Maledette le piogge primaverili, che hanno avvilito viticoltori e olivicoltori, che si sono ritrovati con il raccolto dimezzato e le piante ammalate. Benedette le piogge primaverili, però, ora che è la stagione del tartufo, mai come quest’anno abbondante, profumato ed economico.
L’anno d’oro del tartufo
Oddio, definire economico un prodotto che costa centinaia o migliaia di euro al chilo può sembrare paradossale. Ma la verità è che i prezzi sono all’incirca la metà di quelli dell’anno scorso, l’anno nero dell’oro bianco, e i suoi appassionati potranno recuperare le scorpacciate proibitive nel 2022. Il Tuber Magnatum Pico ha infatti bisogno, sia nella germinazione sia nella maturazione, di terreni umidi e freschi, nutrendosi di acqua e Sali minerali che assorbe dalle radici dell’albero con cui vive in simbiosi, prevalentemente querce, lecci, pini e sughere, che gli forniscono caratteristiche differenti e peculiari. E quindi finora l’annata è stata ideale per il fungo. E forse vale la pena approfittare di questo primo scorcio della stagione per acquistare qualche profumata pepita, prima che il caldo insolito di questo autunno “fake” rovini tutto.
Acqualagna sorride, a San Maniato altissima qualità
Naturalmente la situazione è differente nelle varie aree. Ad Acqualagna, nelle Marche, la borsa del tartufo registra al momento prezzi che vanno dai 1.500 ai 3.000 euro al chilo a seconda della pezzatura (si sa che i tartufi più pregiati sono quelli oltre i cinquanta grammi), mentre il tartufo nero estivo va dai 450 ai 600 euro. L’anno scorso si arrivò a pagare un bianco di grande pezzatura fino a 5.000 euro al chilo. Ottima anche la situazione nelle altre capitali del tartufo marchigiano, da Sant’Angelo in Vado a Pergola, con prezzi attorno ai 1.000 euro al chilo per il bianco pregiato.
Spostiamoci in Toscana, a San Miniato, dove la qualità si profila altissima e i prezzi variano dai 1.500 euro per i tartufi più piccoli, di poche decine di grammi, a i 2.500-3.000 per i grandi, anche se il “raccolto” finora non è poi così abbondante a causa delle scarsissime piogge delle ultime settimane. Arriviamo in Emilia, a Savigno, nella Valsamoggia. Qui le aspettative sono alte anche se i primi prezzi, dai 3.000 ai 4.000 euro al chilo per le pezzature più grandi del bianco pregiato, e dai 400 ai 500 euro per il nero, non sono poi molto distanti da quelli dell’anno scorso, anche se in caso di abbondanza sono destinati a scendere.
Alba e il resto dell’Italia
Ed eccoci ad Alba, la capitale nazionale del tartufo bianco. Il sito tartufo.com, che funge da mercato online del fungo ma anche come piattaforma di informazione e come rete tra tartufai, registra attualmente per il Tuber Magnatum Pico prezzi medi di 3.137 euro al chilo per le pezzature superiori ai 50 grammi, di 2.165 per le pezzature tra i 20 e i 50 grammi e di 1.195 per i pezzi inferiori ai 10 grammi. L’anno scorso la quotazione sfiorò i 7.000 euro nella prima decade di novembre, tenendosi per tutta la stagione ben oltre i 5.000 euro e scendendo un po’ solo a fine stagione, tra dicembre e gennaio. Non ci sono quotazioni disponibili per le altre regioni “tartufaie”, dall’Umbria al Lazio, dagli Abruzzi al Molise, Basilicata e Calabria, ma la tendenza appare la stessa: sarà un anno molto profumato.
di Andrea Cuomo by Gambero Rosso