Quella dell’uva è una produzione che affonda le sue radici nella storia del Mediterraneo, fin dalla Magna Grecia e che ha portato alla produzione delle varietà tradizionali più conosciute ed apprezzate da sempre, l’uva Italia, la Regina, la Pizzuttella, la Red Globe, la Palieri e tante altre, ma a fianco delle varietà più tradizionali, negli ultimi anni, si sono affermate con grande successo le varietà di uva senza semi; un successo planetario ed una delle più importanti innovazioni in ortofrutta degli ultimi anni.
I consumi mondiali di uva senza semi stanno crescendo in maniera dirompente soprattutto nei paesi anglosassoni, Regno Unito e Usa in particolare ma anche nei Paesi Scandinavi, in Germania, in Cina e in tutto il Medio Oriente; il boom di consumi c’è anche in Italia, soprattutto nelle aree del Nord e nelle grandi città, dove i consumatori sono più evoluti e meno tradizionali.
Uva senza semi: da dove viene
L’assenza di semi nell’uva è una caratteristica presente in alcune tipologie di questo straordinario frutto da tempo immemorabile; ne è un esempio l’uva sultanina, che è un’antica varietà senza semi, utilizzata per l’essiccazione, oppure l’uva di Corinto.
In sostanza i fiori di queste piante di vite, chiamate partenocarpiche, si autofecondano e non producono semi consentendo al frutto, comunque, di crescere e maturare.
Questo fenomeno è stato ampiamente studiato dai botanici e dai genetisti che hanno messo a punto straordinarie varietà con questa caratteristica anche per il consumo fresco ottenendo un successo che ha superato tutte le aspettative.
Le uve senza semi selezionate infatti offrivano un valore aggiunto importante: l’assenza di semi, la facilità di consumo, la croccantezza e la dolcezza costante, la possibilità di utilizzo in succhi e frullati senza dovere separare i semi.
Un successo senza precedenti che sta portando alla conquista di sempre maggiori quote di mercato per questa tipologia d’uva che ormai ha complessivamente raggiunto il 46% dell’offerta totale.
Uva senza semi: nuove varietà e territori di produzione
Quando una innovazione frutticola ha successo a livello globale, come nel caso dell’uva senza semi, si moltiplicano le varietà per intercettare il gusto dei consumatori, le esigenze produttive nei diversi territori e la stagionalità.
Uva senza semi: in Italia Solarelli di Apofruit è il leader
Le varietà sono numerosissime, costituite spesso da grandi network operanti in tutto il mondo ed anche, naturalmente, in Italia dove il massimo produttore è Apofruit, cooperativa romagnola che associa oltre 4000 produttori la quale, con il suo marchio Solarelli, commercializza le migliori uve da tavola senza semi idonee alla coltivazione in Italia ed in particolare in Puglia, Basilicata e in Sicilia.
Le uve senza semi Solarelli sono dolci, croccanti, presenti da luglio a Novembre, di tre colori, bianche rosate e nere. La sicurezza e la garanzia di una bontà senza sorprese e la scelta costante di coltivare nei territori italiani che per tradizione, cultura e competenza sono ideali per ottenere il meglio dal prodotto fanno di Solarelli il punto di riferimento italiano della qualità.
Diverse le tipologie commercializzate: l’uva Sugraone, precoce e dolcissima; la Sophia, bianca tardiva; la Thompson, uva da tavola bianca senza semi, adatta anche ad essere appassita; la Big Perlon, uva da tavola nera con grappoli molto grandi; la Grimson, tardiva e di gusto eccellente e la Red Globe, dal sapore e colore caratteristico rosso-violaceo;
Uva senza semi buona anche per dolci e gelati
Oltre che per il consumo fresco, l’uva senza semi è molto apprezzata anche per la preparazione di dolci, sorbetti, centrifugati e smoothie e gli chef e i barman sono particolarmente attratti da questa tipologia di prodotto perché è veloce e facile da usare in cucina, oltre che buona.