Oggi ho deciso di salire le scale del Paradiso, c’è un tramonto bellissimo, con qualche nuvola per dare un po’ di mistero, la Sacra di San Michele davanti, maestosa. Attorno a me castagni, tigli, ciliegi selvatici, roverelle. Un po’ di baite sparse, tutte in pietra, un’atmosfera sensazionale che mi sorprende un po’, circa 50 mila metri quadri di terreno. Sono colpito dal luogo, dal silenzio della natura, dalla bellezza del paesaggio. Sono a Case Mandria, vicino alle nuvole, in Valle Susa.
Questo è un angolo del Piemonte nascosto e poco conosciuto, dominante sulla valle, a 800 metri di altitudine, nel territorio del Comune di Caprie, un luogo testimone di un tempo che non c’è più, che ti suggerisce benessere. Lo hanno capito Mauro Greppi e la moglie, Cristina Rioli, assieme al figlio Giulio, che nel 2009 hanno acquistato questo borgo abbandonato dal 1994.
A Case Mandria non c’era energia elettrica, né strade; Mauro e Cristina curano con grande passione e trasporto affettivo questo luogo, ogni giorno dedicano qualche ora quassù a dare vita a questa nuova realtà.
Intervisto Mauro seduto su una panca che guarda il mondo. Prima di iniziare, mi invita, però, a bere un bicchiere di Baratuciat, accompagnato da una toma fresca. E proprio da lì iniziamo la piacevole chiacchierata, partendo proprio dalla sua vigna eroica appesa alla montagna.
Mauro, nel ringraziarti per avermi condotto a Case Mandria, un luogo che fa sognare, parliamo di questa vigna meravigliosa
“Si, questa è una vigna spettacolare, rinata dopo tre anni di lavori, durissimi e impegnativi, per poter recuperare i terrazzamenti, i muri a secco e impiantare i filari. Un intervento coraggioso, tutto manuale. Una bella impresa, ti confesso, ma ardua”
Prima di proseguire, parlami di questo territorio e di Case Mandria
“Siamo appena sotto la cima del Rocca Sella, con vista sui Laghi di Avigliana e di fronte alla millenaria Sacra di San Michele. Qui, la vista spazia dalla Basilica di Superga al Monviso; questa è una delle più belle terrazze della Valle di Susa. Ci viveva la famiglia Olivero, contadina, che per due o tre generazioni si è sostenuta con quello che la natura poteva offrire, dalle patate, ai frutti, dalla pastorizia alla legna. Hanno vissuto qua fino al 1994, senza luce, senza acqua e nessuna strada di collegamento. Una vita fatta di dignità ma estremamente faticosa, fatta di privazione e sacrifici. Un’estensione di circa 6 ettari con delle pendenze significative. Poi, fino al 2005, l’abbandono”
Come siete arrivati qui?
“Sinceramente, l’idea di partenza era quella di sistemare i nostri animali, una mula, una cavalla e una puledra che montavamo sui sentieri qui intorno. È nata l’esigenza di trovare un posto mio dove tenere i miei animali. Ero anche disposto a spostarmi nel Canavese piuttosto che nelle Valli di Lanzo o in Val Sangone. Noi abitiamo qui vicino, sempre sulla collina. Ho trovato un annuncio, ho visto l’appezzamento dall’elicottero, mi è piaciuto e l’abbiamo comprato”
Mauro, da allora a oggi cosa è cambiato qui?
“Dopo 14 anni di lavoro, tutti i giorni, con l’aiuto di mia moglie e di mio figlio, tutto è cambiato: abbiamo aperto una strada, progettato un allacciamento elettrico, recuperato un paio di fabbricati, ricostituito un vigneto completamente abbandonato, ripristinato il frutteto, il castagneto, cambiando la destinazione d’uso a vigneto”
Vedo 5 o 6 casolari semidistrutti ma di una suggestione straordinaria: cosa pensate di fare di questi casolari
“Beh, il fabbricato principale, abitato dalla famiglia Olivero fino all’ultimo, sarà recuperato grazie ad un bando del PNRR riguardante i fabbricati rurali dei borghi alpini. È nostra intenzione destinarlo alla valorizzazione di questo territorio e dei suoi prodotti, quali i formaggi piuttosto che i vini di montagna. Ma anche ad eventi culturali, presentazioni, mostre, etc,. Questo luogo è ideale per dare il benvenuto ai viaggiatori che vengono a scoprire la Valle di Susa”
Siamo ad un punto della sera, all’ora del vespro, e in cielo sta facendo capolino la luna, è un momento particolare, quasi magico, se non misterioso. I colori del tramonto che su questa montagna sono incantevoli mi suggeriscono momenti di poesia, di spiritualità. Poi, se a tutto questo incantesimo si aggiunge la visione straordinaria della Sacra di San Michele, maestosa davanti a me, lo spettacolo della natura diventa suggestione bella e buona. Chiedo a Cristina, che assiste all’intervista, di intervenire nella chiacchierata e le faccio una domanda.
