Per la valorizzazione della cosiddetta “Italia minore”, il 2017 fu proclamato tempo fa dal governo l’anno dei Borghi d’Italia e si è lavorato sodo per capitalizzare questa importante occasione con un grande progetto per la promozione e valorizzazione del nostro patrimonio storico ed artistico.
L’Italia non è soltanto quella delle meravigliose città che tutti conoscono: c’è appunto un’Italia minore, poco conosciuta, fatta di borghi, paesini, contrade, vallate che è altrettanto bella, intrigante, da visitare più come “viaggiatori” che come turisti; da godere e gustare con tutti i sensi di cui la natura ci ha dotato.
Sono tantissimi i Borghi d’Italia, centri più o meno piccoli, spesso sperduti tra colline e montagne, vicine al mare o in aperta campagna, che sono stati inseriti in una grande mappa interattiva in aggiornamento continuo, consultabile con l’hashtag «#ItalianVillages».
Al progetto hanno lavorato il Comitato dei Borghi d’Italia, con il coordinamento del Ministero dei Beni Culturali; il suo obiettivo la valorizzazione da un punto di vista turistico dei borghi italiani ed offrire un viaggio esperienziale lontano dalle grandi città.
La mappa interattiva, che consente agli utenti di consultare per ogni singolo borgo tutte le informazioni utili e non solo, è consultabile sul sito web «viaggio-italiano.it»; sarà però anche uno strumento utile ai comuni, alle Pro Loco, alle varie Associazioni che operano sul territorio ed ai borghi stessi per “fare sistema”, superando i mille campanilismi di cui l’Italia è ancora piena.
Al progetto hanno partecipato o parteciperanno anche 200 illustri personaggi selezionati come testimoni e vanto della nostra cultura e perfino il “Passaborgo”, un passaporto digitale che i turisti possono completare collezionando diverse località e beneficiando di convenzioni con operatori economici e associazioni di vario genere.
Borghi d’Italia: un patrimonio culturale inestimabile
La piacevole sorpresa dei primi dati pervenuti sul turismo alla scoperta dei piccoli Borghi d’Italia dice che questi hanno attirato il 36% dei turisti, con una media di 11 per abitante contro i 5,4 del territorio rimanente; anche le presenze nelle aeree rurali sono cresciute di oltre il 7%, così come il “turismo dei cammini”, che ha avuto un incremento a due cifre.
I piccoli borghi in Italia sono circa seimila, dei quali una parte è ormai in stato di completo abbandono, anche se si può notare una fase di controtendenza rispetto allo stato di abbandono, soprattutto da parte delle giovani generazioni, più sensibili nella ricerca di un diverso rapporto con l’ambiente e coi prodotti alimentari naturali e una diversa qualità della vita.
Le aree interne, quelle più distanti dai centri in cui si offrono i servizi essenziali, hanno un potenziale turistico ancora da valorizzare, dove si potrebbe puntare sul settore agro-alimentare, sulla sentieristica, ad esempio, per far crescere l’offerta di turismo lento, che sta cominciando a far breccia anche nel nostro Paese.
Infatti secondo i dati contenuti in un recente rapporto di Airbnb, dal settembre 2016 al settembre 2017 i trentamila annunci riferiti alle aree rurali hanno mosso un fatturato di quasi 80 milioni di euro e oltre 540 mila turisti e visitatori.
Borghi d’Italia: un museo diffuso da valorizzare
I piccoli borghi italiani costituiscono un grande museo diffuso sul quale è particolarmente impegnato il Comitato scientifico internazionale di Cittaslow, ma anche soggetti privati e autentici benefattori, come ad esempio Brunello Cucinelli, il re del cashmere che ha fatto sapientemente restaurare le case arroccate attorno al castello di Solomeo.
O come a Santo Stefano di Sessanio, una rocca medicea ai piedi del Gran Sasso recuperata da Daniele Kihlgren, grazie all’accordo con il parco nazionale del Gran Sasso, che ha convinto il Comune a salvaguardare il borgo con vincoli rigorosi sulla qualità del paesaggio agricolo e degli interventi di ristrutturazione in tutta l’area.
Anche il castello di Postignano, in Valnerina, abbandonato da oltre cinquant’anni, è tornato a nuova vita, dopo il restauro realizzato dall’architetto Gennaro Matacena, destinandolo in parte ad abitazioni, in parte all’accoglienza diffusa con le stanze sparse in tutto il paese, in parte alla promozione di eventi culturali. Una soluzione talmente bella da meritarsi il premio Condé Nast 2018 “best serviced accommodation” in Europa e nel Mediterraneo.