Suvereto, in provincia di Livorno, in Toscana, nell’entroterra della Costa degli Etruschi e della Maremma, paese di circa 3000 abitanti, è un suggestivo borgo di origine medievale, ancora oggi cinto di mura, situato sulle dolci pendici che dalla valle del fiume Cornia salgono verso le colline metallifere da cui si scorgono il Mar Tirreno, il Golfo di Follonica e l’Isola d’Elba.
Il territorio ricco di sughere, olivi secolari e viti, riflette i caratteri dell’economia locale, basata tradizionalmente sull’agricoltura, le attività forestali e l’allevamento ed oggi anche su artigianato e turismo.
In particolare i boschi di sughere, mescolate alla profumata e variegata macchia mediterranea, conferiscono al paesaggio un’impronta esclusiva: il sughero è all’origine del nome stesso del paese ed è raffigurato nello stemma comunale insieme ad un leone andante, che un tempo si dice fosse rampante, quasi a testimoniare l’antica importanza di Suvereto.
Pillole di storia
Suvereto, come molte località della toscana, ha origini molto antiche, che risalgono all’epoca etrusca. Le prime notizie certe comunque risalgono a prima del Mille, come attestano i documenti scritti che nel corso del X secolo si riferivano al castrum di Suvereto indicandolo quale centro già funzionante ed organizzato, con un suo centro storico, i suoi prodotti agricoli, l’amenità del paesaggio, tra il mare e le colline metallifere della Maremma toscana che ha conosciuto fin dall’antichità i tratti più autentici della civiltà italica. Nel XII secolo nacque la torre sulla sommità del colle dove poi si articolerà il complesso della Rocca Aldobrandesca e vennero realizzati i fossati a circondare l’abitato.
Un punto importante c’è stato nel 1201 quando diventa un libero comune sfruttando il riconoscimento della Charta Libertatis dandogli autonomia amministrativa ed economica, periodo in cui vengono fatti buona parte degli edifici principali, ossia il Palazzo Comunale e la Chiesa di San Giusto Vescovo, il convento di San Francesco; lo sviluppo urbanistico proseguì nei secoli successivi, in relazione alla crescita della popolazione. Il medioevo vide il borgo assoggettato alla dinastia degli Albobrandeschi e successivamente finì sotto l’influenza della Repubblica di Pisa e della della Signoria di Piombino, venendosi a trovare al confine con realtà politicamente in contrasto, come quelle senese e fiorentina, risentendo quindi di passaggi militari, saccheggi, assedi.
Tra il ‘400 e il ‘500 Suvereto conobbe un certo periodo di sviluppo, con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi, l’impianto di nuove ferriere sul Cornia, avviando nella attuale località dei Forni, una sorta di zona industriale che sfruttava l’acqua come forza motrice, il minerale dell’isola d’Elba e il legname di Montioni come materie prime; grano e ferro rappresentavano, verso la fine del Cinquecento, la base della ricchezza locale. Dalla metà del XVI secolo il paese inizia un periodo caratterizzato da un forte declino demografico, in linea con un processo di spopolamento e di degrado ambientale dell’intera Maremma.
Sotto il Granducato di Toscana e i Lorena, con la bonifica della Maremma, si avrà una generale ripresa; quando poi Suvereto, insieme al resto dello Stato di Piombino fu assegnato a Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone che disboscando e allargando gli spazi coltivati, organizzò il territorio del paese e nei dintorni, realizzando nuove piantagioni, specialmente di olivi e vigneti. Il resto fa parte della storia moderna, dall’Unità d’Italia ai giorni nostri.
Cosa vedere a Suvereto
Fin dal medioevo la struttura urbana di Suvereto era divisa in terzieri, che prendevano il nome da altrettante chiese oggi non più esistenti: l’antico San Niccolò, San Salvatore, San Martino; oggi si contendono le sfide delle rievocazioni storiche e folcloristiche, cioè i terzieri di Castello, Borgo e San Francesco.
La Rocca Aldobrandesca del 12° secolo è il simbolo del borgo, che lo domina dall’alto, con un bel panorama sulle colline che si spinge fino al mare; al centro del borgo c’è il Palazzo Comunale con una torre dell’orologio e un bel loggiato, una volta tempio della vita politica.
A livello religioso il patrimonio è di tutto rispetto, perché la millenaria Chiesa di San Giusto Vescovo colpisce potente con la facciata romanica decorata da un rosone e un raffinato portale scolpito. Non lontano c’è il Convento di San Francesco fondato nel tredicesimo secolo con un chiostro molto armonioso.
Passando per le vecchie mura c’è la Porta della Madonna che è sormontata dalla Chiesa della Madonna di Sopra la Porta, C’è poi la Chiesa del Santissimo Crocifisso con un crocifisso ligneo stupendo e, uscendo e passeggiando per i vicoli lastricati del borgo c’è il Vicolo dell’Amore con scorci stupendi, secondi solo ad una passeggiata lungo le mura con le viste su uliveti e vigneti fino alla costa.
Nei pressi ci sono le spiagge sabbiose di Marina di Cecina e la rigogliosa Riserva Naturale Tombolo di Cecina. A Cecina c’è il Museo Archeologico coi reperti etruschi e romani mentre a San Guido, celebre per il suggestivo Viale dei Cipressi reso immortale dalla poesia del Giosuè Carducci, un maestoso corridoio verde che conduce al vicino borgo di Bolgheri, e per l’antico Oratorio di San Guido.
Altro borgo vicino è Castagneto Carducci, col millenario Castello dei Della Gherardesca, la Propositura di San Lorenzo coi suoi bellissimi affreschi interni e la Casa Museo Carducci.
Eventi e sagre
Tra le tante iniziative, quella più nota è la Sagra del Cinghiale che ogni anno si fa a novembre; quest’animale, nella gastronomia della zona è uno dei protagonisti assoluti, lo fanno in umido, alla griglia o come ottimo ragù. Altra perla della gastronomia soverese è il carciofo violetto, che si usa sia crudo che cotto.
Anche i vini della zona non sono da meno, in particolare Sangiovese, Merlot, Cabernet Savignon e Vermentino.