Cristina, guardando quello che ci sta attorno, il tuo pensiero dove vola?
“Io vengo qui, a Case Mandria, per non pensare a niente, per rimanere sola con me stessa, per ammirare tutto quello che mi circonda e ritrovare l’armonia del vivere. Questo silenzio mi suggerisce che qui deve anche diventare un centro di incontro, dove poter fare yoga, meditazione, assaggi. Questa balconata sulla valle si presta a creare atmosfere conviviali, con qualche tavolo e la condivisione di cene a tema, in compagnia”
Quando sei qui, Mauro, come giudichi il “mondo di sotto”, quello delle auto che sfrecciano giù in autostrada
“Rumoroso, frenetico, caotico, esaurito! Purtroppo è il mondo di tutti i giorni, del mio lavoro, che mi dà da vivere. Poi, per fortuna, quasi tutte le sere siamo qua per qualche ora e stacchiamo la spina, dimentichiamo tutto”
Ti ritieni un uomo coraggioso?
“Vedi, io ho sempre pensato che il più grosso errore che un uomo possa fare è rinunciare a qualsiasi cosa. Io, qui, ho voluto provarci. Conoscendomi, ho agito con coraggio, con coerenza, coi piedi per terra; certo, in ogni cosa che fai un po’ di rischio c’è sempre. Un minimo di paura l’ho avuta, un uomo che non ha paura non è un uomo. Scrivo sempre nel retro delle mie etichette del vino che ‘ho bisogno di un’energia per poter realizzare i miei sogni’. I sogni non si possono concretizzare senza una forza che li alimenti”
A proposito di energia vitale, parlami de ‘La Vigna nel Borgo’ l’evento che organizzate qui in estate, a metà luglio.
“Si, quest’anno la seconda edizione di una manifestazione che vuole promuovere la viticoltura eroica della Valle di Susa. L’idea è nata per caso: avevo visto un video girato in Valle che faceva vedere un anno solare della vita in vigna, analisi e descrizione dei lavori nei vigneti. Mi sono innamorato di questa proiezione e ho pensato che fosse utile divulgarla tra le persone sensibili verso questo mondo. È nata l’idea de ‘La vigna nel borgo”. In questa seconda edizione, il silenzio sotto le stelle sarà accompagnato da musica jazz e swing, visita guidata alla vigna produttiva e all’altra appena nata, degustazione di vini della Valle e picnic. In scena anche un maxi schermo con la proiezione di immagini della vita e della natura delle Valli circostanti’”
Mauro, a seguito della realizzazione di questo progetto, com’è cambiata la vostra vita, qual è la nuova visione del futuro
“Nella mia vita ho sempre fatto un sacco di cose, ho sempre voluto provare. Se la moto la tieni ferma per 15 anni e a un certo punto la vuoi rimettere sulla strada, basta cambiare la batteria e al 90% torna a correre; qui con il progetto Case Mandria l’attenzione è giorno per giorno, ci devi stare sopra sempre, non puoi abbandonarlo. La nostra vita è cambiata e cambierà”
Interviene ancora Cristina, presa da un attimo di commozione, rapita dall’emozione del racconto…
“Si, la mia vita è cambiata, se vuoi raggiungere degli obiettivi nella vita devi perseverare, devi credere, devi essere determinato, quasi rasentare l’ossessione. L’idea è stata di Mauro e quando ha bussato alla mia porta e mi ha confessato i suoi propositi ho risposto subito di si. È stato un inizio faticoso, i primi anni, tutti i weekend le nostre mani hanno lavorato qui, e poi volevo assecondare la sua passione per la terra, per il bosco. Un progetto che ha coinvolto anche Giulio, nostro figlio, allora piccolino”
E si avvicina Giulio, oggi 17enne; lo voglio coinvolgere nel discorso sul futuro, mi interessa ascoltare il suo pensiero su Case Mandria…
“Di solito raggiungo questo luogo con l’Ape, mi piace… stare qui mi piace, io sono uno studente di Agraria, amo la terra, voglio dare una mano a papà per la coltivazione dei vigneti, anch’io ho la passione”
Mauro, nelle mie interviste parlo sempre di felicità. Vorrei sapere cosa significa per te!
