Riccione dal Ministro della Cultura Dario Franceschini la candidatura della Piadina romagnola quale patrimonio dell’Unesco.
Esultano in tanti, a partire dal Presidente del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina romagnola, Alfio Biagini, che ha accolto con entusiasmo la proposta del Ministro, dichiarando il proprio impegno per promuovere l’iniziativa e sostenerla in tutte le sedi competenti.
Piadina o piada, è sempre Romagna
Che si tratti di Piadina romagnola o di Piada romagnola, come nella variante riminese, può considerarsi tale solo quella prodotta e confezionata esclusivamente nel suo luogo di origine, la Romagna e quella che viene prodotta rispettando alla lettera il disciplinare approvato per la qualifica Igp.
La Piadina Romagnola, già prodotto Igp, è intimamente legata al territorio, alla sua cultura, alle tradizioni, alla manualità, ai prodotti e alla storia e rappresenta già di per sè un patrimonio che identifica la Romagna nel mondo, e proprio per questo deve essere salvaguardato e tutelato dalle purtroppo numerose contraffazioni.
Piadina romagnola, cibo strada per eccellenza
Nell’anno del cibo italiano nel mondo, questo riconoscimento alla Piadina romagnola quale patrimonio dell’Umanità sarebbe un ulteriore salto in avanti, testimonianza di indiscutibile patrimonio culturale, così come avvenuto nel caso della pizza napoletana e di altri prodotti del Made in Italy agroalimentare ed enogastronomico.
La Piadina romagnola è senza ombra di dubbio un cibo di strada che grazie al suo prezzo contenuto e alla varietà degli abbinamenti, rappresenta un fenomeno di costume che cattura gli amanti della buona tavola, non solo romagnoli e non solo italiani.
Un’indagine di un paio d’anni fa ne ha decretato il successo, semmai ve ne fosse bisogno, anche sul motore di ricerca Google, dove risultava essere il prodotto più ricercato in Italia.