Marina e Mauro Roggero, dell’azienda agricola omonima raccontano i loro vini e il territorio di Albugnano. Giovani, appassionati, entusiasti sostengono che “ormai è arrivato il momento di ringraziare il territorio; il discorso non è solo commerciale, coinvolge la sfera dei sentimenti
Questo è il caso in cui vino e territorio convivono felicemente. Se dici Albugnano pensi subito al vino. Siamo nel Nord della provincia di Asti, al confine con la Collina Torinese e con la provincia omonima. Pochi produttori, un areale molto ristretto, ma vini eccellenti, oltre all’Albugnano, la Freisa, la Barbera, lo Chardonnay. Un territorio che negli ultimi tempi è stato investito da un’ondata di dinamismo.
E non è detto che per potere assaporare i vini di questo territorio si debbano spendere delle fortune. Un esempio è una piccola azienda proprio di Albugnano, Roggero Vini, oggi condotta da due fratelli giovanissimi, Mauro enologo e Marina comunicatrice, pieni di entusiasmo, di idee, di futuro.
Vado ad incontrarli ad Albugnano in località Santo Stefano, frazione Vallana. Una manciata di cascine bellissime tra vigneti, boschi e colori autunnali meravigliosi.
Mi viene incontro Mauro che mi accoglie in una sala degustazioni molto invitante attorniata da bottiglie che mi incuriosiscono.
Leggo sul profilo Facebook della Cantina “Mauro fa i vini e Marina li racconta”, voglio partire da qui
“Significa che io mi occupo della parte produttiva del vino, dal suolo all’imbottigliamento, dal recupero di antiche vigne ai nuovi impianti. Qui negli Anni ’70, ’80, si è registrato un significativo abbandono dei vigneti, tutti guardavano alla città, all’industria, allo stipendio fisso. Oggi, si è invertita la tendenza, c’è la riscoperta dei filari, della coltura dell’uva e io insieme a mio padre e a mio zio lavoriamo i vigneti e poi in cantina. Il vino si fa in vigna, successivamente in cantina si affina cercando di conservare quanto di buono ci ha dato la natura. Non ci può essere cantina se prima non c’è vigneto. Io arrivo fino alla bottiglia tappata”
Produrre vino vuol dire mettere insieme un insieme di saperi, competenze specifiche che devono portare alla commercializzazione del prodotto. Per questo c’è Marina, che si occupa di marketing e comunicazione in azienda.
Ti chiedo, Marina, se hai un segreto particolare per svolgere la sua attività.
“Il segreto è far si che la gente venga qui in cantina ad assaggiare i nostri vini. Il mio è stato un ritorno in patria dopo anni di assenza da Albugnano. Questa terra mi ha richiamata, qui vive la mia famiglia. Ho accettato l’invito di Mauro per il nuovo progetto del vino dell’azienda e ho accettato. Ho pensato che, unendo le competenze e il saper fare di mio fratello e le mie esperienze pregresse nella ristorazione in Langa, in un mondo che mi ha permesso di conoscere tantissima gente, si potesse costruire un percorso importante. Vogliamo che il nostro vino possa essere conosciuto nel mondo. Lo so, è un obiettivo ambizioso ma dobbiamo farcela”
Marina, come si racconta il vino?
“Penso che si debba partire dalla passione innanzitutto, e poi la professionalità fa il resto. Quindi no alla didattica, no alla recitazione di una poesia. La poesia a memoria non ha senso, bisogna interpretarne il significato e saperlo raccontare. Il segreto è tutto qui: portare in evidenza, sulla scena quanto di vero, di bello, di fatica, di sacrifici e di gioia, ci sia dietro ogni sorso del nostro vino. Devi prima crederci tu!”
Tutto quello che sta attorno al vino è un’esperienza: cosa ti “prende” di più
“Sicuramente la passione, il credere in quello che stai facendo, in quel prodotto e in quel territorio, il rispetto verso quella terra che ci ha dato tanto; ora è arrivato il momento di ringraziare il territorio; il discorso non è solo commerciale, coinvolge la sfera dei sentimenti”
Tu sei tornata qui da un anno circa: è stato tuo fratello Mauro a suonare il campanello di casa tua
“Si ha suonato lui fisicamente il campanello. Comunque in questi anni che ho lavorato lontano da Albugnano sono entrata in contatto con cantine, aziende familiari che hanno creduto molto nella tradizione di chi li ha preceduti e in quello che fanno attualmente. Questo stato d’animo, i sentimenti che sono racchiusi nell’animo umano mi hanno condizionato molto nella scelta di ritornare a casa mia, della mia famiglia, tra questo gruppo di cascine che dopo un po’ di anni di abbandono stanno tornando a vivere, per concorrere a realizzare sogni, nuovi progetti che Mauro aveva ideato”
Prima che Mauro suonasse il campanello, di cosa si occupava Marina?
“Sono stata impegnata nel campo dell’enogastronomia per qualche anno, nelle Langhe. Sto portando qui le mie esperienze, i miei nuovi saperi, le competenze acquisite per poter collaborare con Mauro e riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”
Voglio guardare avanti: questo potrebbe diventare un luogo di cibo, oltre che di vini?
