Percorrendo la Via Emilia tra Forlì e Rimini, oltrepassata la città artusiana di Forlimpopoli, ci si trova sulla destra la vista di due colli che assomigliano a due seni di donna; si tratta del colle di Bertinoro e del suo dirimpettaio Monte Maggio.
Bertinoro, chiamato anche il “balcone di Romagna”, è probabilmente dopo Ravenna e Rimini, il luogo più noto del territorio fuori dai confini romagnoli.
Il paese, un borgo medievale con le sue strette stradine, le sue porte, le sue piazzette, è abbarbicato sul colle, il monte Cesubeo; alla fine dell’abitato risale il pendio di Monte Maggio.
La notorietà di Bertinoro è dovuta a diversi fattori: in primo luogo perché dalla sua piazza principale si gode di un panorama bellissimo che abbraccia praticamente l’intera Romagna ed il suo mare e poi per i suoi vini, in particolare l’Albana ed il Sangiovese.
Bertinoro, tradizione vinicola che si sposa all’ospitalità romagnola
La tradizione popolare, piuttosto accesa nelle genti romagnole, vuole che il nome di Bertinoro derivi da una frase dell’imperatrice Galla Placidia, la quale assaggiando il nettare di Albana qui prodotto, dicesse: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro”.
Altra ipotesi è che il nome derivi da “Castrum Brittinori”, il nome della rocca ghibellina sul monte Cesubeo, tappa dei pellegrini provenienti dalla Britannia diretti a Roma e viceversa, che ospitò nel 1177 lo stesso imperatore Federico Barbarossa e la sua corte.
Nella parte pianeggiante del territorio, in località Panighina, sono stati effettuati scavi archeologici portando alla luce reperti preistorici; i dintorni, inoltre, sono ricchi di acque curative.
Nella piazza principale, oltre al grande “balcone” ci sono il trecentesco Palazzo Comunale, la “Concattedrale” del 1500 e la “Colonna dell’Ospitalità”, o “colonna delle Anella”, il monumento più importante di Bertinoro, perché rappresenta l’indole ospitale dei suoi abitanti ed in generale della gente romagnola.
Si tratta di una colonna di sasso bianco fatta costruire dalle famiglie nobili del paese per porre fine alle dispute su chi dovesse ospitare un forestiero quando arrivava sul colle.
La colonna fu dotata di 12 anelli che servivano per legare le briglie dei cavalli; ad ogni anello corrispondeva il nome di una famiglia, così che a seconda di quella che veniva scelta per legare il cavallo dall’ignaro viandante, la famiglia corrispondente aveva l’onore di ospitare il forestiero.
Bertinoro, la Rocca
Salendo dalla centrale Piazza della Libertà verso la cima del colle, ci si ritrova nella Rocca, costruita sulla roccia della montagna, in posizione dominante ed imprendibile, per secoli il cuore pulsante del borgo.
Dopo essere stata sede arcivescovile, oggi è sede del Museo di Arte Sacra e del Centro Universitario di Bertinoro, sede di corsi, lezioni, meeting e convegni dell’Università di Bologna e delle sue sedi distaccare in Romagna.
Bertinoro ospita anche il Museo Interreligioso, dedicato alle tre grandi religioni monoteiste, ebraismo, islamismo e cristianesimo, che hanno segnato la storia, le vicende e l’identità dei popoli del Mediterraneo e del mondo.
La chiesa di Polenta e le Terme della Fratta
Nella vicina frazione di Polenta c’è la pieve di San Donato, la chiesa più caratteristica e più citata di Bertinoro, cantata da Giosuè Carducci e Dante Alighieri, con colonne, capitelli e cripta ancora originali del IX secolo.
La ricchezza di acque curative della zona è testimoniata dalla presenza della stazione termale in frazione Fratta, riaperto alcuni anni fa dopo un lungo restauro.
Dalle undici sorgenti delle terme della Fratta, all’interno di un parco di alberi secolari, sgorgano infatti 7 acque con caratteristiche particolari e ricche di sali minerali, ipotermali: acque salse, salsobromoiodiche, sulfuree, salsosulfuree, ferruginose, magnesiache, arsenicali.
Tornan-do nel borgo, una sosta è d’obbligo nel locale situato sotto la piazza, la “Ca’ de bé”, la “casa del vino” in dialetto romagnolo, uno storico locale che è anche sede del Tribunato dei vini di Romagna, e ristorante rinomato e raffinato, conosciuto da milioni di turisti balneari saliti a Bertinoro.
Ma, al di là di questo storico locale, Bertinoro è piena di trattorie, ristoranti, agriturismi e bistrot dove poter gustare i piatti tipici della cucina romagnola: talmente tanti che non ne cito alcuno per timore di dimenticarne uno.
La piadina romagnola, un vanto di Bertinoro
Ma qui c’è un prodotto che viene coniugato al meglio con Bertinoro ed i suoi vini, la piadina romagnola; tantissimi i chioschi dove viene preparata in decine di modi diversi, con ricette tramandate da una generazione all’altra e custodite gelosamente; i piadinari bertinoresi sono entrati nel 2011 nel Guinness dei Primati con la produzione della piadina più grande del mondo.
In un posto dove l’enogastronomia è così “venerata” le manifestazioni folcloristiche, le sagre e le feste si sprecano e sono immancabilmente un punto di richiamo straordinario ed un importante volano per l’economia locale.
La più importante è la Festa dell’Ospitalità, con i suoi eventi collaterali, nel primo fine settimana di settembre, che si ricollega alla tradizione della Colonna delle Anella, e che richiama ogni anno personaggi famosi sul colle, ospiti delle famiglie bertinoresi.
Bertinoro, patria del turismo lento
Bertinoro è anche meta di un turismo su due ruote di tutto rispetto e lo sarà ancora di più andando avanti, quando i cicloturisti scopriranno il nuovo percorso che attraversa le rocce dello Spungone, un itinerario che da qui porta a Meldola, Predappio e Castrocaro Terme, che rappresenta l’ossatura della catena collinare.
Costituito da un grossolano impasto di gusci di conchiglie marine tenute assieme da cemento calcareo, lo Spungone è nato da una barriera corallina presente durante il Pliocene Medio, circa 3 milioni di anni fa, sulle zone rialzate che costituivano la Romagna di allora.
Riconoscibile per il suo aspetto spugnoso, a cui deve il suo nome, lo Spungone lo si trova anche nei pressi delle rocche che punteggiano il territorio e che sorgono, quasi tutte, su alture costituite da questa roccia, rendendo inconfondibile questo territorio, per altro ricchissimo di testimonianze del passato: pievi millenarie, dimore storiche, piccoli musei di grande interesse.
Un terreno che ha dato vita alle dolci colline che circondano i colli bertinoresi, le quali, grazie ad una felice esposizione solare ed alla conformazione e qualità del territorio, producono vini doc e docg come albana e sangiovese, ma anche cagnina e pagadebit.
La professionalità dei vignaioli locali, tra cui non mancano anche alcune notevoli donne, ha determinato il successo di questi vini che prendono da tempo la strada diretta ai mercati interni ed internazionali.