I ristoratori dell’Emilia-Romagna chiedono di poter ripartire al più presto e in condizioni di sicurezza.
I ristoratori vogliono ripartire dopo il lockdown
Con l’emergenza COVID-19 in curva – per ora – discendente e l’inizio della cosiddetta Fase 2 dalla quale però al momento restano esclusi bar, ristoranti e altri pubblici esercizi, tantissimi titolari e dipendenti di queste attività premono per una riapertura anticipata rispetto ai piani, attraverso la definizione di protocolli di sicurezza per la tutela e dei clienti e dei lavoratori ed evitare così una crisi potenzialmente irreversibile dell’intero settore.
Bene il delivery ma i problemi rimangono
La formula del delivery e, ora, quella dell’asporto, hanno svolto un ruolo importante nella fase acuta dell’emergenza, consentendo di mantenere “caldi” i motori di tanti locali e di trasmettere ai clienti un messaggio di presenza e di solidarietà, ma non possono rappresentare la soluzione stabile e definitiva ai problemi di un comparto che, in due mesi e mezzo, ha registrato perdite finanziarie e mancati guadagni nell’ordine di diversi milioni di euro, senza contare tutto il personale dipendente che, in attesa di una Cassa Integrazione il cui arrivo è ancora oggi avvolto nell’incertezza, non vede uno stipendio dalla fine del febbraio 2020.
Oltre 700 ristoratori nel nuovo movimento spontaneo
Sono oltre 700 gli operatori che fanno parte del neonato movimento Ristoratori Emilia-Romagna, sorto spontaneamente per fare fronte alle ricadute economiche che la pandemia da Coronavirus sta provocando sul mondo della ristorazione e che raduna gli appartenenti alle principali associazioni promozionali delle diverse province della regione come Tour-Tlen, Consorzio Modena a Tavola, Parma Quality, OstiNati, Ristoratori Responsabili di Reggio Emilia, Unione Ristoratori Ferrara e Rinascita Pubblici Esercizi e Ristoratori Romagna.
Una conferenza stampa itinerante
Professionisti di ogni genere – dai titolari di ristoranti stellati a quelli di semplici e oneste trattorie, dai pizzaioli agli osti – che hanno deciso di mettere in campo per superare tutti assieme questo momento di difficoltà la loro passione per il mestiere, le loro idee e la loro voglia di ripartire. Il risultato? Un manifesto presentato nel corso di una conferenza stampa itinerante che da Piacenza si è “dipanata” attraverso l’intera Emilia-Romagna toccando le piazze di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara e Rimini.
Borsarini (Tour-Tlen): “Arriva il momento della responsabilità”
Un manifesto che non è solo un elenco di rivendicazioni, un cahier des doléances nel quale si chiedono sostegno economico e via libera dallo Stato e dalle Istituzioni, ma anche un insieme di idee, di suggerimenti, di propositi costruttivi per consentire una rapida ripartenza e avviarsi verso quello che Carlo Alberto Borsarini, presidente della Ristoassociazione Tour-Tlen, ha definito “il momento della responsabilità” nel quale tutti, dalle autorità ai ristoratori ai clienti, devono assumersi una fetta di comportamento responsabile nel quadro di regole certe.
I ventiquattro punti dei ristoratori
Ventiquattro punti che partono dai problemi di gravità impellente, come la carenza di liquidità, per fare fronte alla quale si chiede la sospensione di mutui e leasing fino al termine dell’anno, il recupero delle mensilità congelate, la proroga della CIG straordinaria sino al 31 dicembre per il personale che era in forza al 23 febbraio scorso, un credito d’imposta del 60% sui canoni di locazione riconosciuto ai proprietari dei muri con il rimanente 40% a carico del locatore e cedolare secca.
Le proposte a Governo ed enti locali
C’è poi l’elenco delle proposte rivolte sia al Governo che alle Istituzioni locali come i comuni e le regioni: non sparate campate in aria ma soluzioni praticabili, che vanno dalle regole sulle modalità d’accesso ai locali alle varie opzioni per i menu, che potranno essere usa e getta, digitali o plastificati, dalle pratiche di distanziamento dei tavoli ai protocolli di sicurezza per il personale.
Le questioni più impellenti: manca la liquidità
Allo Stato i Ristoratori Emilia-Romagna chiedono con urgenza, oltre alle agevolazioni sulle scadenze finanziarie e a tempi e modi di riapertura certi e condivisi, la cancellazione per il 2020 di tutte le imposte locali, la rateizzazione dei pagamenti degli acconti IRES e IRAP senza interessi, la sospensione e rateizzazione delle utenze per il periodo di chiusura e l’individuazione di risorse a fondo perduto.
I nodi da sciogliere a breve termine
A breve termine, l’accesso al credito agevolato con prestiti garantiti dal 100% da Medio Credito Centrale e non inferiori ai 10 anni, l’autorizzazione alle attività di asporto, un credito d’imposta del 100% su tutti i dispositivi di protezione e gli investimenti sostenuti per la messa a norma, l’innalzamento da 600 a 100 euro del contributo per i titolari di partita IVA, la riattivazione dei voucher per la somministrazione di lavoro occasionale, la possibilità per il 2020 di non effettuare ammortamenti materiali e immateriali in bilancio per ridurre i costi economici ed evitare perdite, la riattivazione del fondo Eureka per investimenti sull’attività produttiva, l’allungamento dell’inibizione delle dichiarazioni di fallimento sino al 30 settembre e l’accordo per la sospensione dei costi SIAE per tutto l’anno in corso.
Le richieste dei ristoratori ai sindaci
Ai sindaci invece i ristoratori fanno richiesta di cancellazione delle tasse locali per il 2020 e uno sconto del 50% per la prima metà del 2021, detrazioni d’imposta per chi fa turismo in Emilia-Romagna, aumento degli spazi concessi per l’occupazione di suolo pubblico e autorizzazioni per dehors fissi tutto l’anno ove consentito dalla Sovrintendenza, l’allungamento degli orari d’apertura almeno nei fine settimana, politiche di gestione parcheggi che agevolino l’accesso alle città, l’estensione del trasporto pubblico anche nelle ore notturne e accordi con i gestori dei servizi di taxi per tariffe agevolate.
Presto l’incontro con l’assessore regionale al Turismo
I rappresentanti di Ristoratori Emilia-Romagna saranno presto ricevuti dall’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, con la speranza di poter raggiungere un punto d’accordo che consenta, nei limiti delle regole e dei protocolli di sicurezza, di ridare vita a un settore chiave dell’economia del territorio, un comparto di accoglienza, nel quale l’esperienza culinaria è da sempre sinonimo di piacere, e per il quale l’Emilia-Romagna è giustamente nota e apprezzata in tutto il mondo.