Anche se questo anno 2020 rappresenterà uno spartiacque per il settore turistico, a causa della pandemia causata dal virus Covid-19, Rimini, “capitale” riconosciuta a livello mondiale del divertimento, si prepara comunque a ripartire.
La città romagnola non è, come si potrebbe pensare, “solo mare”; a differenza di altre località balneari, Rimini offre un centro storico di notevole interesse.
Di epoca romana, “Ariminum” ha vissuto sotto il dominio della signoria di Sigismondo Malatesta (1429-68) il momento di maggiore prestigio culturale.
La piazza Tre Martiri è il punto d’incontro: l’asse mare-centro storico, abbellita dalla torre dell’Orologio, con quadrante solare-lunare perpetuo.
Centro amministrativo è piazza Cavour con palazzo Comunale, dell’Arengo e del Podestà. Al centro campeggia la statua di Paolo V.
La vecchia Pescheria, settecentesca, con ancora i banchi in pietra, è uno dei monumenti cui sono più affezionati i riminesi, e dove si concentrano molti wine-bar, enoteche e osterie.
Corso D’Augusto congiunge il Ponte di Tiberio, in pietra d’Istria a cinque arcate, a un altro edificio antico: l’Arco di Augusto. E alle spalle c’è una collina densa di colori e sapori, dove le tradizioni si mescolano all’arte e alla cultura gastronomica, uno dei motori trainanti dell’economia romagnola.
L’entroterra riminese: San Giovanni in Marignano…
Come a San Giovanni in Marignano, paese a ridosso del mare di Cattolica e noto con l’appellativo di “granaio dei Malatesta”, dai documenti risalenti al ‘400 che testimoniano l’ingente ammontare dei raccolti custoditi nelle fosse ipogee per la conservazione dei cereali.
Una delle feste più sentite è quella delle “streghe” che ha il culmine nella notte di S. Giovanni (24 giugno).
…e Saludecio, il paese delle erbe
Il paese delle erbe, così è chiamato Saludecio. Qui si svolge nel mese di aprile la manifestazione denominata “Salus Erbe”, un mercatino tutto dedicato all’erboristeria, all’agricoltura biologica, alla medicina naturale e all’ambiente; nella “Via della Salute” sono esposti tutti i prodotti alimentari che rispettano i criteri della produzione biologica: marmellate, succhi di frutta, formaggi, aceti, dolci, verdure e altro ancora.
Nella “Strada delle Officine”, si aprono i laboratori degli artigiani che fanno uso di materiali naturali per la fabbricazione di vari oggetti. Per non parlare poi dei diversi “angoli delle delizie”, che fanno di Salus Erbe un incontro con una cucina il più delle volte dimenticata nell’intensità dei profumi e dei sapori.
Siamo di fronte al trionfo delle erbe e tanto per dare un’idea citiamo alcuni piatti che si possono gustare: frittelle di fiori di sambuco, frittate con gli asparagi selvatici o con gli stridoli, involtino di caprino con la borragine, ravioli all’ortica e ricotta con il miele d’acacia.
A pochi passi dal mare, nella parte media della Valconca, il centro di Montescudo, in stupenda posizione panoramica, si affaccia con i suoi tesori d’arte racchiusi in vari scrigni, sulla riviera romagnola e sui territori del Montefeltro.
Le meraviglie del Montefeltro
Nel punto più elevato del centro storico, sorge la trecentesca Torre Civica, a dimostrazione del punto assolutamente strategico che assolveva per il controllo del territorio nei tempi antichi.
Il paesaggio che si può ammirare dai suoi belvedere protesi verso il mare, da una parte, e sul Montefeltro dall’altra, è prettamente agricolo, con intere colline perfettamente coltivate; da questo si deduce la produzione di prodotti gastronomici tipici di alta qualità, come patate, vino, olio, formaggi e miele. Tutti prodotti che fanno parte dell’iniziativa che riunisce produttori, agricoltori, ristoratori e artigiani e denominata “Sapori di Montescudo”.
Uno degli interventi più azzeccati per la riscoperta di luoghi malatestiani è il borgo di Albereto, “Castrum Albareti”, il cui nome deriva da una foresta di querce, ancor oggi esistente. La cinta muraria, di notevole ampiezza e dimensioni, lascia presagire una certa importanza di Albereto ai tempi di Sigismondo Malatesta.
Si entra da quello che era il ponte levatoio, per inoltrarsi in una serie di stradine interne acciottolate, sbucando nell’ampia terrazza belvedere. Il colpo d’occhio, di notevole impatto, assicura forti emozioni e, sul calar della sera, quando il sole emana gli ultimi bagliori e nel borgo si accendono le prime luci, si sprigiona la magia in questa piccola roccaforte, con la complicità dei tavolini a lume di candela nel ristorantino che si affaccia sulla piazzetta.
Santarcangelo di Romagna, il paese di Tonino Guerra
A Santarcangelo l’Arco Trionfale eretto nel 1772 in onore di papa Clemente XIV, nativo del luogo, introduce nell’ariosa piazza Ganganelli, tradizionale luogo di mercato.
Da piazza Ganganelli ci si sposta verso il centro storico, attraverso la prima scalinata, quella di via Saffi, fiancheggiata da negozietti tipici. Un cipresso e un pozzo medioevale fanno da cornice a una delle piazzette più intime del paese; in estate la piazza è sede di spettacoli durante il Festival “Santarcangelo dei Teatri”.
Il percorso, con un mezzo giro della piazza, ci conduce a un passo dal “Campanone”, così chiamata la Torre Civica. Da quest’ultima, lungo la contrada della Cella si giunge proprio sotto la Rocca Malatestiana, uno dei più validi capisaldi difensivi dei Malatesta nella Valmarecchia.
Nella Collegiata, situata in piazza Balacchi, si conservano interessanti dipinti del Cagnacci, pittore nativo del 1600. Poco più avanti invece, le figure felliniane dell’osteria “La Sangiovesa” ci impongono una sosta contemplativa. Da notare che gli interni sono stati realizzati con la collaborazione di Tonino Guerra.
Un’altra attrattiva unica nel suo genere è costituita dalla grande ruota del Mangano del XVI secolo, nella bottega artigianale di Alfonso Marchi, dove antichi stampi di legno intagliato, la tecnica dei colori naturali e l’arte della fantasia artigiana continuano con immutato fascino il cammino nei tempi.
Avendo tempo a disposizione si potrebbe proseguire verso Torriana e Montebello, due borghi ben conservati, nel primo si staglia netta la duecentesca torre, mentre nel secondo, all’interno del poderoso Castello, potreste sentire i gemiti soffusi del fantasma biondo di “Azzurrina”.
di Gianni Angelini