Dal focus sul futuro dell’ Agricoltura biologica svoltosi recentemente a Bologna emerge che il trend dei consumi è in forte crescita, ma che le varietà prodotte sono ancora molto scarse e l’informazione sui benefici che questa può appartare all’ambiente e alla salute dei cittadini e dei consumatori deve ancora percorrere molta strada.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile mira a “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione” e per raggiungere tali obiettivi, in presenza di un imponente incremento demografico del pianeta (9 miliardi di persone nel 2050), occorrerà raddoppiare la produttività agricola, entro tale data, in un quadro di sostenibilità produttiva e in un contesto di cambiamento climatico.
Occorrerà pertanto intervenire sull’agricoltura adottando pratiche e tecnologie che migliorino i rendimenti delle coltivazioni e, nel contempo, rendano sostenibile la pressione sull’ambiente.
In questo quadro si inserisce il tema dell’Agricoltura Biologica; il miraggio del “cibo sano”, unito a una ben orchestrata attività di marketing, ha fatto breccia nell’opinione pubblica fidelizzando un numero costantemente crescente di consumatori di prodotti alimentari biologici.
In Italia l’agricoltura biologica è in forte sviluppo, tanto che la superficie destinata a colture biologiche è raddoppiata dal 2010 ad oggi ed attualmente ha superato il 13%.
Tale situazione richiede una rinnovata attenzione da parte di Ricerca e Innovazione, finora poco attive nel settore, per poter dare delle concrete risposte agli operatori ed agli utilizzatori.
Il biologico nutrirà il pianeta?
All’incontro bolognese ha partecipato il Dott. Enzo De Ambrogio dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, la cui dissertazione dovrebbe portare molti di noi – operatori del settore agricolo, opinion leader e opinion makers – a riflettere con attenzione.
“I dati degli ultimi anni indicano che l’attuale agricoltura biologica, offrendo produzioni in quantità inferiori a prezzi superiori rispetto all’agricoltura convenzionale ed integrata, è solo in grado di produrre cibo per quei “pochi” che l’apprezzano e sono in grado di pagare di più per i prodotti biologici – ha esordito il Dott. De Ambrogio – In Italia, negli anni della crisi, il consumo di prodotti agroalimentari è diminuito, mentre quello dei prodotti biologici è aumentato del 20%. L’agricoltura biologica potrebbe offrire cibo per molte più persone senza rinunciare alla sostenibilità se abbandonasse i pregiudizi e si aprisse all’innovazione”.
Le varietà del biologico e la celiachia
“La mancanza di varietà selezionate per l’agricoltura biologica è uno degli ostacoli che ne frenano lo sviluppo. Il pregiudizio che sta alla base di questo ostacolo è l’accusa, priva di fondamento, che il miglioramento genetico operi solo a favore dell’agricoltura intensiva – ha detto ancora il Dott. De Ambrogio – Prendendo ad esempio i cosiddetti “grani antichi” o il kamut, che altro non sono che le vecchie varietà di grano, si vede come il loro successo mediatico si basi sulla disinformazione, che ha come principale obiettivo le paure di persone che non sapendo bene cosa siano la celiachia e le “manipolazioni genetiche”, ne sono intimorite. La celiachia, va chiarito, si manifesta solo in persone geneticamente predisposte che ingeriscono glutine e che tutti i grani, antichi e moderni, contengono glutine e possono quindi indurre la celiachia. In sostanza nessuna delle specie coltivate oggi è simile alle specie selvatiche da cui ha tratto origine”.
Agricoltura biologica: l’utilizzo del rame e i fitofarmaci
“I 4 principi dell’agricoltura biologica sono Benessere, Ecologia, Equità, Precauzione. Le tecniche usate dal miglioramento genetico, ingiustamente bollate come “manipolazioni genetiche”, non fanno altro che imitare eventi che si manifestano spontaneamente in natura (mutazioni, ibridazioni, poliploidizzazione), e quindi sono perfettamente in linea con il principio dell’ecologia. D’altra parte, è proprio l’agricoltura biologica ad essere in palese contrasto con il principio del benessere quando, per proteggere le colture, fa uso del rame, un metallo pesante che causa gravi danni ai microrganismi e alla microfauna presenti nel suolo – ha spiegato il Dott. De Ambrogio – Poiché anche altri fitofarmaci approvati per l’agricoltura biologica causano danni all’ambiente, è evidente che va fatto il massimo sforzo per individuare nuovi prodotti fitosanitari e microrganismi che siano efficaci e sostenibili, senza porre barriere a nuove tecniche molto innovative, attualmente allo studio, che potrebbero offrire una protezione delle colture molto più efficace e sostenibile delle tecniche ora in uso”.
Il problema della fertilità dei suoli
“Infine, si pone il problema della fertilità dei suoli, che non va affrontato limitandosi ad affermare che i terreni in agricoltura biologica sono più ricchi di fertilità e biodiversità, ma attivandosi per conservare e, se necessario, aumentare la fertilità dei terreni e favorendo i microrganismi utili contenendo quelli dannosi. In conclusione – ha terminato il Dott. De Ambrogio – si ritiene che un nuovo tipo di agricoltura biologica sia necessario per produrre di più a prezzi più contenuti e quindi per offrire prodotti biologici a molte più persone, rispettando quindi il principio dell’Equità. Per raggiungere questo obiettivo occorrono più ricerca, innovazione, corretta informazione e formazione di tutti gli attori della filiera del biologico. Occorre invece molta meno ideologia, soprattutto se fondata su basi malferme come pregiudizi e disinformazione”.