Un autentico vitigno del territorio, meno di dieci ettari a Tramonti, tra i Monti Lattari e il Valico di Chiunzi, solo 8000 bottiglie l’anno in circolazione e legate a una pura ruralità; secondo le ricostruzioni scientifiche, pare sia nato dall’incrocio dell’Aglianico con la Tintora avvenuto molti secoli fa, un vino dai sentori di sottobosco, elegante e complesso, ideale da abbinare a legumi e arrosti.
Ha resistito al tempo e agli attacchi dei parassiti come la fillossera, rendendolo unico e prezioso nettare riconosciuto come IGT più di dieci anni fa.
Le caratteristiche
Il Tintore, quale straordinaria varietà, si presenta con grappoli conici e pochi acini; molto lunghi e assai spargoli, godono di un’ottima maturazione e del microclima al proprio interno, capace di farli resistere per lungo tempo sulla pianta e difendersi autonomamente dall’attecchimento di malattie. La foglia è invece la sua carta di identità, e presenta, a differenza delle altre, un profilo increspato con pelosità della pagina inferiore che al tatto si manifesta quasi vellutata.
Come uva tardiva viene colta in autunno, nel periodo vegetativo compreso tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre; sono proprio i suoi grappoli ad indicarne il momento attraverso l’appassimento degli acini, una sorta di richiamo quando si è prossimi alla vendemmia.
Valorizzazione del vitigno
La si definisce un’uva di montagna coltivata sui terrazzamenti a strapiombo sul mare, poco conosciuta malgrado la sua storia secolare, ma molto apprezzata dai veri intenditori che le hanno dedicato un’associazione in Costiera Amalfitana: “Amici del Tintore”, il cui scopo è la valorizzazione e promozione del vitigno, assoluta rarità enologica non ancora sufficientemente nota al grande pubblico.
Luciano Pignataro è stato il pioniere che ha fatto presente il bisogno di comunicare questo vino uscendo al di fuori dei soltiti confini; Tramonti è stato un grande territorio di emigrazioni, in cui i contadini per fuggire alla fame erano costretti a trovar lavoro nelle terre del Nord Est italiano, quindi enormi le difficoltà economiche per chi non poteva godere del turismo della zona. Il primo ad imbottigliare lo sfuso che veniva destinato alla traffica per il vino di Gragnano fu Giuseppe Apicella, e da lì cominciò lo sviluppo.
Le visite guidate
In tempi recenti l’Associazione Gete, nata nel 2007 nell’omonima frazione di Tramonti dall’impegno di una ventina di soci coltivatori e appassionati, ha promosso un happening in cui spiccavano sapori, tradizioni e patrimonio vitivinicolo locale che ha proprio nel suo vitigno autoctono Tintore il protagonista dello sviluppo territoriale.
Visite guidate ai vigneti centenari, una mostra mercato dedicata alle tipicità e alle arti di Tramonti, una serie di degustazioni dei prodotti tipici e dei vini Doc della Costa d’Amalfi, hanno animato la valorizzazione di questo vino con incontri del gusto attraverso il paesaggio culturale di Gete lungo la via degli Asceti.
Tramonti, con i suoi terrazzamenti e suoi prodotti tipici, è da considerarsi l’altra faccia della Costiera Amalfitana, quella più produttiva e anche per questo sempre più vocata a quel turismo attento alle tradizioni e alle sollecitazioni della storia.
Una civiltà che continua a mantenere in vita antiche usanze e antichi mestieri come la lavorazione dei formaggi e delle ceste di vimini, oltre alla coltivazione dei suoi vitigni ultracentenari che si dipanano con fitte trame su pergolati retti da impalcature fatte con pali di castagno.
La produzione
Gli abbinamenti in tavola lo vedono affiancare lasagne con ragù di agnello, carni rosse, cacciagione e formaggi locali stagionati.
I protagonisti della produzione sono Gerardo Vernazzaro, padrone di casa dell’azienda Monte di Grazia, e Alfonso Arpino, titolare dell’azienda; Fortunato Sebastiano e Luigi Reale, rispettivamente enologo e titolare dell’azienda agricola Reale, proprietaria di un antico vigneto; e Gaetano Bove, con una bella storia da raccontare nella sua Tenuta San Francesco.