A pochi chilometri del versante occidentale della punta del lago di Garda, lungo la valle del Chiese, c’è il piccolissimo Lago di Ledro, a 650 metri slm, uno dei più belli e puliti del Trentino, la cui caratteristica risiede nel fatto che ogni qualche anno le sue limpide acque turchesi si tingono di rosso per la fioritura di un’alga.
Le sue acque sono balneabili; vi si possono praticare molti sport tra cui la canoa, il windsurf, la vela, il nuoto e la pesca; è inoltre un posto bellissimo anche per farvi il bagno, in quanto privo di correnti pericolose, in pratica una gigantesca piscina la cui acqua d’estate arriva anche i 24-25 gradi.
Attorno al lago vi sono quattro spiagge: Molina, la più grande e la più esposta al sole; Pur la più tranquilla, adatta per coloro che non amano troppa confusione; Pieve, che degrada più dolcemente verso il lago e Mezzolago, con una piattaforma galleggiante direttamente sull’acqua.
Il territorio del comune di Ledro, con i suoi 5500 abitanti, da qualche anno raggruppa le tredici località attorno al lago, la cui origine risale ad uno sbarramento morenico creatosi nella quarta era glaciale.
Tante le sorgenti che alimentano il lago
Il lago è alimentato da numerose sorgenti, in generale subacquee, dai torrenti Massangla, Assat di Pur e Assat di Pieve, che però sono asciutti per gran parte dell’anno; inoltre il suo livello è influenzato dalla presenza della Centrale Idroelettrica di Riva del Garda che utilizza le sue acque che, incanalate in un lungo tunnel scavato nel fianco della montagna, scendono verso Riva del Garda.
Il villaggio di palafitte
Ma oltre che per l’incantevole paesaggio che lo circonda, il Lago di Ledro è famoso per il ritrovamento di un villaggio di palafitte dell’età del bronzo sulla riva orientale, scoperte in occasione del forte abbassamento delle acque in occasione della costruzione della Centrale idroelettrica, che è diventato da qualche anno Patrimonio Unesco dell’Umanità
La scoperta archeologica, tra le più importanti in Europa, comprende oltre 10.000 pali e numerosi manufatti, raccolti di un piccolo museo accanto al quale è stato anche ricostruito un villaggio palafitticolo che mostra gli strumenti e gli attrezzi che adoperavano gli antichi abitatori del luogo.
Proseguendo verso occidente lungo la strada statale della Valle del Chiese, si raggiunge prima Bezzecca e Tiarno, poi il piccolissimo Lago d’Ampola, uno dei pochi esempi di lago che ancora si presenta allo stato naturale, circondato da una passerella sopraelevata che lo in mezzo ad una rigogliosa, che rappresenta l’ambiente ideale per piante e uccelli acquatici, anfibi e rettili che vi trovano rifugio.
L’antica farmacia
In località Pieve di Ledro è stato allestito un curioso e caratteristico Museo, creato e gestito a fianco dell’attività di farmacia dei Foletto, i quali continuano a produrre in modo artigianale sciroppi e liquori come facevano gli “speziali” dei secoli passati,
All’entrata del museo c’è un mortaio del Settecento, composto da pietre differenti a secondo del loro impiego, mentre nelle vetrine sono esposte fiale, alambicchi, sterilizzatori e bilance, tra le quali una destinata a pesare sostanze velenose che, proprio per questo specifico uso, è dotata di piatti realizzati in osso, affinché non venissero corrosi; nella sala sono inoltre ospitati diversi e curiosi macchinari meccanici: quello per tagliare ed arrotolare le garze, quello per produrre pastiglie o quello per riempire i tubetti di dentifricio o di altre sostanze.
Nei piccoli borghi di Pre e Molina, invece, c’è la “Fucina de le Broche”, dov’è possibile vedere come si forgiavano i chiodi da scarpa, che fino alla metà del secolo scorso venivano usati per proteggere le suole.
Il territorio infatti è sempre stato un centro di attività ferriera, che integrava la scarsa economia agro-silvo-pastorale della zona, offrendo lavoro a moltissima gente, direttamente nella fusione dei minerali ferrosi, nella lavorazione del ferro nelle officine, nel trasporto dei manufatti o nel taglio della legna e la produzione di carbone per i forni.
Un’attività che è proseguita fino all’immediato dopoguerra, quando il diffondersi delle suole di gomma al posto di quelle in cuoio con le brocche determinò il declino definitivo per questa attività, che è rimasta solamente ad uso turistico con gli ultimi 4 chiodaioli ancora disponibili che riaccendono il fuoco della piccola fucina e mostrano come si fabbricavano un tempo le brocche da scarpa.
Le Calchere
Non distante vi sono anche diverse antiche “Calchere”, delle fornaci che venivano utilizzate per la produzione della calce viva; strutture circolari a tino di dimensioni variabili costruite in pietra dentro un terrapieno, all’interno della quale venivano messe una grande quantità di fascine di legna a bruciare per cuocere le rocce calcaree di cui i dintorni sono ricchi.
La calce prodotta dalle Calchere veniva usata in molti settori con diverse funzioni: nell’edilizia tradizionale veniva impiegata nell’impasto delle malte, per intonaci e per le tinteggiature, per la disinfezione degli ambienti; in agricoltura se ne teneva una fossa contenente una certa quantità di calce spenta e sempre pronta all’uso e veniva anche usata come conservante.
I turisti che salgono nella Valle di Ledro, oltre a tante meraviglie della natura, sentieri tra i boschi, bagni nel lago e visita ai borghi ed ai musei, possono godere anche di una cucina fatta di piatti tipici molto appetitosi, come la polenta di patate, la peverà, gli Gnocchi boemi, le livanze e i caponec, sempre presenti nelle tante Feste e Sagre che ogni borgo organizza nel corso dell’anno.