Grandi Langhe 2024, VIII edizione alle OGR di Torino il 29 e il 30 gennaio 2024.
Buyer, enotecari, ristoratori, importatori e giornalisti si sono posti al cospetto dei rappresentanti di 300 cantine per la più grande degustazione dedicata alle denominazioni di Langhe e Roero.
Sono state presentate le etichette nei suggestivi spazi delle vecchie Officine Grandi Riparazioni di Torino, luogo strategico ed affascinante che conferma ancora una volta un rapporto consolidato con la città.
Anche questa edizione ha registrato interesse, presenze sostenute, degustazioni e intese commerciali.
Ad aprire la due giorni, è stata la terza edizione di CHANGES che ha trattato il tema ‘Langhe (not) for sale’ attraverso la presentazione della ricerca svolta quest’anno dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e che ha coinvolto più di 200 cantine delle Langhe proprio per approfondire il tema del cambio generazionale e l’interesse di capitali stranieri nei confronti delle nostre zone.
Un parterre di tutto rispetto quello dei relatori: Maura Pozzi – Docente di psicologia sociale alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano; Bruno Bertero – Direttore generale Ente Turismo Langhe, Monferrato; Massimo Romani – Ceo di Argea, innovativa realtà di produzione e distribuzione di vino italiano nel mondo; Matteo Ascheri – Presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani; Francesco Mulargiu – Patron dell’omonima cantina e membro dell’Associazione Mamoja – Vini di Mamoiada, nata nel 2015 per valorizzare il territorio attraverso il vino nel rispetto dell’ambiente e della comunità; Massimiliano Cattozzi – Responsabile Direzione Agribusiness – Centro di eccellenza del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicato all’agricoltura che punta a cogliere le enormi potenzialità del settore vinicolo e il suo legame con i territori.
L’argomento dibattuto tratta un tema molto specifico: “L’identità e il valore della comunità”.
È stata presentata la ricerca svolta quest’anno dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che ha coinvolto più di 200 cantine delle Langhe proprio per approfondire il tema del cambio generazionale e l’interesse di capitali stranieri nei confronti di questo territorio, ormai economicamente, finanziariamente e turisticamente evoluto.
Le Langhe sono, infatti, sono sotto i riflettori di investitori, italiani e stranieri, per l’alto valore simbolico e finanziario del loro territorio e dei loro prodotti. Un interesse che può rischiare di distorcere il mercato e portare con sé fenomeni speculativi. Occorre, quindi, tutelare questo fantastico terroir, patrimonio immateriale UNESCO oppure si deve lasciare al mercato il compito di dettare regole e condizioni?
Il convegno entra nel dettaglio della questione e invita a una riflessione sul valore del territorio, in relazione al cambio generazionale e agli investimenti “esterni” al tessuto locale.
Si sono valutate esperienze di altri territori e di altri settori prestigiosi del Made in Italy, con gli interventi di esperti di branding territoriale e le testimonianze di imprenditori direttamente coinvolti in queste dinamiche.
Ha moderato l’incontro Valeria Ciardiello.
“Abbiamo scelto di concentrarci su questo argomento – spiega Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – per comprendere, a fronte di dinamiche esogene legate alle valutazioni e ai prezzi dei terreni di pregio per la produzione del vino nelle zone maggiormente vocate del mondo, quali fossero le posizioni dei produttori delle Langhe rispetto agli investimenti, che abbiamo definito esterni al tessuto locale, e per approfondire la visione che del nostro territorio hanno gli stessi produttori, in modo da evidenziare i fattori di rischio e le opportunità legati alla cessione, o meno, delle cantine e dei terreni nelle diverse generazioni familiari”.
I risultati emersi mostrano come la tematica sia vissuta in maniera diversa dalle diverse generazioni familiari. Gli Under 40 considerano gli investitori in un’ottica complessa e strutturata – non monolitica, ma differenziata rispetto alle varie tipologie (fondi di investimento, multinazionali, grandi gruppi, singoli investitori) – portatori di progetti industriali e forti dotazioni di capitali. I Senior, al contrario, hanno una visione più univoca degli investitori “esterni” che operano a fini speculativi e mossi da pure logiche di tendenza e di finanza. Per entrambi i cluster si attivano processi psicologici differenti a seconda che gli investitori appartengano, o meno, al settore vitivinicolo.