Forse nemmeno Carlo Petrini, considerato l’ideatore di Slow Food, inizialmente chiamato Arcigola, avrebbe pensato che il suo “manifesto” avrebbe raggiunto tanto successo.
Ma il manifesto, pubblicato il 3 novembre 1987 su “Il Gambero Rosso” l’inserto gastronomico del Manifesto, ha davvero cambiato la percezione del cibo, prima in Italia e poi nel mondo.
A quella tavola a Bra, in provincia di Cuneo, insieme al suo ideatore, c’erano anche Folco Portinari, Stefano Bonilli, Valentino Parlato, Gerardo Chiaromonte, Dario Fo, Francesco Guccini, Gina Lagorio, Enrico Menduni, Antonio Porta, Ermete Realacci, Gianni Sassi, Sergio Staino, un gruppo di intellettuali eterogeneo, ma con le idee chiare sul buon gusto in cucina e nei campi.
L’idea rivoluzionaria di Slow Food
Slow Food ha infatti fin da subito modificato il punto di vista sul cibo, ha creato per gli agricoltori e i piccoli artigiani del gusto la rete “Terra Madre” per cercare un posto al sole e riuscire a restare sul mercato ormai globalizzato, diventando il simbolo di buona tavola e buone scelte per fare la spesa.
La fine del secolo scorso e l’inizio di questo sono stati gli anni della corsa e rincorsa verso il successo, con uno stile di vita che diventa sempre più alienante e disumano, con la perdita di valori e tradizioni, con la nascita o meglio, l’importazione, del “mangiare veloce” e dei fast-food.
Il manifesto contestava l’alienazione che questo stile di vita comportava e comporta tutt’oggi, trasformando l’essere umano in una macchina frenetica e piena di problemi.
Slow Food diventa così il vaccino contro tutto questo, una ricerca di piaceri possibili da godere con lentezza, a partire dalla tavola e la lumaca, simbolo per eccellenza della lentezza, appunto, viene adottata come simbolo.
La rivendicazione al diritto dei piaceri gastronomici va di pari passo con l’attenzione ai ritmi della produzione del cibo stesso e al rispetto della terra dove la materia prima nasce.
Comincia la guerra mediatica contro l’uso massiccio dei pesticidi in agricoltura che inaridisce la terra e lascia residui nei prodotti della catena alimentare.
Slow Food trent’anni dopo
Oggi, trent’anni dopo, sono milioni i contadini, gli artigiani, i vignaioli, i cuochi, i pescatori e gli studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche nata nel 2004 proprio a Brà, partecipi alle iniziative sotto lo slogan “Buono, pulito e giusto“.
Il suo mentore e inventore, Carlo Petrini, dopo numerosi riconoscimenti internazionali, ha dato avvio anche al Salone del Gusto e Terra Madre a Torino, eventi per gourmet, ma soprattutto esperienze sociali, politiche ed economiche che hanno creato una consapevolezza diffusa della tutela della biodiversità, del futuro della Terra, dei valori della persona e di un futuro sostenibile, trasformando l’esperienza di Slow Food in una rete globale presente in 160 Paesi del mondo.
Ormai tutti hanno capito che Slow Food non parla solamente dei prodotti da salvare o da promuovere come chicche gastronomiche, ma come produzioni che hanno compiuto un percorso di qualificazione per qualità, etica, ambiente.
Buon compleanno, quindi, Slow Food e grazie, Carlin Petrini.