La Saslà è una uva bianca tipica dei Colli Bolognesi, la si acquistava normalmente nei negozi di Bologna fino agli anni ’60 poi, un po’ alla volta, è stata sostituita da altre varietà dagli acini più grossi, evidentemente considerate più facili da coltivare e da commercializzare.
Si è così andata perdendo nel corso degli anni questa particolare varietà dal gusto ottimo, dolce, con piccoli acini dalla buccia sottile e piuttosto chiari.
I grappoli sono molto curati, vendemmiati a più riprese perché maturano in tempi diversi, sono ripuliti da eventuali acini irregolari, confezionati in perfette condizioni in piccole cassettine e vendute direttamente dal produttore di Castelletto di Serravalle ai clienti; in alternativa è possibile approfittare dell’unico punto vendita non aziendale nel locale supermercato.
Saslà è un’uva da consumare a tavola, ma anche ottima per elaborare vini; ricordo che i miei genitori stendevano in cantina alcuni fili ai quali appendere i grappoli per consumarli con comodo anche parecchi giorni dopo grazie alla loro longevità.
Dopo alcune decine di anni, si tenta il recupero e l’amministrazione del comune di Valsamoggia, imprenditori locali della ristorazione, della viticoltura, associazioni del territorio Terre di Iacopino, Slow Food che ha inserito Saslà nel presidio della biodiversità, Confesercenti di Bologna, ci provano e intendono moltiplicare i 20 quintali prodotti dal podere di Anna Maria Manfredini di Castelletto di Serravalle. Le idee promozionali sono state illustrate e discusse in un convegno svolto nel teatro Frabboni di Savigno il 12 settembre.
L’uva Saslà si presta a innumerevoli preparazioni di cucina e un esempio viene proprio dai numerosi ristoranti di Valsamoggia che nel mese di settembre propongono interi menu e varie ricette per valorizzarla.
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Il vitigno, originario del Libano risulta importato in Europa dai fenici, è arrivato nel territorio bolognese e modenese a inizio del 1900 proveniente dalla Francia dove è chiamato Chasselas, poi
tradotto dialettalmente in Saslà.
Una interessante, piacevolissima e fantasiosa cena dimostrativa, a seguito del convegno di approfondimento, si è tenuta presso il ristorante stellato Trattoria da Amerigo di Savigno che ha proposto un menu, dove in ogni piatto, era presente come ingrediente fondamentale l’uva Saslà.
In abbinamento tre vini fermi prodotti da uve Saslà: lo svizzero Chasselas, intenso e minerale 12,5°, il francese Chasselas, più delicato ed elegante 12°, il tedesco Gutedel, molto rotondo e profumato che richiama lo stile alsaziano 12°, per le carni l’abbinamento è con il rosso autoctono Nigartein (Negrettino) vinoso, dal gusto intenso di marasca prodotto da Gradizzolo.