“In futuro potrebbe diventarlo, ma in questo momento vogliamo affrontare il tema del passaggio generazionale, innanzitutto, e quindi procedere a innovare l’azienda, partendo da nuove fondamenta, in un territorio che non è quello delle Langhe, ma qui è ancora vergine, selvaggio, come la Langa di 40, 50 anni fa. Però oggi abbiamo a disposizione strumenti e tecnologie per progredire su tutti i fronti, a parte le potenzialità di questi luoghi. Questi sono luoghi che raccontano cultura, abbiamo il romanico, la via francigena, la Terra dei Santi, dobbiamo rimanere tutti uniti, fare sistema”
Cambio direzione e mi rivolgo a Mauro chiedendogli se è nelle loro intenzioni allargare gli orizzonti della produzione, magari passare dai 7 ettari attuali a 14
“Per adesso la nostra intenzione è continuare a produrre secondo un carattere familiare, perché vogliamo offrire un prodotto di alta qualità e quindi con la massima attenzione a tutte le fasi produttive”
Aggiunge Marina “Diventare più grandi snaturerebbe anche il rapporto diretto col cliente. È bello poter seguire il cliente, mi piace molto relazionarmi con le persone. Comunicare con la clientela e raccontare quello che hai fatto trovo che sia una cosa fantastica, sedersi attorno a un tavolo e fare assaggiare quello che hai prodotto, confrontarsi diventa un momento che il cliente apprezza molto, si sente coccolato”
Vendemmia 2023: Mauro com’è andata?
“È stata un’annata molto difficile: siamo partiti dalla siccità invernale e primaverile, per poi passare a un mese di piogge continue, poi di nuovo siccità e irraggiamento solare elevato. Ci ha sfiorati la grandine, senza colpirci fortunatamente, poi la pioggia della prima decade di settembre con un bel soleggiamento a seguire ci ha regalato dei grappoli pieni. Posso definirla tra le 4 e le 5 stelle”
Parliamo ora della vostra Freisa d’Asti Doc Superiore 2019 – Dionisiaco – che ha ricevuto il Premio Qualità Prezzo della Guida Berebene del Gambero Rosso 2024
“Sul Freisa siamo partiti da lontano, forse è stato il mio primo lavoro su cui ho investito, apportando le mie conoscenze, i miei saperi da enologo, le teorie imparate durante il percorso di studi, che, uniti all’operatività fatta in vigneto in questi anni, hanno fatto sì che io riuscissi a creare qualcosa di diverso e di nuovo. Ci hanno fatto aspettare un bel po’ prima che arrivasse la notizia, ma è stato bellissimo, siamo felici”
E veniamo a due vini particolari della vostra azienda, il Fortenera e il Viognier
“Si sono due vini speciali che produciamo, per tradizione. Il Fortenera, derivante dall’antico vitigno Montanera, raro, di cui produciamo circa 1000 bottiglie all’anno, è un vino particolare, un po’ difficile, capriccioso, di resa molto bassa, esclusivo direi, non è un vino di quantità, necessita di molte attenzioni in vigna. Non è un vino dalla struttura muscolosa, si può abbinare ad un aperitivo gastronomico ma si adatta molto bene con i primi piatti della cucina piemontese come un agnolotto o una pasta ripiena al ragù. Il Viognier è una varietà di origina francese, ma da alcuni studi si evince che ha stretta parentela con Freisa e Nebbiolo, quindi una varietà che arriva da questi territori, come origini. Ho voluto scommettere si questo vino partendo, appunto, da questi presupposti. Questa 2023 è la terza annata di produzione, circa 2000, 3000 bottiglie all’anno. È molto richiesto”
Vorrei chiudere col vino del cuore di entrambi
“Per quanto mi riguarda, dico Fortenera: così si esprime Mauro. È stato anche oggetto della mia tesi di laurea. È un vitigno quasi sconosciuto, dalle grandi potenzialità, molto raro che sta avendo riscontri molto positivi; ha tutte le caratteristiche per farmi battere il cuore. Quello su cui scommetto è l’Albugnano, con la sua tipicità territoriale, il vino che serve da traino per la scoperta di questi luoghi meravigliosi”
“Il cuore è quello dell’enologo, è una sua creatura, afferma Marina. Io non posso contraddirlo, è lui l’artefice in vigna e in cantina, a me bastano alcuni suoi atteggiamenti, la sua convinzione, le sfide e le scommesse che fa. Devo però aggiungere che la Freisa mi intriga parecchio”
Dal cuore al mercato: Marina, i vini della vostra azienda dove vanno a finire?
“Mauro è entrato in azienda nel 2014, ha cominciato a portare idee innovative, a seguito dei suoi studi universitari. Ha fatto il punto della situazione, ‘chi siamo’, ‘dove vogliamo andare’, ha impiantato Montanera e Viognier. È cambiata la clientela a seguito di alcuni cambiamenti della filosofia di conduzione. Noi siamo passati da un mercato di sfuso di qualche anno fa a un mercato di imbottigliato. Ancora non guardiamo all’export perché, secondo me, prima dobbiamo strutturarci partendo dalla nostra azienda, poi dal nostro territorio e quindi guardare più lontano. Importante è crederci. E noi ci crediamo”.
Viva il futuro!
Grazie