Un viaggio in Sicilia è sempre emozionante, ma più ti spingi al Sud e più l’emozione aumenta, diventa sorpresa, batticuore, estasi, felicità assoluta.
Qui, nel cuore sudorientale dell’isola, trovi la Sicilia più autentica, il mare più pulito, i borghi e i centri storici più intatti, gli itinerari meno turistici: scalinate, gradini, vicoli ti invogliano a scoprire angoli di silenzio e di bellezza dove tutto è legato al passato. Questa è la Sicilia più luminosa, più dolce, più aperta, forse più eccessiva.
Quest’angolo di isola conserva una dolcezza indescrivibile: questa è la Sicilia del carrubo, dei campi di grano, del mandorlo, dell’ulivo e della vite, del miele. Qui il sole assume un altro significato, parla africano, più in là verso Est spunta, poi dopo l’Isola della Correnti ti offre tramonti indescrivibili, dentro un mare che ti fa guardare lontano, che ti fa sognare.
Quando sei in città bisogna camminare anche con il naso all’insù perché questa è la Valle degli Iblei, è la Valle del Barocco. Tutto è riconducibile al terremoto del 1693 che seminò terrore, distruzione e morti (ufficialmente 53.757 vittime) in questo territorio e che i signori dell’epoca vollero ricostruire secondo i canoni del Barocco, scenografico, ricco e fantasioso, dalla superba bellezza.
SINFONIE BAROCCA
Passeggiare nel cuore di Ragusa Ibla, Modica, Scicli, Noto è come rivelare le variazioni di una sinfonia barocca fatta di struttura e ornamento, di ritmo e di eleganza: l’antica pietra si produce in mascheroni e grottesche, in simboli ed emblemi, in un trionfo di grate ed inferriate ricurve, misteriose ed eleganti. Fascino e mistero, orrore e umorismo si accavallano.
Provate a salire i 250 gradini ellittici che conducono alla scenografica chiesa di San Giorgio, Duomo della città alta di Modica e vi renderete conto della bellezza delle chiese Settecentesche di Sicilia. Affacciatevi dalla balconata al profumo di fiori e inebriati dai colori delle piante che avvolgono la risalita e vi accorgerete che qui il fascino delle cose ha un altro valore. Fotografate i tetti delle case che scendono su Corso Umberto I e vi innamorerete di tutto, anche di quei 12 Apostoli che incorniciano il Duomo di San Pietro Apostolo, un prospetto spettacolare che scandisce la scalinata. Qui, tra un campanile e l’altro , scorgi le nuvole più belle dell’isola.
Tra mandorleti e ulivi, paesaggi agresti meravigliosi, muretti a secco sempre allineati e artistici raggiungete Noto, grandiosa nella tonalità bionda della sua pietra. Posta su un colle, è un immenso, articolato scenario, stupefacente come vuole l’estetica barocca. Terrazze, scalinate, sagrati e strade sono ricamati da una trama di ciottoli, di lastre in sasso chiaro e di pietra scura lavica. I motivi ricorrenti della gradinata e della linea curva, che gioca con le ombre del sole siciliano, creano uno scenario ricco di decorazioni. Colonne, cornici e mensole scandiscono i volumi di chiese e palazzi. Soffermarsi in piazza del Municipio significa ammirare un capolavoro dell’arte barocca: vi si affacciano la monumentale Cattedrale, Palazzo Ducezio, porticato, e diversi edifici nobiliari e religiosi, tutti collegati tra di loro da scale, rampe e terrazzamenti, conferendo all’ambiente grande dinamicità. Magnifico!. Numerose chiese, conventi, monasteri, piazze arricchiscono un Patrimonio davvero inestimabile e di grande bellezza e suggestione.
A Scicli le lancette dell’orologio si sono fermate: vista dall’alto del colle di San Matteo, con i resti di un castello, la città sorprende per la sua conformazione e per i colori di quel calcare che la invade. Numerose le chiese, tutte splendidi esemplari barocchi. Quante chiese… e tutte belle! Ma vi accorgerete anche una Scicli dalla fisionomia medievale, con le strade erte e acciottolate e con le casette antiche, cui si sono sovrapposti alcuni portali barocchi o lunghi balconcini ottocenteschi. L’immagine trionfante dei più importanti edifici è però barocca. Il settecentesco palazzo Beneventano è il monumento rappresentativo, dove protagonista è la decorazione fantasiosa e fastosa. L’altro vertice barocco è la chiesa di San Bartolomeo, con la facciata-torre a tre ordini. Lascerete a malincuore una città che fa emozionare, compreso l’ultimo sorso di granita alle mandorle locali o ai gelsi che avrete assaggiato, abbagliati da un sole cocente.
Per introdurvi alle suggestioni barocche di Ragusa Ibla mi rifaccio alle parole di Leonardo Sciascia: “Qui giunti si avverte l’impressione di una frontiera”. Eh sì, nonostante i secoli, il cuore storico di Ragusa ha conservato il fascino e l’arte sorti dopo il terremoto di fine Seicento. La visione dello spettacolare Duomo di San Giorgio in cima alla monumentale scalinata, racchiusa da un’inferriata irripetibile e meravigliosa, ha un effetto scenografico senza precedenti: siamo di fronte ad un prezioso gioiello dell’arte barocca siciliana.