“Guarda, mi hai colto nel momento in cui sto sorseggiando un calice di Baratuciat, posso confessarti che questo, per me, è un momento di felicità. Ma il mio concetto di felicità parte da molto lontano; ho fatto soccorso alpino per tanti anni, sono rientrato in elisoccorso tante volte: per me essere felici è quando sei indispensabile per gli altri. Il resto lo compri”
Dimmi tre cose che ti mancano nella vita
“In primis, vivere qua, in questo luogo, dormire qua, svegliarmi in questo silenzio e con questi profumi, andare nella vigna a mezzanotte; poi, mi manca l’arrampicata, l’emozione della scalata in montagna, andare in moto, fare sci alpinismo… mi manca tutto quello che Case Mandria mi ha rubato”
Se dovessi rinascere, ripercorreresti la stessa strada?
“Finirei sicuramente gli studi di Architettura, continuerei a vivere in Italia, il posto più bello del mondo, e se dentro lo zaino ci metto un po’ di Piemonte andrei a vivere in Centro Italia”
Ora parliamo di vigna e di vino, siamo su questo vigneto verticale tra i boschi. Qui produci il Baratuciat, un vino di montagna, simbolo della Valle, vino ‘eroico’. Tu Mauro, ti senti un eroe? Cosa rappresentano per te quei 30 filari in pendenza sul mondo…
“No, sono uno a cui piace la storia degli uomini, appassionato di questo luogo, che vuole conoscere il passato, la vita della gente che ha vissuto tra queste montagne, che ha costruito questi muretti a secco. Quei filari meravigliosi rappresentano una sfida e una prima vittoria, arrivata dalla sana incoscienza, ma voluti fortissimamente dalla mia passione. Questo era un luogo abbandonato che non conosceva nessuno. Oggi grazie al nostro impegno e al duro lavoro che abbiamo fatto, abbiamo ridato vita a questa montagna. È un luogo conosciuto: ‘ah si lassù, dove c’è un pazzo che produce il Baratuciat’. Questo è un grande motivo di soddisfazione”
“Lasciate ogni speranza voi che entrate”, dice il verso di Dante sulla porta dell’Inferno. Cosa volete voi che ci fosse scritto entrando a Case Mandria
Il pensiero di Cristina: “Noi qui ospitiamo le persone aprendo il cuore e stiamo molto bene in compagnia. La scritta deve essere un invito a tutti a venirci a trovare, perché qui portereste il vostro sorriso, i vostri sentimenti, qui starete bene assieme a noi, in compagnia del nostro mondo, del nostro cuore. Con la speranza che quando andrete via porterete con voi un po’ della ricchezza di questo luogo”
Risponde Mauro: “Io metterei la scritta all’uscita: ‘portatevi dietro tutto il bello che c’è qui, dopo la vostra esperienza, la bellezza, il silenzio, il tramonto se non l’alba, o ancora il sorso del vino appena assaggiato o il sapore di una castagna appena raccolta. Portate con voi la natura che vi ha parlato”
Concludiamo la chiacchierata parlando di sogni e di futuro. Se i sogni vi portassero lontano dove vorreste arrivare?
Rispondono Mauro e Cristina all’unisono… lo stesso sogno, un incantesimo: “Sicuramente vorremmo vivere qui, creare un’attività ricettiva, accogliere persone, condividere il tempo e le emozioni. Vivere felici, assieme a questa natura eterna”
Buona vita, allora, a voi. I sogni molte volte si avverano e ve lo auguro di cuore, come col cuore state organizzando la vostra vita.
Lascio il Paradiso quando le stelle in cielo fanno la loro parte e la Sacra di San Michele illumina il “mondo di sotto”, dove, ahimè, sto per tornare.
Grazie a Mauro, a Cristina e a Giulio.