Sulle pendici del Pratomagno, in provincia di Arezzo, c’è il paese di Pian di Scò il quale, con la sua frazione Faella, si trova in mezzo ad un territorio tipico del paesaggio appenninico toscano, caratterizzato da faggete, colline ricoperte di ulivi e vigneti, alternate ai rossi calanchi e balze.
L’origine del paese si perde nella nebbia dei tempi; comunque sembra che la sua storia coincida con quella dell’importante Pieve romanica di Santa Maria a Scò, costruita lungo la Cassia Vetus a cavallo del millennio.
La Pieve, situata in cima al paese, recentemente restaurata, ha tre absidi e uno snello campanile; la luce flebile che filtra dalle bifore ne accentua la sacralità e la mistica sobrietà.
Attorno alla pieve, in epoca medioevale, sorse il piccolo borgo medioevale, con il castello dei Conti Guidi, signori feudali che per secoli dominarono le giogaie appenniniche ed a lungo anche i fondovalle fra Casentino, Valdarno e Romagna, e del quale non rimangono che dei ruderi, un’area archeologica ancora tutta da scoprire, che si sta rivelando come uno dei più importanti insediamenti fortificati d’altura del Valdarno.
Pian di Scò: origini altomedievali
I dati archeologici documentano la storia del sito, dalle origini altomedievali, con tracce di frequentazioni preistoriche e romane fino al periodo feudale; il castello si trova in una posizione strategica di grande importanza fra il Valdarno e il Casentino, con la sua cerchia muraria e una serie di edifici e strutture di servizio.
La frazione di Faella, posta alla destra dell’Arno, in epoca medioevale faceva parte del contado fiorentino e come tale era quindi soggetto a Firenze, al suo Comune e alla sua Signoria; aveva il suo castello del quale non rimane più nulla perché crollò in seguito ad uno smottamento del terreno, ed un suo feudatario contro cui i borghigiani insorsero formando il loro libero comune.
Purtroppo durante la seconda guerra mondiale, Faella fu completamente rasa al suolo dall’esercito tedesco in fuga dopo la rotta della Linea Gotica che attraversava anche il territorio di Pian di Scò e ridotta a un cumulo di macerie, per rallentare la marcia degli eserciti alleati, distruggendo gran parte del suo patrimonio artistico medioevale. Solo la chiesa e il suo campanile, anche se seriamente danneggiati, rimasero in piedi e furono la base da cui la popolazione partì per la ricostruzione di quanto era stato distrutto facendo tornare a nuova nuova vita l’antico borgo.