La castagna di Roccamonfina, paese dell’alto casertano sorto all’interno dell’antichissimo cratere spento del Vulcano omonimo, deve gran parte della bellezza del suo territorio ai boschi di castagno, in parte spontanei ed in parte accuratamente coltivati.
Qui, da secoli, la coltivazione e la raccolta delle castagne rappresenta una risorsa economica particolare e importante; la castanicoltura viene praticata seguendo metodi tradizionali, altrove ormai abbandonati da tempo.
In questo territorio la presenza di boschi di castagno è addirittura antecedente a quella dell’uomo, grazie alla particolare composizione del terreno vulcanico, che ha creato le condizioni ideali per lo sviluppo di diverse varietà di castagne, distinte per la forma, il colore ed anche il sapore.
Alcune di queste sono autoctone, conosciute da sempre; altre sono state “importate” nel corso dei secoli; tra le diverse castagne coltivate, quelle tipiche sono la Tempestiva, chiamata anche Primitiva e la Paccuta.
La prima è così chiamata per la precocità della maturazione, che avviene agli inizi di settembre, aprendo la stagione delle castagne.
E’ un frutto di elevato contenuto zuccherino, con la buccia di colore bruno-scuro con piccole striature bianche, mentre la polpa è bianco latteo, soda e dolce.
La leggenda
Una leggenda locale racconta che uno dei primi alberi di Tempestiva sia stato piantato da San Bernardino da Siena nel ‘400, nei pressi del convento francescano dei Lattani, che egli stesso eresse sul Monte Santa Croce.
La Paccuta, così chiamata per la sua forma tondeggiante, ha un frutto di medie dimensioni, di sapore delicato.
Altre varietà del territorio montano che circonda Roccamorfina sono le Rosselle, le castagne di San Pietro, le Ricce, le Napoletanelle, le Mercogliano, la Lucida e le Tardive, tutte rinomate per la loro qualità e genuinità e molto utilizzate nella cucina locale, impiegate nella preparazione di primi e secondi piatti come il risotto, i ravioli, le tagliatelle, il polpettone autunnale o il tacchino.
Roccamonfina ha con le sue castagne un rapporto di particolare; il legame con la tradizione che si esalta nell’organizzazione più che trentennale della frequentatissima Sagra delle castagne e del fungo porcino, dove oltre al prodotto tipico locale vengono presentati e venduti anche diversi altri prodotti e piatti tipici che hanno nella castagna il principale protagonista, come il torrone, il liquore di castagne, le marmellate e le castagne sciroppate, ma anche i primi piatti conditi con castagne e funghi porcini, la tradizionale pasta e fagioli con le castagne.
Anche i dolci non sono da meno, un vero trionfo di delicatezza; dal rotolo di castagne al tronchetto di castagne e cioccolato, alle torte a base di farina o crema di castagne, fino alle immancabili castagne arrosto, qui chiamate “vrole”, cotte nel “vrollaro” la tipica padella perforata universalmente conosciuta.
Nel 2018 la Sagra delle castagne e del fungo porcino di Roccamorfina è entrata a far parte del club del Guinness World Record con la padella per caldarroste più grande del mondo forgiata da artigiani locali: un “vrollaro” di 10,46 metri di lunghezza, un diametro di 6,23 metri ed un manico di 4,25 metri, con un peso complessivo di 1289 chilogrammi, capace di cuocere 1.200 kg di castagne per volta.