In Emilia-Romagna la mitiilicoltura, l’allevamento dei mitili, ha avuto uno sviluppo repentino a partire dalla seconda metà degli anni ’80 con l’avvento di nuove tecnologie di allevamento che hanno consentito la possibilità di operare in zone poste in mare aperto, tra 1,5 e 4 miglia dalla costa, ad oltre 10 mt di profondità. In precedenza i produttori utilizzavano prevalentemente le piattaforme metanifere off-shore e le banchine dei moli, oltre alla produzione interna della Sacca di Goro.
A tutt’oggi essa rappresenta uno dei settori più importanti dell’economia legata al mare, coprendo il 30% del consumo nazionale e dando occupazione ad alcune migliaia di persone tra lavori diretti e indotto del settore.
Oggi gli impianti di produzione della cozza romagnola sono distribuiti lungo tutta la costa regionale, con diversi impianti e porti di sbarco a Cattolica, Rimini, Bellaria Igea Marina, Cesenatico, Cervia, Porto Garibaldi e Goro.
Attualmente negli impianti lungo la costa sono allevate su larga scala cozze della specie Mytilus galloprovincialis, una specie fra le migliori in Italia perché ha un buon contenuto in carne e un frutto più succulento e saporito, dovute alla particolarità delle acque di questa zona, che assicurano un elevato grado di salubrità e buone qualità organolettiche grazie alla ricchezza di fitoplancton e micronutrienti sia nell’area del Delta del Po, sia in mare aperto.
La loro coltivazione è un’attività di acquacoltura estensiva: nelle varie fasi di accrescimento l’uomo si limita a fornire una struttura per ospitarle e curarle fino alla raccolta, senza fornire loro alcun altro alimento.
Gli impianti di mitilicoltura della cozza romagnola sono basati su un processo produttivo sostenibile che fornisce un prodotto ricco di proteine nobili, vitamine e oligoelementi.
Le cozze in generale sono tra gli alimenti a minor impatto ambientale in quanto si sviluppano combattendo l’eutrofizzazione delle acque costiere e sottraendo CO2.
La cozza romagnola raggiunge il culmine della qualità organolettica nella tarda primavera e per tutta l’0estate, ma mantiene comunque un buon contenuto di carne anche negli altri periodi dell’anno; viene raccolta a mano nel periodo estivo sia nei banchi naturali che in quelli artificiali da pescatori sommozzatori.
Da qualche anno i produttori romagnoli si sono riuniti nel Consorzio Miltilicoltori dell’Emilia-Romagna, garantendo al prodotto severi controlli delle varie fasi di produzione, della filiera ed igienico sanitario, sottoponendosi anche alle certificazioni CSQA e quelle di impronta ambientale, con l’obiettivo di valorizzare al meglio la cozza romagnola, che, come afferma Omar Casali, dell’Associazione Cheftochef emiliaromagnacuochi, è la base perfetta per ricette gourmet, ma è altrettanto gustosa semplicemente gratinata o saltata in padella con olio, aglio, prezzemolo e pepe.