La viticoltura piemontese, in particolare quella torinese, affronta i cambiamenti climatici con strategie di adattamento di tipo immediato. I risultati dello studio, promosso e sostenuto dalla Camera di commercio di Torino e realizzato sul campo da Cia Agricoltori delle Alpi, presentati a Palazzo Birago.
Cambiamenti climatici ed effetti sulla viticoltura. Se n’è discusso, a chiusura del Salone del Vino di Torino, a Palazzo Birago, sede istituzionale della Camera di commercio.
L’incontro dal titolo abbastanza emblematico, “Cambia il clima. Cambia il vino”, è stata l’occasione per presentare i dati scientifici dello studio triennale sugli effetti dei cambiamenti climatici nella viticoltura del Torinese
Promosso e sostenuto dalla Camera di commercio di Torino, il progetto è stato realizzato sul campo da Cia Agricoltori delle Alpi, in collaborazione con il Laboratorio Chimico della Camera di commercio di Torino (capofila del progetto), l’Enoteca regionale di Caluso, Arpa Piemonte, Aiab Piemonte e Università degli studi di Torino.
Obiettivi del progetto
Gli obiettivi del progetto hanno seguito tre tipi di indagini:
- “climatica”, attraverso lo studio delle anomalie termiche e precipitazionali dell’ultimo ventennio su base cartografica nei 4 quadranti vitivinicoli;
- “agronomica”, studiando l’influenza delle anomalie sulle fisiopatie, sui cicli dei principali insetti ampelofagi (che attaccano e si nutrono della vite) e sulle principali patologie della vite;
- “enologica”, mediante lo studio delle anomalie climatiche sui vini Doc torinesi, su base statistica e analitica di laboratorio.
Hanno portato i loro saluti Marco Protopapa, assessore regionale all’agricoltura, il presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina e il direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Luigi Andreis.
“Bisogna accelerare i tempi – afferma l’assessore -. Il PSR 2023-2027 finanzia risorse nell’immediato: prevede una dotazione finanziaria di 756 milioni di euro, fondi europei assegnati dal Ministero delle Politiche agricole e destinati a giovani imprenditori, irrigazione, agroambiente, biologico, zootecnia e benessere animale, apicoltura, risicoltura, innovazione e formazione”.
“Occorre mettere in campo strategie importanti – sottolinea Gallina -, perché i risultati mostrano l’attualità di una sfida che i nostri produttori dovranno affrontare attraverso nuove strategie e innovazioni per mantenersi competitivi sul mercato globale”.
“Siamo estensori della prima ricerca scientifica – dichiara Andreis – degli effetti del cambiamento climatico sulla viticoltura in provincia di Torino: dovremo incominciare a parlare di irrigazione di soccorso e, di riflesso, proporre un cambiamento dei disciplinari di produzione delle Dop nelle aree dove si vieta l’irrigazione, che al momento è considerata una forzatura della produzione”.
Si è passati, quindi alla descrizione del progetto con gli interventi tecnici di Antonello Petruzziello, Tecnico Cia Agricoltori delle Alpi e di Nicola Loglisci, Tecnico Arpa Piemonte, che hanno illustrato lo studio svolto sulla futura vocazionalità del territorio piemontese (e in particolare della provincia di Torino) alla coltivazione della vite da vino, da un punto di vista climatico.
Sono state, però, evidenziate le criticità connesse alle variazioni dei futuri scenari che le aziende stanno già affrontando nel presente e l’anticipazione di quali strategie possono già essere messe in campo dal lavoro congiunto di viticoltore e agronomo. Anche i vini non sono esclusi dai mutamenti e sebbene “soffrano” meno delle viti in campo, portano certamente l’enologo a rivedere attentamente il lavoro di cantina.
La parola è passata a Massimo Pinna, ricercatore e agronomo, presidente Aiab (Associazione regionale per l’Agricoltura biologica).
“Tutti i centri studi sul clima a livello internazionale concordano purtroppo che… il riscaldamento terrestre continuerà”. Così esordisce Massimo Pinna che aggiunge “Alcuni modelli prevedono che le isoterme comprese tra 12° e 22° C slitteranno nei prossimi 30 anni verso i poli da 150 a 300 km. In zone come quella di Barolo o della Borgogna si avrà un aumento della temperatura media da 0.9 a 1,4° C. Studi inerenti gli andamenti stagionali della temperatura dell’aria fatti in 27 aree viticole del mondo hanno accertato un incremento di 1,3 °C nel corso degli ultimi 50 anni. Queste variazioni sono state maggiori in Europa e negli stati occidentali degli USA rispetto all’America Latina (Cile), al Sud Africa e all’Australia. In assoluto le variazioni più evidenti in Europa si sono registrate in Spagna con un incremento di 2,5 °C e nel Sud della Francia”.