Ma lo stupore non finisce qui: scesi dal Duomo, si ammira un angolo barocco miracolosamente intatto, il Palazzo della Cancelleria del 1760. E poi la chiesa di Santa Maria dell’Idria col caratteristico campanile ricoperto da ceramiche di Caltagirone. E ancora, Palazzo Cosentini, con le sue fantasie di pietra dei balconi: figure umane, ma anche mostri e animali. E poi, diverse residenze di famiglie nobili, tra cui il sontuoso Palazzo Donnafugata. E che dire dei Giardini Iblei dai quali si gode la magnifica veduta dei monti e della valle. Ma non puoi andare via senza aver percorso la scalinata della chiesa di Santa Maria delle Scale, in posizione sospesa e spettacolare. Dalla stupenda piazzetta antistante ci si rende conto di quanto prezioso sia il gioiello che si ammira dall’alto.
BORGHI DI MARE e ANTICHE TONNARE
E dopo i fasti barocchi spostiamoci al mare, a Marzamemi (Siracusa), a poca distanza da Noto. Scenario da favola: piccolo villaggio di pescatori, sorto intorno all’antica tonnara. A pochi passi dai vecchi magazzini una manciata di casette di pietra, oggi deliziosi ristorantini, piccoli atelier di moda marinara, graziose botteghe di prodotti locali, bar alla moda. C’è anche il palazzo estivo dei principi di Villadorata. Un fantastico arco in pietra introduce il visitatore nella suggestiva piazza del borgo: qui compare una bellezza autentica, assolata nei giorni di calura estiva, movimentata la sera grazie alle sue invitanti osterie marinare. Colorata e amabile, accogliente, di una semplicità rara, quasi metafisica, ha stregato registi come Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores ed è stata set cinematografico e televisivo di tante scene della serie del Commissario Montalbano.
I tiratardi non si faranno certo sfuggire i pescherecci che alle prime ore del mattino ritornano a Portopalo dalla pesca nel Canale di Sicilia: è un vero spettacolo a poca distanza da qui.
Da queste parti la natura selvaggia ritorna protagonista: chilometri di dune lavorate dal vento dove cresce solo vegetazione spontanea; lunghissime distese di sabbia bianca interrotta da baie, isolotti, promontori, vecchie tonnare. Capo Passero ospita la Riserva di Vendicari, tra una meravigliosa vegetazione lacustre mediterranea, erica e ginepro e la gioiosa presenza di fenicotteri ed aironi. La Riserva ospita Cala delle Mosche, quasi un lembo d’Africa. E ancora la spiaggia di Punta Secca, nei pressi di Santa Croce Camerina (Ragusa), location principale della fiction del commissario Montalbano. Donnalucata, Cava d’Aliga, Pozzallo assicurano un mare spettacolare e un’immersione totale nella natura.
Ma un viaggio in quella terra che guarda l’Africa non può trascurare la gastronomia. Parlare di cibo in Sicilia è parlare di Storia. Nei profumi, nei colori e nei sapori dei piatti e della pasticceria, sembra veder passare tutte le dominazioni e le culture di cui l’isola è stata testimone.
EMOZIONI GASTRONOMICHE
Già nell’antico Egitto si citava la cucina siciliana. E dal IX secolo, quando gli Arabi conquistarono l’isola, oltre ad arricchirla di monumenti introdussero alcuni ingredienti di molti dolci tipici. Furono loro ad introdurre lo zucchero di canna, il riso, alcune droghe esotiche, a diffondere il consumo degli agrumi. Sembra che siano stati proprio i cuochi arabi, che nella pasticceria non avevano rivali, a inventare il sorbetto (dall’arabo sharbat (succo di frutta raggelato)) e la cassata, fatta con pan di Spagna, crema di ricotta e frutta candita di ogni colore. Con gli Aragonesi e nell’epoca dei Vicerè spagnoli ecco le “empanadillas”, i “’mpanatigghi” che ancora oggi si consumano nei territori di Modica o Ragusa: un accostamento alquanto inusuale di carne di manzo e cioccolato.
Chi si appresta a mangiare la caponata sa che ogni cuoco ha la sua ricetta, la propria proporzione di agrodolce, il tocco lieve o forte di piccante, la presenza o meno della frutta secca, fresca o di altri vegetali. L’unica regola sono le melenzane e deve essere sempre sontuosa, corposa, abbondante.
Come si fa a non ammirare e a non assaggiare una frutta Martorana, tipica pasta di mandorle a forma di frutta dipinta a mano, delizia per gli occhi ed il palato.
I cannoli, secondo la leggenda, dovrebbero essere un’invenzione delle cuoche di Caltanissetta. Oggi li troviamo nell’intera isola. La ricotta di pecora è la base della sua freschezza assieme all’accurata lavorazione. Che bontà!.
Assaggiamo ora una tavoletta di cioccolato di Modica… è come leggere un romanzo! Varcate la soglia di una delle dolcerie che lo produce: beatitudine! Rigorosamente artigianale: cacao, zucchero e spezie, leggermente granulosa, lavorazione a bassa temperatura e il gioco è fatto. La ricetta ce l’hanno tramandata gli antichi Aztechi.
Sono certo che prima di lasciare l’isola avete affondato, almeno una volta, una brioche (brioscia cû tuppu) dentro un bicchiere di granita al caffè con panna, alla mandorla pizzuta di Avola, al gelso o al gelsomino seguendo antichissime ricette. È un dovere per chi ama questa terra, i suoi prodotti, i paesaggi, per chi ha scelto di godersela assaggiando eredità arabe, spagnole, normanne, sveve o francesi. È un diritto per chi è venuto in questo Paradiso di Sicilia.