Se il vino è emozione e piacere, lo è ancora di più quando si è in un contesto ideale, in buona compagnia e con la musica giusta, magari un jazz. Insomma, degustare vini buoni e ascoltare la musica che ci piace ci fa battere forte il cuore; ed è altrettanto evidente che quando stiamo bene e siamo felici tutto ci sembra più buono, ma i vini migliori restano tali e ci rendono ancora più soddisfatti.
E’ in sintesi quanto è emerso dal test emozionale condotto durante l’Internet Festival di Pisa, e curato a cura di CantinaJazz e con la partecipazione del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali dell’Università di Pisa, dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e di Città del Vino. Lo studio è uscito nel primo numero 2023 di Terre del Vino, il bimestrale dell’associazione nazionale Città del Vino, attualmente in distribuzione.
In questo contesto, nel 2022 dall’International Academy of Sensory Analysis, è stato riunito in un team scientifico composto da sette università italiane (Pisa, Brescia, Cattolica, Pavia, Udine, Torino e della Tuscia) e due istituti di ricerca (Consiglio Nazionale delle Ricerche-CNR e Centro Studi Assaggiatori) che hanno messo a punto un protocollo di prova e grazie al contributo di alcune aziende e enti (tra cui Città del Vino).
“L’esperimento – spiega il direttore di Città del Vino, Paolo Corbini – in ambiente conviviale tipico di una cena al ristorante e condotto da consumatori comuni su diversi vini. Ovviamente i test erano svolti senza che gli attori avessero la benché minima informazione sul brand o sulla denominazione dei vini proposti”.
Nel corso dell’esperienza sono stati degustati 2 vini sfusi (un bianco e un rosso) non strutturati caratterizzati da evidenti squilibri, identificati come “imperfetti”, e 3 vini di elevata qualità provenienti da due cantine toscane: un Brunello di Montalcino 2018 (Azienda Villa Le Prata), un Vinsanto Riserva 2018 ed infine un Occhio di Pernice 2015 (questi ultimi prodotti dall’Azienda La Vialla).
“Oltre all’impatto emozionale – aggiunge Corbini – durante l’esperimento è stato valutato l’effetto della musica jazz sui partecipanti, per determinare se, come e soprattutto fino a che punto, la musica possa influenzare le percezioni durante una seduta di assaggio. Il risultato è stato che anche i vini di minore qualità, sono stati valutati migliori proprio grazie al contesto generale, ed al benessere che la musica ha subito suscitare, compensando le ‘mancanze’ qualitative dei vini. Passando ai vini di qualità, la risposta emotiva del panel è andata via via uniformandosi verso emozioni soltanto positive”.
Insomma, bere vino di qualità consapevolmente rende felici e a parità di condizioni al contorno, quando si beve vino anche consumatori non addestrati sanno riconoscere perfettamente i vini buoni rispetto a prodotti di qualità inferiore.
I vini di elevata qualità sono comunque in grado di indurre uno spettro di emozioni positive ulteriormente differenziato in funzione della tipologia di vini proposto.
Il contesto – sottolinea la ricerca – ha sicuramente giocato a vantaggio dei vini di qualità scadente nobilitandoli al palato di alcuni consumatori meno esperti grazie a un effetto di trascinamento verso uno stato d’animo positivo generato dalle condizioni al contorno, cioè una buona musica in una bella location.