“La viticoltura, in Piemonte, – sottolinea Pinna – risulta particolarmente colpita da fenomeni legati al cambiamento climatico, non solo per l’aumento delle temperature ma anche per la diminuzione delle precipitazioni e per un’anomalia nella loro distribuzione annuale”.
Per ciò che riguarda anomalie termiche e fenologie della vite, si sono verificate situazioni di stress e alterazioni delle qualità dei vini tipici di ogni zona. Analisi eseguite nella zona di Carema e nella collina torinese evidenziano importanti anomalie per una corretta maturazione dell’uva.
L’indagine enologica ha confermato che le elaborazioni statistiche eseguite su più di 4000 analisi dei vini fornite dal Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino, evidenziano un generale aumento del grado alcolico e un abbassamento dell’acidità. Fenomeni più marcati nelle zone del Pinerolese e della Valsusa e meno nell’area Canavesana. Comunque, va detto che le analisi sono state eseguite sempre su vini finiti e non sui mosto, che quindi avevano già potuto subire delle correzioni di cantina.
Strumenti di mitigazione
E allora, quali nuove strategie di gestione agronomica da mettere in campo?
Sicuramente una migliore gestione delle tecniche di sfogliatura e di cimatura, oltre ad un miglioramento della presenza di sostanza organica nel terreno, lavorazioni fatte ad hoc per creare riserve d’acqua. Una scelta di portainnesti resistenti alla siccità e a condizioni di stress (serie M), nuove strategie di gestione fitosanitaria con maggiore attenzione agli aspetti nutrizionali in grado di rendere la pianta resistente agli stress, induttori di resistenza protettori da ustioni da caldo.
Ma utilizzare anche strategie territoriali quali la sensibilizzazione della pubblica amministrazione, il potenziamento delle reti di monitoraggio ambientale, l’ampliamento dell’indagine agli altri territori viticoli regionali, la revisione dei disciplinari di produzione.
Opportunità
Strategie di adattamento: anticipare, gestire; applicazioni dirette: in stretta collaborazione con viticoltore ed enologo; tutela dell’eccellenza con scelte ottimali per proteggere colture di pregio e vini riconosciuti.
Vincenzo Gerbi, professore di Enologia dell’Università di Torino, ha ben evidenziato queste tendenze, attraverso un’analisi attenta della fenomenologia in atto.
È stata, quindi, la volta di due viticoltori rappresentativi dei loro territori: Gianluigi Orsolani, che ha portato la testimonianza del Canavese e Giancarlo Martina, in rappresentanza della Valle di Susa. Due voci di allarme che vengono dai vigneti e che hanno ribadito l’importanza del tema e le difficoltà ad affrontare le varie questioni, dalla scarsa piovosità all’innalzamento medio delle temperature.
Ci sono difficoltà sia in vigna, sia in cantina. È il mondo della viticoltura nel suo insieme a soffrire.
Gabriele Busso, vicedirettore Confagricoltura Torino, si sofferma sull’importanza dell’acqua e sui Fondi regionali. “ C’è un dato che ci deve fare riflettere, il calo del 40-50%, anche 60% delle precipitazioni medie sulla regione. Questo ci suggerisce che occorre mettere in campo azioni migliorative in questo senso. Ora disporremo dei Fondi del PSR 2023-2027, dichiara, un Piano che guarda molto al green, ai concetti di sostenibilità in agricoltura. Noi agricoltori dobbiamo fare in modo di costruire invasi, dighe, in modo da trattenere quella poca acqua che viene giù”.
“Gli agricoltori devono poter disporre di strumenti scientifici che li supportino efficacemente nelle scelte della programmazione aziendale – osserva Gabriele Carenini, presidente Cia Piemonte e Valle d’Aosta -, soprattutto in un settore delicato come quello della viticoltura, dove una differenza di temperatura di pochi gradi può cambiare, in meglio o in peggio, le caratteristiche organolettiche del vino”.
Ha moderato Roberto Fiori, giornalista de La Stampa.