Calasetta, sull’estremità occidentale dell’isola di Sant’Antioco, in provincia di Carbonia Iglesias, è uno splendido paese dalle case bianchissime che si riflettono nel mare turchese della Sardegna.
Alle spalle del paese, che conta poco più di 2900 abitanti, numerose strade e sentieri attraversano la ricca macchia mediterranea e portano verso i siti archeologici delle antiche civiltà che ne hanno calpestato la terra, oppure verso punti panoramici mozzafiato e calette riservate e tranquille.
Calasetta, una storia antichissima
Il territorio in cui sorge il paese è stato abitato da civiltà pre-nuragiche, nuragiche e fenicie, poi punici e romani, ma la storia di Calasetta ha inizio nella seconda metà del ‘700 col programma di ripopolamento della parte settentrionale dell’isola di S. Antioco sancito dal governo sabaudo subentrato in Sardegna a quello spagnolo.
È infatti di quegli anni l’arrivo sull’isola di un gruppo di tabarchini, cioè di genti liguri ed in particolare di pegliesi che da generazioni vivevano nell’isolotto di Tabarca, presso Tunisi, per la pesca del corallo.
Il progetto del paese fu delineato secondo un tracciato a reticolo; successivamente, per incrementare la popolazione, fu accolta dalle autorità anche la richiesta di alcune famiglie piemontesi di trasferirsi nel nuovo centro, cui devono le piantagioni di vigneti, divenute in breve una delle principali risorse economiche del paese, anche se alcune vicissitudini dei secoli successivi costrinsero molte di queste famiglie a ritornare ai luoghi di origine o a trasferirsi altrove.
La Torre Sabauda
L’elemento architettonico che caratterizza Calasetta è senz’altro la Torre Sabauda, situata nella parte più alta del paese, dalla quale lo sguardo spazia sullo splendido scenario della baia sottostante, la spiaggia bianca di Sottotorre.
Al piano terra c’è una raccolta archeologica ricca di reperti fenicio-punici di notevole rilievo, mentre il piano superiore viene utilizzato per esposizioni d’arte; dalla soprastante terrazza si può ammirare l’intero paese. La chiesa parrocchiale di San Maurizio, nella piccola piazzetta del paese, è d’epoca ottocentesca.
Tante anche le vestigia di un passato antichissimo che si trovano nelle vicinanze e che meritano una visita, come la suggestiva spiaggia di Mangiabarche, sorvegliata da un faro sullo scoglio di fronte, la splendida Cala Lunga, un fiordo verde smeraldo che dal mare aperto conduce a una spiaggia riparata, Cala Tuffi, piscina circondata da pareti rocciose. E poi ci sono Portixeddu, fatta di ciottoli, e il Nido dei passeri, coppia di faraglioni emergenti dall’acqua, naturale rifugio di tantissimi volatili.
A testimoniare la preistoria calasettana c’è la domu de Janas di Tupei, dove furono rinvenuti frammenti di terracotta, oggetti bronzei e d’argilla e non mancano resti di nuraghi mentre nelle campagne circostanti sono state scoperte incisioni rupestri di età fenicia.
La città bianca….
Calasetta, conosciuta come la città bianca, per il colore immacolato dei suoi edifici, è anche un “comune onorario” della provincia di Genova, per la storia delle sue origini e dei suoi antichi fondatori.
Tra le caratteristiche tipiche del paese, motivo di richiamo di innumerevoli turisti, soprattutto nella stagione estiva, l’azzurro del cielo e del mare e il verde della macchia mediterranea e dei ginepri sulle spiagge.
Il suo porticciolo, poco profondo e quindi limitato a natanti di piccola stazza, è ben collegato con traghetti alla vicina Carloforte sull’isola di San Pietro ed alla Sardegna.
L’agricoltura e la coltivazione della vite ne hanno fatto un centro fiorente di produzione vinicola di qualità elevata ed assieme al turismo sono ancora gli elementi principali dell’economia locale.
….e le serenate
Molte le iniziative folkloristiche organizzate, soprattutto nel periodo estivo; tra le varie tradizioni che la popolazione locale ha mantenuto ve n’è una particolarissima, quella delle “serenate”, che due gruppi locali hanno rilanciato dopo averle rinnovate con canzoni dialettali inedite.
Le serenate a Calasetta non si fanno alla persona amata, ma per un antico e radicato bisogno di cantare degli abitanti del posto; si canta semplicemente per cantare, soprattutto durante le calde notti estive, quando i gruppi passeggiano per le vie, cantando accompagnati da l suono di una chitarra.