Il comune più a sud della Toscana, proprio al confine con il Lazio, è Capalbio, in provincia di Grosseto, soprannominata anche “la piccola Atene”, situata su una collinetta che domina questa parte della Maremma, la pineta e la spiaggia poco distanti.
Capalbio, 4300 abitanti, è spesso al centro delle cronache estive per le frequentazioni vip, che possono trascorrere periodi di vacanza nelle villette disperse tra la pineta maremmana e la sua spiaggia.
Una gestione oculata delle sue spiagge, del paesaggio e dell’ambiente circostante ha consentito a questa piccola cittadina toscana di ottenere premi e riconoscimenti per anni.
La storia
La sua storia più conosciuta parte oltre un migliaio d’anni fa e si sviluppa intorno al Castello di Capalbio donato da Carlo Magno all’Abbazia dei Santi Anastasio e Vincenzo alle Tre Fontane.
Nei secoli successivi il castello ed il suo borgo passa di mano in mano durante le contese tra le potenti famiglie nobili dell’epoca, alternando periodi di benessere durante il quale vengono realizzate opere importanti e arricchito il possedimento con mura, case, chiese e viene completata la Rocca, ad altri meno floridi.
Nel periodo rinascimentale le condizioni economiche dei borghigiani si fanno più difficili, sia per le incursioni dei turchi, sia per l’insalubrità delle zone paludose circostanti, sia per problemi più pratici, come la mancanza di un’adeguata rete viaria.
La malaria ed il brigantaggio ottocentesco contribuirono allo spopolamento ed impoverimento del territorio, che si riprenderà solamente nell’ultimo dopoguerra, con lo sviluppo di un’agricoltura moderna e del turismo.
Il borgo
Diversi i luoghi di culto degni di nota, tra cui la medioevale Chiesa di San Nicola, con affreschi dell’epoca e l’Oratorio della Provvidenza, appena oltre le mura antiche, con affreschi cinquecenteschi.
Addossato alla possente rocca medievale nel cuore del centro storico, c’è il rinascimentale Palazzo Collacchioni, mentre fuori città, lungo la via Aurelia, c’è la Fattoria della Nunziatella, un complesso rurale che si è sviluppato principalmente in epoca post-settecentesca, con palazzo padronale, cappella gentilizia e altre strutture ad uso originariamente agricolo.
Altre strutture architettoniche degne di nota sono le “dogane pontificie”, una serie di edifici ubicati nella zona di confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa.
Una di queste è il Palazzo del Chiarone, imponente edificio preceduto da un porticato e suddiviso in quasi cento stanze, tra cui l’appartamento papale, le stalle e una prigione, meritevole di un attento restauro quando si troveranno risorse finanziarie adeguate.
Un’altra di queste “dogane”, la “Villa del Fortino”, nei pressi di Pescia Fiorentina, dopo vari passaggi di mano, è stata restaurata di recente e trasformata in struttura ricettiva agrituristica.
Il centro storico di Capalbio è cinto da due serie di mura con camminamenti di ronda a livelli differenti; il borgo medioevale è caratterizzato da suggestivi vicoli fiancheggiati da edifici in pietra.
Il turismo
I turisti che, soprattutto in primavera, estate ed autunno vengono a Capalbio per godere del clima mite, della brezza che spira dal Tirreno, del fresco della pineta, e del suo mare pulito, non se ne tornano mai a casa senza qualcuno dei prodotti tipici locali, quelli della gastronomia maremmana.
Tra questi la ricotta di pecora, la castagna del Monte Amiata, lo zafferano, l’olio di olivastra scarlinese, i ceci, le schiacce grossetane, il budelluzzo di Grosseto e le femminelle di Burano, gustosi granchi di laguna, ed i suoi vini, come il Dogajolo.