Il mondo del vino narrato da una vignaiola ha un altro significato. Vuol dire maggiori sacrifici, tante rinunce, stipulare compromessi con la famiglia e con il mondo che ti circonda. Se poi è una madre di famiglia con quattro figli, allora la vita si complica. Il racconto di Sara Vezza è fantastico, fatto di valori, di sentimenti, di sogni, di felicità e di fortuna.
Incontro Sara in occasione di un evento, “Indomite del vino”, proprio nella sua Cantina di Monforte d’Alba, in località Castelletto, tra i crinali di Nebbiolo più prestigiosi delle Langhe, tra il Castello di Serralunga d’Alba e di Castiglione Falletto. Inutile dire che qui, tra queste colline preziose, in mezzo a questi filari magici, regna un silenzio fuori dal comune. La Bellezza, qui si scrive con la B maiuscola e non è solo riferita ai luoghi, ma soprattutto a lei, a Sara, per tutto quello che riesce a realizzare, per la capacità di leggere il territorio, per i suoi valori della vita, per la sua innata passione per il vino e il suo mondo.
Figlia d’arte, mamma insegnante di viticoltura, papà enologo, quinta generazione di contadini, una donna che “guarda avanti per guardare oltre”. “Da sempre appartengo alla Terra”, dice.
Parlare con Sara è come entrare dentro una favola, immergersi e non volere arrivare alla fine.
“Indomite del vino” è una mostra fotografica itinerante che raccoglie volti e storie di donne coraggiose impegnate, non senza difficoltà, nel mondo del vino.
Perché Sara è “indomita del vino”?
“La mia storia nel mondo del vino è legata a tutta la mia vita, a tutte le difficoltà che ho dovuto continuamente contrastare a livello familiare, a causa di un passaggio generazionale che si è protratto per tanti anni e ad una maternità che ho voluto e che si è ripetuta quattro volte. Vedi, i nostri vini vengono commercializzati soprattutto all’estero e questo ha significato viaggiare. Mi sono chiesta ‘devo far venire più gente possibile in Langa’. Stiamo parlando di un tempo in cui l’enoturismo era un perfetto sconosciuto… far pagare una degustazione non era pensabile né sottoposto a norme ben precise!. Mi sono quindi inventata tutte le esperienze possibili per attirare gli appassionati in cantina… esperienze focalizzate, ad esempio, sul Barolo; la Caccia al Tartufo con visita in cantina e abbinamenti al vino. Questo mi ha permesso di attirare molte persone e in questo devo dire sono stata una pioniera in questo territorio. Ricordo visite con un bimbetto nel marsupio e altri che coloravano sul pavimento. Non volevo rinunciare a niente… questo mi ha permesso di costruirmi un’autostima importante e di salire su una enorme piattaforma di lancio”
Sara, i tuoi sogni non finiscono mai
“Si, voglio che si prenda maggiore consapevolezza dell’importanza che ha questo luogo. Viviamo in un posto dove la viticoltura è davvero redditizia, siamo privilegiati ma abbiamo il dovere di tutelarlo. È necessario reinvestire nel territorio per promuoverlo, farlo conoscere, per le future generazioni, per avere anche loro un’economia in crescita e sostenere un patrimonio grandioso che oggi abbiamo in mano noi tutti”
Rimaniamo nell’ambito dei sogni: se dovessi fare una scaletta dei valori della vita, il sogno dove lo metti?
Al primo posto, abbinato alla passione. È quello che ti fa svegliare un’ora prima al mattino, che ti tiene sveglia di notte; è il motore della nostra vita. Se non ci fosse, quale sarebbe lo scopo della vita? Sai, io ho 4 figli, ma non è scritto da nessuna parte che debbano prendere la mia strada! Il mio imperativo morale è essere per loro un esempio etico e di comportamento. Avere avuto una mamma che non si è arresa mai, che ha saputo realizzarsi sia a livello di famiglia che dal punto di vista professionale è fondamentale per loro. Se non fosse stato così non sarei stata felice e avere una mamma non felice sarebbe stato devastante, avrebbe portato conseguenze irreparabili. ‘Il lavoro è una condizione importantissima che mi rende felice; è come staccare per una settimana e rimanere sola con voi’. Lo ripeto spesso ai miei figli”
Sara, sei ora passata dai sogni alla felicità, aggiungi sempre un bel tassello. Qual è il segreto per legare il sogno alla felicità. Parlami di qualche tua esperienza di vita
“Prima di tutto, saper godere del presente, in qualunque forma sia. Ad esempio, non dare per scontato che abito in un posto meraviglioso. Le mie vigne sono diffuse sul territorio e mi devo spostare in macchina. Credimi, sai quante volte mi fermo per osservare il paesaggio. Abito qui da 43 anni, ogni giorno apro la finestra e guardo l’orizzonte, i filari, gli alberi…non è mai uguale… è il fatto di non abituarsi alla Bellezza che ti fa andare avanti, lo stupore che ti prende quando ammiri lo spettacolo che hai davanti. Questa magia è essenziale”
Queste finestre che si aprono sui filari parlano di felicità
“Certo! A volte arrivano anche notizie tristi, e questa visione mi aiuta a guardare la vita con maggiore ottimismo. È una cosa che cerco di insegnare ai miei figli quando sono infelici. Agganciatevi sempre alle cose che vi rendono felici, che vi piacciono di più. Vi aiuta a vivere meglio”
Sara, ti senti più mamma o vignaiola?
