Incastonato in un angolo del monte Falerio, nella parte meridionale del golfo di Salerno, Albori, con appena 268 anime, uno dei borghi più belli d’Italia, è la frazione più piccola di Vietri sul Mare.
Il nome potrebbe avere origini mitologiche risalenti ad Arvo, un argonauta che vi si stabilì dopo una tempesta, oppure derivare da Albolo, un goto o longobardo che diede il nome al casale qui ubicato; o, infine, era il luogo in cui si andava a far legname per le navi, “albores”, e la sorgente d’acqua Albola presente nella stessa zona.
Un tipico centro mediterraneo
Albori, coi suoi agglomerati di case colorate fronte mare e addossate le une alle altre tra strette viuzze e vicoletti, brilla come una perfetta miniatura tipica del Mediterraneo; il pirata Barbarossa, capo dei Mori e signore di Algeri che per buona parte del Cinquecento terrorizzò con le sue scorribande gli abitanti del luogo insieme ai saraceni, li indusse a cercare rifugio sempre più in alto, dove trovarono protezione nell’abbraccio del monte.
Furono costruite case come strategia difensiva che terminano in uno slargo ancora oggi simbolo di ritrovo per gli abitanti, ma l’origine del borgo è sicuramente marinara, come testimonia l’attuale Marina di Albori.
Gli edifici sono in pietra e calce, sormontati dalle caratteristiche tegole napoletane e il paese mantiene tutt’oggi la sua architettura originaria con le case a volta dai colori sempre vivi, che servivano a farle individuare da lontano dai naviganti quando si allontanavano dal borgo per lunghi periodi trascorsi in mare.
Quando non era possibile, durante la stagione invernale, i marinai si improvvisavano agricoltori, coltivando quel poco di terreno di cui riuscivano ad appropriarsi sulla montagna.
I tesori d’arte e le ceramiche
Ma Albori non è neanche priva di tesori d’arte; tra le bianche terrazze e logge sormontate da cupolette, nella piccola piazza con gradoni, sorge la chiesa dedicata a Santa Margherita, la giovane martire di Antiochia, dove al suo interno sono custoditi i pregevoli affreschi di scuola napoletana, di cui fu esponente del barocco il decoratore Francesco Solimena.
In cima alla collina Majani invece si trova la chiesa e il convento di San Francesco; la strada di sotto porta alle gole del Bonea, un luogo ricco di fascino dove è conservata una piccola casa, riprodotta dal noto pittore e incisore tedesco Philipp Hacket nella sua stampa chiamata “Vecchio Mulino”, attivo durante il settecento napoletano; poco oltre è stata edificata la chiesa dell’Avvocatella risalente alla seconda metà del XVII secolo, con il settecentesco pavimento in ceramica vietrese.
Il Museo della Ceramica è allestito nella torretta di villa Guariglia nella frazione vicinissima di Raito, luogo in cui sono raccolti i reperti della ceramica vietrese dal settecento al novecento, documentando i diversi stili e modi della lavorazione della maiolica.
I limoni della costiera amalfitana e le specialità del borgo
Come soleva dire Goethe, la costiera amalfitana è la terra dove fioriscono i limoni ed è proprio qui che emana il suo sapore e profumo una particolare varietà, lo sfusato, da cui si produce il classico limoncello d’Amalfi.
Il piatto tipico del borgo invece sono le caratteristiche penne “alla cuppitiello”, con salsa di verdure di stagione, oltre le pietanze a base di pesce insaporite dal succo di limone amalfitano e le “palle di ciuccio”, speciali crocchette di patate agrodolci; da gustare soprattutto durante la Festa patronale di Santa Margherita, che si tiene il 20 Luglio.