Nel 2022 l’ultimo prodotto a fregiarsi della chiocciolina Slow Food è stato un legume… da bere. Storicamente veniva tostato e macinato per ottenere un surrogato del caffè. La produzione annua è ancora molto limitata: da 1 a 3 quintali
L’ultimo Presidio Slow Food dell’anno appena concluso è stato un legume. Precisamente si è trattato del Lupino (Lupinus Pilosus) di Anterivo.
Anterivo: piccola località montana in Val di Fiemme
Anterivo (Altrei in tedesco) è un piccolo comune montano di 400 abitanti, incorniciato da piccoli orti incastonati in ampi prati verdi della Val di Fiemme, all’interno del parco naturale del Monte Corno. Si trova ad una quarantina di chilometri a sud di Bolzano ed è caratterizzato da terreni sabbiosi (leggermente acidi, sopra la roccia di porfido) e fertili solo in parte.
Benedetti legumi
Eppure il principe vescovo Johann Baptist Zwerge – che nacque in questa terra e poi svolse il suo ministero episcopale nella città austriaca di Graz-Seckau – nella sua biografia datata 1897, sosteneva che ad Anterivo <<nonostante la scarsità di terreno e di humus, crescono pressoché tutti i tipi di cereali e patate>>.
Il merito, adesso come allora, è proprio della pianta dei lupini, una leguminosa che (come tutte le altre) è in grado di fissare a terra l’azoto, elemento fondamentale per la crescita delle coltivazioni.
<<Da queste parti, la pianta di lupini è stata storicamente molto utilizzata come fertilizzante naturale, perché in grado di arricchire un terreno povero di humus>> ha confermato Adam Givani, referente dei produttori che aderiscono al Presidio del Lupino di Anterivo.
Il Lupino di Anterivo è un legume …. da bere
Sempre nella biografia del principe vescovo, poche righe più avanti della, ecco che viene citato
il lupino <<dai fiori blu, noto nella zona come Caffè di Anterivo (“Altreier kaffee” in tedesco) che permette persino ai più poveri di realizzare un piccolo guadagno>>.
<<A metà dell’Ottocento, qui la coltivazione del lupino era molto sviluppata>>» sono parole di Angelo Carrillo, referente Slow Food del Presidio.
Ogni famiglia nel proprio orto, aveva qualche pianta di lupino. Anche perché era considerata una sorta di toccasana, capace di risolvere i problemi di digestione del bestiame. E, tostando i semi di lupino e poi frantumandoli in polvere da immergere in acqua calda, ecco che si poteva ottenere una bevanda con cui sopperire alla carenza di caffè, un prodotto da ricchi che in pochi potevano permettersi, soprattutto da quelle parti, in Val di Fiemme, oltre i mille metri di quota.
Il Lupino di Anterivo era a rischio scomparsa
Una pianta bella, oltre che capace di far del bene al suolo. <<Fino agli anni ’50 è andata così – ha aggiunto Carrillo – poi con la diffusione del caffè e con la progressiva industrializzazione, la coltivazione del lupino è andata perdendosi. Ad Anterivo erano rimaste solo un paio di anziane contadine a riprodurne i semi e a coltivarli nei rispettivi orti>>.
All’inizio del terzo millennio, nuova vita per il Lupino di Anterivo
La svolta all’inizio degli anni 2000. Grazie a un progetto europeo per lo sviluppo rurale ed al lavoro di ricerca del centro di sperimentazione Agraria Laimburg, si è formato un gruppo di persone che hanno ricominciato ad appassionarsi al lupino. Da quell’esperienza è nata l’Associazione coltivatori di caffè di Anterivo, che oggi è composta da una ventina di persone.
<<C’è chi coltiva, e noi del Presidio Slow Food siamo in cinque, e chi si occupa dell’aspetto culturale, di promozione e valorizzazione>> ha aggiunto Givani.
<<I soci conferiscono i lupini raccolti – ha proseguito Carrillo – che vengono lavorati e di cui, nei negozi del paese, viene venduta la polvere>>.
La produzione è ancora limitata
Il quantitativo di granella che si ottiene, a seconda delle annate e del clima, oscilla tra uno e tre quintali, ma ad Anterivo si è creata una vera comunità del cibo.
C’è il mastro torrefattore, c’è l’osteria di paese che utilizza i lupini in cucina, c’è chi con la granella affina formaggi, produce birra, dolci e naturalmente un infuso a base di grappa.
Non è vero caffè ma solo un suo succedaneo
Ma va detto chiaramente che non è un caffè: era e resta un suo succedaneo. Questo tuttavia non significa che la coltivazione di lupini non vada sostenuta e valorizzata: anche perché oltre a tutto il resto << la pianta è esteticamente prestante – ha concluso Givani – fa bella figura e dà felicità. In un mondo rivolto al mantenimento della biodiversità e alle pratiche colturali tradizionali, sono convinto che una varietà autoctona come la nostra avrà il suo spazio>>.