“Quello che mi fa sentire veramente libera è andare nelle vigne, come stamattina, per guardare il lavoro degli operai. Ho scelto questo lavoro per stare in vigna, poi devi anche fare l’imprenditrice e allora nei vigneti ci vai sempre meno. Quella per me quella si chiama libertà”
I tuoi 4 figli sono un ostacolo alla tua professione o ti hanno aiutato a crescere?
“Mi hanno sicuramente aiutata a cambiare prospettiva. Finché non ci sono stati, il mio primo figlio era l’azienda di famiglia. Poi ho capito che non avevo bisogno di dividere ma di moltiplicare; ho avuto tanta fortuna, merito anche di mio papà (Roberto Vezza N.d.r), una presenza importante nella mia vita, e della ‘tata’ che da 11 anni mi aiuta a crescere i figli. Ma non tutto arriva per caso, sono convinta che le cose ti arrivano nel momento in cui ne hai bisogno, e potrei raccontare diversi esempi in proposito”
Tu credi in Dio?
“Si io credo in Dio, per me è tutto quello che vedi fuori. Quando mia mamma (Josetta Saffirio N.d.r) ha venduto i terreni, per me è stato un periodo molto complicato. Passavo le mie notti insonni e pregavo Dio… ’non importa Signore come finirà, poni fine a questa vicenda fatta di dolore e di rancore; ci saranno altri progetti, non mi importa quale sarà la strada, importante è posare questo peso che ho addosso e che non mi aiuta a vivere felicemente con la mia famiglia”
Che senso dai al denaro
“È un mezzo, uno strumento, non è un mio punto d’arrivo e non lo è mai stato”
A proposito, c’è un punto d’arrivo nella tua attività o non l’hai inventato ancora?
“In realtà, nel mio percorso, fisso degli obiettivi. So di sicuro che entro 5 anni dovrò realizzare un progetto che è solo nella mente, non è ancora scritto. Ho dedicato 20 anni a questa azienda, ora mi piacerebbe iniziare, in parallelo, un nuovo percorso”
In un’intervista fatta a papà Roberto un paio d’anni fa, lui mi disse “Sara è destinata a diventare una tra le prime 5 donne vignaiole d’Italia”: che risposta ti senti di dare a papà?
“Devo dire che papà è stato sempre l’unico ad avermi sostenuto, direi di aspettare allora e poi vedremo se aveva ragione”
Ti senti privilegiata a vivere tra il Castello di Castiglione Falletto e quello di Serralunga d’Alba?
“Assolutamente si. Ma voglio ricordare che la fortuna aiuta gli audaci, però devi continuamente credere in quello che fai e ti devi saper muovere in ogni direzione, non devi mai restare ferma pensando di essere protetta”
Mi parli di audacia e allora mi porti a chiederti chi è Sara Vezza e come ti definiresti con tre aggettivi
“Sicuramente sono una persona determinata e di conseguenza coraggiosa. E soprattutto un’entusiasta perché quando mi butto in un progetto do anima e corpo e lo porto a termine nel migliore dei modi. Altrimenti lo vedrei come un fallimento, perderei quella stima di me stessa di cui ti dicevo prima”
E ora dimmi la prima cosa che non hai mai fatto fino a ora e che vorresti fare
“Vorrei creare qualcosa nel mondo del vino che non esiste ancora. Vorrei smontare l’idea del vino così com’è percepito: quest’alone aulico che circonda questo mondo e la convinzione che sia un prodotto per pochi addetti ai lavori deve cambiare. Mi piacerebbe fare diventare ‘popolare’ il vino, nel senso che è un fattore culturale, mi spiego meglio: oggi il vino è inteso come un prodotto che deve entrare nel nostro corpo, esclude diverse categorie quali i bambini, chi è affetto da determinate patologie, chi non lo beve. Credo che bisogna legarlo, invece, ad un concetto di cultura di un Paese, bisogna partire dal basso. Penso, ad esempio che se il vino facesse parte della tua quotidianità, sin da bambino, difficilmente, da adulto, avresti problemi di abuso di alcol. È un problema educativo. Non devo pensare al vino come ad una bevanda che inserisco nel mio corpo, ma a qualcosa che deve coinvolgere gli altri quattro sensi. Occorre cambiare la prospettiva”
Quando assaggio un calice del tuo vino, cosa vuoi che ci trovi dentro
Per me è molto importante che ci trovi il territorio, è lui il protagonista non il produttore, lui è un interprete. La cantina deve supervisionare che tutto vada per il verso giusto, non bisogna essere interventisti. Con le tecniche di vinificazione occorre fare si che si ottenga il risultato migliore che rappresenti il territorio, le caratteristiche del vitigno e racconti anche l’annata”
Voglio tornare all’inizio. Come vedi quest’iniziativa delle “Indomite del vino”
“Penso sia estremamente positivo dare voce, anche attraverso una mostra, alle donne che ogni giorno, bene o male, lottano contro la disparità di genere. Dare voce alle donne non è così scontato. È una bella apertura”
Dai un consiglio ad una donna che vuole entrare in questo mondo sensazionale del vino
“Non si devono accettare compromessi, si devono difendere i propri valori”
Ringrazio Sara per la disponibilità, per il suo racconto, ma soprattutto per la sua schiettezza e determinazione, perché crede nei sogni, valori che contano, che si possiedono e si tengono dentro ad ogni costo.
Grazie.